This rich collection is entirely displayed in the Gallery of Arms, a room of great impact, in which the objects are placed on antique chests, while the pole arms and swords are noteworthy in the racks along the walls. “In style” and original objects flank each other, creating a great scenographic impact.
Iacomo Dieppi, Milano
Circa 1650, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1157 mm (970-24 mm), 990 g
Inv. 1117
Spada con impugnatura moderna di legno avvolta da filo di ferro a cordelline e filetti che termina con un pomo ovoide a dieci faccette.
Il blocchetto è sagomato e decorato con intagli, mentre i bracci sottili si presentano rientranti in senso opposto, terminando a ricciolo. Anche la guardia è sottile e termina a ricciolo.
Sull'arma si nota anche un grande anello e una valva a conchiglia ampia.
Il fornimento, nella sua interezza, si palesa con toccature ornamentali.
La lama della spada si presenta stretta a sezione di losanga con due ovati sormontati da una crocetta con all'interno una "M" maiuscola coronata al centro del ricasso. L'ovato destro reca la scritta "IACOMO", mentre l'ovato sinistro riporta il nome "DIEPPI".
Johannes Moum, manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1630 e fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1170 mm (977-30 mm) 950 g
Inv. 1146
La spada possiede un'impugnatura di legno avvolta da filo di ferro con un pomo ovoide cordonato a metà altezza e un blocchetto appuntato con una parata rientrante in alto; purtroppo, parte della parata è mancante.
La guardia e la parata terminano a ricciolo.
La controguardia è composta da quattro capi intagliati, mentre il codolo forma il ricasso con una lama scanalata al forte che prosegue a sezione esagonale.
La lama, lavorata dal fabbro "J8HANNIS M8UM", è punzonata due volte al forte e si presenta in pessime condizioni.
Ludovico Fontana, Milano
Circa 1630
Acciaio, legno, filo di ferro, rame e argento
1292 mm (1125-15 mm), 1300 g
Inv. 1139
La spada ha un'impugnatura avvolta da cordelline tortili e teste di moro in filo di ferro, con un pomo sferoide a stiacciature esagone alterne.
La guardia è ampiamente incurvata in alto e terminante con ricciolo al sommo, mentre la controguardia è formata da uno in quattro capi.
La lama sottile a sezione di rombo ha un ricasso sodo con il nome "LUDOVICO / FONTANA" punzonato sulla destra e la scritta "ALA LVNA IN MILANO" sulla sinistra.
Malta o manifattura italiana
Inizi del XVII secolo
Acciaio già dorato, piombo dipinto, legno dipinto, cuoio
1400 g
Inv. 1319
La scultura rappresenta un giovane fante a piedi vestito con un corsaletto, armato con una borgognotta, una goletta e un petto costolato ornato con la croce dell'Ordine di Malta.
L'armamento indossato era comune in Europa tra la fine del Cinquecento e il primo decennio del Seicento.
La scultura è in legno, come anche il sostegno, mentre la testa è in piombo dipinto al naturale (presenta cadute di colore e abrasioni a causa del pessimo stato di conservazione).
Potrebbe essere stato un ex voto proveniente da una chiesa dell'Ordine di Malta, finendo successivamente nel mercato antiquario a causa della soppressione delle chiese dell'ordine in seguito all'Unità d'Italia.
Manifattura bresciana
1575-1580 (?)
Acciaio
12590 g
Inv. 1280
Il corsaletto è composto da parti di tre armamenti diversi.
La borgognotta è leggera, priva di visiera e con un'ampia cresta, mentre la goletta, appartenente allo stesso corsaletto, è formata da due lame per il collo e altre per il padiglione.
I due spalletti, composti rispettivamente da tre e cinque lame, e la protezione del braccio, con un semicannone inferiore, una cubitiera con alette e un semicannone per l'antibraccio, provengono da un secondo corsaletto. Mancano le manopole.
Il petto, invece, appartiene al primo corsaletto, caratterizzato da una bombatura centrale e una costolatura in mezzeria. Al centro è presente un'incisione con la scritta "PALA COL", realizzata in epoca successiva, sotto la quale si trovano le lettere "A" e "Q" e la parola "PALLO" incisa all'interno di un rettangolo di circa 16 mm. La schiena, liscia e semplice, appartiene anch'essa al primo armamento.
