Gli strumenti musicali presenti nella collezione Bagatti Valsecchi sono cinque: un mandolino milanese, un mandolino bresciano (o cremonese), un liuto soprano ora in assetto di mandolino milanese, un mobile pianoforte e una sorta di salterio. Il mandolino milanese è stato costruito nel 1759 da Francesco Presbler che, assieme al figlio Giuseppe, è da considerarsi tra i migliori costruttori di mandolini milanesi. I tre mandolini sono stati oggetto di studio molto approfondito presso la Civica Scuola di Liuteria del Comune di Milano. Presumibilmente acquistati intorno agli anni Ottanta del XIX secolo dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi per la loro abitazione milanese, gli strumenti musicali sono esposti nella Sala della Stufa Valtellinese, nel rispetto della loro collocazione originale. Inoltre, i due strumenti appesi insieme alla parete ovest della stanza esprimono un delizioso gioco intellettuale, come se fossero un trompe l’oeil di un trompe l’oeil.
Il mandolino milanese (lunghezza totale 532mm) si presenta in un discreto stato di conservazione e in assetto originale pur avendo una grossa crepa sul guscio e nonostante l’aggiunta di tasti da chitarra moderna. Sul cartiglio si legge: “Francesco Presbler / in Milano / nella contrada della dogana / al segno del sole 1759”.
La tavola armonica è in un unico pezzo di abete con venatura stretta dalla parte del cantino che si allarga gradatamente dalla parte dei gravi. La rosetta è composta da quattro strati alternati di legno e pergamena ed ulteriormente filettata con ebano; al di sotto di essa sono visibili tre catene. Il ponticello, in acero, ha una placcatura in ebano che si è in parte scollata e spostata nella parte degli acuti. L’intero profilo è filettato con un filetto che occupa metà dello spessore della tavola. Nella parte superiore sono presenti i baffetti e otto tasti in legno scuro. Il guscio è composto da tredici doghe in tasso bicolore: l’uso di questo particolare legno è tipico di questo periodo e dell’autore. La controfascia esterna è composta da varie strisce dello stesso legno del guscio. Il manico è in legno di difficile identificazione, tinto di scuro, e sul retro sono visibili ancora le tracce di legacci. La tastiera, in ebano, è contornata da filetti in avorio-osso. Allo stato attuale sono presenti dei tasti metallici non originali e le loro posizioni non corrispondono alle tracce dei legacci sul retro del manico. Il capotasto è in ebano e di dubbia autenticità. In corrispondenza del primo tasto dalla parte del cantino il filetto della tastiera manca e al suo posto c’è dello stucco. Il cavigliere, in un unico pezzo, è in legno di difficile identificazione, e monta dodici piroli per i sei ordini doppi (ventiquattro fori per i piroli e le ganasce). La parte anteriore è decorata con intagli e, posteriormente, il cavigliere è, come di consueto, traforato. La parte finale del cavigliere è stata rifatta: si nota infatti una giunta ma all’esame della fluorescenza da UV si consta che i due pezzi hanno delle parti con vernice dello stesso colore di fluorescenza. Il frontalino è decorato con un tondo in madreperla non originale. La parte estrema del cavigliere sembra non essere originale o almeno manipolata. I piroli 1, 2, 3, 6, 7, 10, 11, 12 sono probabilmente originali. I piroli non originali sono 4, 5, 8, 9 di cui il quinto pirolo sembra essere del mandolino bresciano di questa collezione. Un esame a fluorescenza da UV ha rivelato tracce di colla in eccesso e le successive puliture (di colorazione bruna). Il guscio ha sulla sesta e settima doga una colorazione rossa mentre il resto del guscio ha una verniciatura piuttosto uniforme con qualche traccia di colla. Il manico è anch’esso di colore giallo tenue con zone scure, probabilmente dove permane il colorante più antico. Il cavigliere sul retro ha lo stesso colore del manico mentre sulle parti laterali la vernice sembra essere più antica.
Per disporre della relazione tecnica del restauro in versione integrale, gli studiosi sono pregati di contattare la Direzione del Museo.