Scarsamente leggibile perchè annerito e in precarie condizioni di conservazioni, il globo celeste è stato recentemente restaurato da Carlotta Beccaria insieme al globo terracqueo suo pendant grazie al sostegno di Banca Intesa BCI. Il recupero di questi manufatti rappresenta una riacquisizione di grande rilevanza sotto il profilo tecnico, artistico e scientifico.
Presumbilmente acquistati intorno agli anni Ottanta del XIX secolo dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi per la loro abitazione milanese, i globi sono esposti nella Biblioteca, nel rispetto della loro collocazione originale.
I globi, pezzi unici destinati a intenditori, si caratterizzano per la raffinatissima esecuzione (probabilmente a due mani) che vede l’impiego della pittura a olio stesa direttamente su una preparazione in gesso, discostandosi dalla tecnica al tempo già ben affermata dell’applicazione di spicchi in carta realizzati a stampa. Sul globo celeste compaiono le costellazioni tolemaiche, come l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore, Ercole, Cassiopea, Patera o Crater simboleggiata, quest’ultima, da una bellissima coppa; i nomi delle costellazioni sono apposti in maiuscolo, in minuscolo quelli delle singole stelle, mentre lungo la fascia dello Zodiaco si dispongono le raffigurazioni dei segni. Sul globo terracqueo i rilievi e le onde sono lumeggiati in oro con un’attenzione alla resa del singolo dettaglio che lascia intendere una committenza di alto livello. Le indagini radiografiche hanno evidenziato che la costruzione strutturale delle sfere di gesso è identica: i due globi sono internamente vuoti e sono sorretti da un perno di ferro che li attraversa dal polo nord al sud; solo alcuni pezzi probabilmente di legno (fissati all’interno delle sfere con chiodi) rinforzano le aree di entrata ed uscita dell’asse rotatorio.
Relazione Tecnica del Restauro
La fase di pulitura dei due globi è stata preceduta da prove su porzioni di pellicola molto piccole al fine di determinare la prima fase d’intervento volta alla pulitura del pesante strato grigio di sporco e di passate finiture a gomma arabica o colla. La superficie del globo terrestre appariva subito liberata dalla pesante coltre di depositi atmosferici e riacquistava una discreta leggibilità, mentre l’intervento sul globo celeste invece ha avuto bisogno di un nuovo passaggio nelle zone che risultavano maculate per la presenza di residui di vernici più vecchie; il fondo blu–costituito da un impasto di smaltino e poco biacca, inadatto alla pittura ad olio–inizialmente appariva molto alterato ed ingrigito, ma esso comunque ha recuperato dopo la pulitura una buona intensità cromatica. A fine pulitura i globi hanno evidenziato le zone di stuccatura soprattutto presenti nella craqueleure allargata e in alcune zone di sfondamento. Le stuccature non necessarie così come quelle decoese sono state ammorbidite e poi rimosse a bisturi mentre si sono mantenute quelle ben aderenti e ancora utili. La pellicola pittorica non ha evidenziato la necessità di un consolidamento generalizzato delle superfici. Si sono invece eseguiti alcuni piccoli fissaggi localizzati sul globo celeste in corrispondenza delle conchettature di colore più evidenti; la fase pittorica è stata eseguita a piccoli punti con colori a vernice della Maimeri con l’intento di ricostruzione del tessuto cromatico e di riduzione dell’interferenza visiva delle lacune. A fine intervento, riposizionate dentro i loro basamenti in ottone, le sfere sono risultate perfettamente rotabili senza trovare impedimenti da parte delle finiture in ottone.