Le scarselle brevi, formate da sei lame, provengono da un terzo corsaletto.
Si tratta di un corsaletto da "munizione", originario di Palazzolo sull'Oglio, un comune che faceva parte della milizia territoriale veneta. Questo tipo di armamenti, prodotti a Brescia, è noto come "da cernide".
Manifattura bresciana
Circa 1600
Acciaio inciso, seta
Ø 58.6 cm
3750 g
Inv. 1160
Il brocchiere ha una forma circolare convessa, con bordo rialzato e un ornamento a sei foglie intagliate al centro da cui esce un brocco massiccio.
La superficie è incisa a nastri mistilinei politi che formano cinque spartiti, ognuno con una figura di cavaliere armato. Lungo il bordo c'è una fascia con trofei, strumenti musicali e animali fantastici.
L'incisione a nastri politi è tipica della lavorazione bresciana intorno al 1600, con influssi francesi, fiamminghi o veneziani.
Sul retro, c'è una frangia di seta rossa moderna e i resti della struttura metallica relativa al cuscino d'appoggio per la mano.
Manifattura bresciana
Circa 1590-1600
Acciaio inciso e in parte annerito
1650 g
Inv. 1360
Il morione è composto da un coppo alto con una forte punta all'indietro e una tesa a barchetta bordata.
Sulla costola ci sono due liste incise alla lombarda a piccoli trofei, mentre la superficie del coppo è decorata con nastri intrecciati, trofei e rosette. La pennacchiera in lamina di rame completa l'insieme.
Questo tipo di copricapi con decorazioni di nastri intrecciati era comunemente prodotto insieme ai brocchieri bresciani.
Manifattura bresciana
Circa 1600
Acciaio inciso, seta
Ø 58 cm
3050 g
Inv. 1162
Il brocchiere ha, sulla superficie metallica, varie sfagliature.
La decorazione a nastri intrecciati politi espone all'interno di sei formelle tre figure maschili armate in piedi, una figura femminile non identificata e tre rappresentazioni di Giuditta con in mano la testa di Oloferne.
Manifattura bresciana
Circa 1600
Acciaio intagliato
272 mm (175-8 mm), 100 g
Inv. 1295
Lo stiletto, con impugnatura a pomo a cuscino, seguita da un manico a balaustra, indica una cura per il design e la funzionalità, rendendolo non solo un utensile ma anche un oggetto decorativo.
Il blocchetto prismatico e i bracci brevi che terminano con cuscini suggeriscono un’elegante lavorazione, mentre l'intaglio a sfogliami e fiori attesta l'abilità artigianale dell'epoca.
La lama, pur essendo ossidata e con la punta spezzata, mostra dettagli affascinanti: il dado punzonato con i tre puntini in un cerchio ovale e undici punte è un elemento distintivo, potenzialmente utile per la datazione o l'attribuzione del pezzo a un determinato laboratorio o artigiano.
Le decorazioni geometriche sulla lama sono indicative di stili particolari, mentre la sezione romboidale potrebbe suggerire un uso specifico o una preferenza estetica. Anche se presenta segni di usura, questi dettagli arricchiscono la storia del coltello, rendendolo un pezzo significativo per lo studio della metallurgia e dell'arte applicata.
Manifattura bresciana
Circa 1660
Acciaio intagliato
526 mm (398-20 mm), 360 g
Inv. 1299
Lo stiletto è formato da un'impugnatura con manico a balaustra, diviso a metà da un disco e con il pomo a calotta appoggiato su un calice un alto.
Dal blocchetto rettangolare escono i bracci brevi che terminano a imbuto.
Il fornimento è ornato con piccoli intagli a fogliame.
