L’Antico Testamento (Esdra, 1,1-11) narra come, a un anno dall’ascesa al trono di Persia, Ciro promulgasse un editto, col quale rinviava in Palestina gli Ebrei schiavi a Babiliona. L’episodio è raffigurato in uno dei due arazzi tagliati e ricomposti sulle pareti della Sala da Pranzo nella dimora milanese di Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi anteriormente al 1880, anno in cui la tappezzeria appare documentata in situ da una fotografia. I due arazzi, le cui campiture figurate sono state divise in quattro riquadri narrativi, raffiguravano Ciro che libera gli Ebrei e restituisce loro il tesoro del tempio di Gerusalemme e la sconfitta dei Massageti e la cattura di Spargapise; essi appartenevano con ogni probabilità a una più ampia serie dedicata alle Storie di Ciro e dipendono da cartoni riconducibili a prototipi di Michiel Coxcie (Mechelen, 1499-1592). Nelle Fiandre del XVI secolo le Storie di Ciro furono oggetto di numerose e ampie serie di arazzi, facenti capo a due cicli differenti. Le serie più antiche dipendono da un ciclo, i cui cartoni furono dipinti a Bruxelles verso il 1530-1535 da un pittore della cerchia di Bernard van Orley. Una diffusione assai maggiore e una più durevole fortuna spettò però al ciclo assegnato a Michiel Coxcie, discepolo di van Orley, da cui dipendono gli arazzi Bagatti Valsecchi eseguiti presso una manifattura di Bruxelles verso il 1570-1580. Nel 1994 Francesco Pertegato ha restaurato il pannello raffigurante Ciro re dei Persiani e nel 2000 il pannello raffigurante una battaglia. Gli arazzi sono esposti nella Sala da Pranzo nel rispetto della loro collocazione originale.
Tessuti in lana (ordito, trama) e seta (trama), gli arazzi della Sala da Pranzo rivelano la presenza, relativamente inusuale, di seta tinta in colori scuri (rosso, azzurro). Prima dell’intervento di restauro di Francesco Pertegato essi si presentavano in uno stato di degrado piuttosto avanzato, sebbene i restauri antichi, realizzati con buona tecnica e materiali congrui, non apparissero né particolarmente numerosi né estesi. Ritessiture presumibilmente ottocentesche eseguite con filato di cotone ad ago erano presenti in tutte le aree in cui la lana di colore marrone scuro e nero si era disintegrata.
Il ritaglio e la ricomposizione dei due arazzi sulle pareti della Sala da Pranzo di casa Bagatti Valsecchi, una prassi tipica dell’Ottocento, ha inoltre comportato l’inserimento di molte pezze di tela dipinte con la tecnica del succo d’erba, tradizionalmente impiegata per simulare l’arazzo. L’intento infatti era quello di creare l’effetto di una camera interamente tappezzata da una sontuosa e ampia compagine di arazzi, servendosi in realtà di due soli manufatti tagliati e ricomposti, integrati da pezze. Infine, oltre un secolo di esposizione delle tappezzerie ha provocato un inevitabile aggravamento delle condizioni di conservazione dei tessili, implicando il decadimento molecolare delle fibre.
Relazione tecnica del Restauro (abstract)
Il consolidamento dell’arazzo nel suo complesso è stato ottenuto mediante l’ancoraggio a un supporto totale, costituito da una tela di lino e cotone, robusta, ma sufficientemente flessibile. La tecnica di applicazione consta di una serie di filze verticali, condotte da cima a fondo, agganciate ai filati di ordito, e distanti 10 cm l’una dall’altra. Per quanto riguarda il consolidamento locale, sempre agganciato al tessuto di supporto, l’intervento è consistito in filze parallele di punti perpendicolari agli orditi, ma più ravvicinate e con modalità diversificata in funzione del tipo e dell’estensione dei danni. Per quanto concerne, invece, gli aspetti formali, la prima decisione ha riguardato che cosa rimuovere degli interventi passati. In accordo con la Direzione dei lavori, è stato deciso di lasciare in loco sia le toppe di arazzo, che i rammendi la cui rimozione si sarebbe tradotta in una lacuna. Similmente sono sempre state lasciate in loco le ritessiture ad ago, fatta eccezione per alcune che interessavano i volti e che si mostravano incongrue. Sono stati tuttavia rimossi tutti i rammendi che provocavano tensioni e arricciature del tessuto e in generale i punti troppo lunghi o distorti rispetto all’ortogonalità del tessuto o realizzati con filati troppo spessi o di colore incongruo. Tuttavia, nonostante la massima cura, in corrispondenza della parte sinistra della bordura e della figura femminile in basso a sinistra, la resa non è stata del tutto soddisfacente a causa della presenza di perdite e di integrazioni troppo estese. A restauro ultimato, si è raggiunta complessivamente una buona solidità generale dell’arazzo, avvertita sensibilmente come un recupero del “corpo” del tessuto. Sono infine maggiormente apprezzabili sia l’impianto decorativo che la resa dei dettagli del manufatto.
Per disporre della relazione tecnica del restauro in versione integrale, gli studiosi sono pregati di contattare la Direzione del Museo.