Il dipinto, eseguito su una tavola resecata sui due lati, raffigura la Sacra Famiglia a cui si affianca Sant’Elena, riconoscibile per il tradizionale attributo della croce. L’opera è stata recentemente accostata da Andrea De Marchi alla produzione dei due figli di Francesco Francia, Giacomo e Giulio, indicazione accolta anche da Vittorio Sgarbi. La tavola si inserisce infatti nella produzione matura dei due fratelli, verso il 1520-25, nel momento in cui appare maggiormente evidente l’influenza di Andrea Del Sarto. Difficile è peraltro distinguere con certezza la mano dei due fratelli in opere – al pari del dipinto Bagatti Valsecchi – di piccolo formato, prodotte dalla bottega dei Francia per la devozione privata o per i conventi femminili di Bologna. Il restauro, eseguito da Carlotta Beccaria, è stato reso possibile dalla generosità della signora Cinzia Buccellato Abbate, attiva quale volontaria nell’Associazione Amici del Museo Bagatti Valsecchi, la quale ha voluto in questo modo celebrare la memoria della propria madre, la signora Giovanna Abbate Mandalà, recentemente scomparsa. Presumibilmente acquistata intorno agli anni ottanta del XIX secolo dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi per la loro abitazione milanese, la tavola è esposta nella Camera di Giuseppe nel rispetto della sua collocazione originale.
La superficie dipinta presentava uno stato di conservazione complesso. Numerose cadute di pellicola pittorica e preparazione si manifestavano nella fascia centrale dell’opera, lasciando a vista il legno sottostante. Le cadute di colore sembravano comunque appartenere ad una fase di danneggiamento della superficie avvenuto in passato poiché non si percepivano nuove decoesioni della pellicola pittorica. Le cause del sollevamento e della perdita del colore sono da ricercarsi nella tipologia di legno utilizzato (pioppo), in cui si nota la presenza di numerose nodosità e differenza di fibra. A questo si aggiunge anche l’utilizzo di una preparazione troppo magra e poco elastica. La superficie era ricoperta da uno spesso strato di vernice ossidata e di depositi atmosferici, che non permettevano la corretta lettura della cromia originale. La vernice inoltre era stesa in maniera non uniforme e creava delle forti maculature giallastre; la lettura al microscopio evidenziava infine la presenza di una vernice assai pigmentata.
Relazione tecnica del restauro (abstract)
L’intervento ha avuto inizio con un consolidamento localizzato della superficie. Dopo aver effettuato prove diversificate di pulitura su piccole porzioni di pellicola pittorica, la rimozione dei depositi superficiali coerenti, quali polveri e grassi atmosferici, è stata effettuata con un’emulsione grassa a ph7 con lavaggio a ligroina. Questa operazione ha garantito un ottimo risultato senza dover ricorre a chelanti o tensioattivi a base acquosa, il cui utilizzo avrebbe rischiato di interferire con le colle utilizzate nei consolidamenti precedenti o di lasciare possibili residui nelle zone di lacuna e di discontinuità del colore. La pellicola pittorica è risultata così notevolmente schiarita ed enfatizzata, ritrovando toni più freddi ed accesi, ma la pulitura dalle polveri ha anche messo in maggiore evidenza la presenza invadente dei restauri alterati e della vernice fortemente maculata, rimossa in seguito con un solvente molto blando e volatile.
Sotto la vernice maculata si è ritrovata la pellicola pittorica originale, che in buona parte è risultata in buono stato di conservazione seppure, solo in aree circoscritte, smagrita a causa delle vecchie puliture e dei consolidamenti effettuati con calore esagerato. Il ritrovamento, nelle parti meglio conservate del dipinto, di una stesura compatta e ancora ben rifinita ha dato la possibilità di impostare un intervento di completa restituzione della leggibilità dell’opera. La stuccatura delle lacune degli strati pittorici è stata realizzata con applicazione a spatola di gesso di Bologna e colla di coniglio con un’aggiunta di resina acrilica per conferire allo stucco maggiore elasticità. L’intervento pittorico è stato eseguito con colori a vernice da restauro con una tecnica a piccoli punti e righine, con finalità ricostruttiva ed imitativa in modo che le lacune siano percepibili solo ad una lettura ravvicinata del dipinto. A fine restauro la tavola ha recuperato un’ottima leggibilità. Si è ritenuto opportuno intervenire con successive stesure di vernice chetonica mediante nebulizzazione ed una finale di resina, che garantisce una maggiore stabilità nel tempo.