La lama, molto lunga, è a sezione triangolare.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
1580 (?), seconda metà del XIX secolo
Acciaio inciso
10290 g
Inv. 1215
Il corsaletto rappresenta un esempio affascinante di armatura del tardo Cinquecento, caratterizzata da una composizione complessa e un mix di elementi provenienti da diverse origini. La presenza di quattro armamenti differenti e le scarselle brevi con dodici lame molto strette indicano una certa versatilità, sebbene le rimaneggiature suggeriscano un uso intenso e la necessità di adattamenti nel tempo.
La parte del petto, costolata, e la schiena semplice mostrano scelte stilistiche diverse, il che potrebbe riflettere l'evoluzione dei gusti e delle tecniche di lavorazione nel periodo. La ridecorazione parziale ad acido, eseguita secondo le tradizioni lombarde, aggiunge un ulteriore strato di complessità, sebbene il disegno nella parte moderna risulti scadente, potrebbe rivelare tentativi di mantenere o ripristinare l'aspetto originale.
I tondi con busti, i cartigli con figure armate e i trofei fitomorfi evidenziano la ricca iconografia che caratterizzava le armature di prestigio, anche se l'ossidazione della superficie mette in evidenza il passare del tempo e la necessità di una conservazione attenta. Questo corsaletto non è solo un pezzo di equipaggiamento, ma anche un documento storico che racconta delle sue molteplici vite e delle modifiche che ha subito nel corso dei secoli.
Manifattura bresciana
Circa 1660
Acciaio intagliato
328 mm (225-10 mm), 120 g
Inv. 1298
Lo stiletto ha un'impugnatura a pomo intagliato a fogliami e frutti e manico a balaustra.
Il blocchetto tondeggiante e intagliato ha bracci brevi che terminano con due cuscini schiacciati, mentre la lama ha un dado al tallone seguito da un nodo, con una marca a forbici aperte punzonata due volte.
La lama stessa ha una sezione di rombo e decorazioni geometriche.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
Circa 1600, seconda metà del XIX secolo
Acciaio inciso
16150 g
Inv. 1371 - 1383
L'armatura è composta, partendo dall'alto, da: un elmetto da cavallo con visiera sana, la goletta, petto e schiena, spallacci, semi-cannoni superiori e inferiori con cubitiera, antibraccio e manopole a clessidra e gambiere con cosciale, ginocchiello con ala, schiniere e scarpe a lame.
Su quasi tutta la superficie della corazza sono presenti incisioni ad acquaforte a liste e spartiti contenenti grottesche, trofei e formelle con figure tra fogliami stilizzati.
L'elmo è stato rimaneggiato in tempi successivi, come dimostrato dalle dorature a galvanoplastica sul coppo.
Di fattura moderna sono le scarselle, le gambiere e le scarpe, composte da lamine tagliate grossolanamente e non da acciaio forgiato.
Questa armatura è un esempio di armature composite prodotte con materiali autentici, ma con integrazioni moderne che non rispettano le tecniche originali.
Manifattura bresciana
Circa 1660
Acciaio intagliato
235 mm (155-8 mm), 80 g
Inv. 01298/b
Lo stiletto ha un'impugnatura composta da un grosso pomo a olivona, seguito da un manico a colonna intagliato a tortiglione.
Il blocchetto quadrato dell'impugnatura ha due bracci brevi che terminano con due olivette.
La lama è triangolare e presenta un dado al tallone.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
Circa 1600, seconda metà del XIX secolo
Acciaio bronzato, gravato, parzialmente dorato e argentato
19020 g
Inv. 1311
L'armatura è costituita, nella parte superiore, da un elmetto da corazza con visiera a gabbia e una goletta che copre il collo; gli spallacci e i tancali a sei lame sono attaccati alla schiena e al petto senza resta.
Le braccia sono composte da semicannoni superiori e inferiori, seguiti da cubitiera, antibraccio e manopole a clessidra.
La parte inferiore dell'armatura include le gambiere composte dal cosciale, ginocchiello con ala, schiniere e scarpe a lame.
La superficie bronzata ha decorazioni incise e placcate d'oro e d'argento, compreso un grande cartiglio con lo stemma di San Marco e un'arma gentilizia.
L'interno è stato foderato in cuoio nel XIX secolo. Questa armatura utilizza parti di armamenti antichi assemblati con parti moderne e decorato in stile seicentesco. La base dell'armatura, infatti, è un corsaletto da corazza del XVI secolo.
La bronzatura, molto iridescente, è stata probabilmente aggiunta nel XIX secolo per conferire unitarietà all'insieme e risalto alla decorazione.
Manifattura bresciana
Circa 1660
Acciaio intagliato
240 mm (155-8 mm), 100 g
Inv. 1291
Lo stiletto ha un'impugnatura caratterizzata da un manico a tortiglione e anello centrale rinforzato.
Il pomo è a forma di oliva e poggia su un collarino cordonato. Sul blocchetto stondato sporgono due bracci corti con due olivine alle estremità.
La lama ha un dado al tallone, un rigonfiamento e termina con una sezione triangolare.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
Circa 1610, fine del XIX secolo
Acciaio bronzato, dorato e argentato;
2380 g
Inv. 1347
L'elmetto è dotato di una cresta, una pennacchiera dorata, un bordo cordonato e una ventaglia soda con bordo inferiore ribassato.
La tesa è girevole e cuspidata sulla fronte.
L'acciaio è stato bronzato con listelli dorati che contengono gigli araldici dorati con legamento d'argento e stelle/soli dorati al centro e con raggi argentati.
Un elmo simile, ma senza gigli e ornamenti astrali, fu venduto all'asta della collezione del conte Vittorio Melzi, che ebbe luogo a Milano nel maggio del 1889. Non ci sono prove che i fratelli Bagatti Valsecchi abbiano partecipato all'asta, ma il catalogo è conservato nella biblioteca della loro casa museo.
Manifattura bresciana
Circa 1660
Acciaio intagliato
295 mm (195-8 mm), 100 g
Inv. 1296
L'impugnatura di questo oggetto è costituita da un manico lavorato a balaustra, con tre dischi scalinati e rinforzato al centro.
Il pomo a cuscinetto è schiacciato e intagliato a spirale. Un blocchetto ovale, intagliato con foglie d'acanto, connette i bracci brevi con due piccoli cuscinetti schiacciati.
La lama ha un nodo alla base e si restringe verso la fine a sezione triangolare.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
Fine del XVI secolo (?), seconda metà del XIX secolo
Acciaio
12600 g
Inv. 1171
Il corsaletto è composto, nella parte superiore, da un elmetto da cavallo, non originale, dotato di una visiera moderna e da una goletta formata da una lama del collo e dalle lame del padiglione con bordi lisci.
Due ampi spalletti, ciascuno con tre o quattro lame, completano la struttura. La protezione del braccio include un semicanone inferiore, una cubitiera completa di alette e un semicannone per l'antibraccio. Mancano le manopole.
Il petto, profondamente costolato al centro, e la schiena sono molto semplici. Le scarselle brevi sono costituite da sei lame ciascuna.
La superficie del corsaletto è molto ossidata.
Manifattura bresciana
Circa 1660
Acciaio intagliato
238 mm (150-8 mm), 100 g
Inv. 1289
Il manico dell'oggetto è liscio e affusolato, profilato in doppio all'equatore.
Il pomo è a calotta e lavorato a giorno a piccoli fogliami, appoggiato su un calice cordonato alla base. Un blocchetto ottagonale è posto alla base della lama da cui escono due bracci brevi che terminano con due calotte scolpite nello stesso modo del pomo.
La lama è decorata con incisioni geometriche e ha un nodo a bulbo al tallone, per poi terminare a sezione triangolare.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
Metà del XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio intagliato, legno, fili di ferro e di rame
405 mm (280-10 mm), 160 g
Inv. 1356
Il coltello presenta un'impugnatura moderna, composta da un manico di legno a forma ovale, rivestito con fili di ferro e rame a cordelline, filetti e teste di moro; oltre al pomo ci sono gli elsetti, lisci e a forma di oliva.
La lama si distingue per un nodo sagomato al tallone, che continua a sezione triangolare.
Manifattura bresciana
Circa 1660
Acciaio intagliato
314 mm (210-10 mm), 110 g
Inv. 1297
L'impugnatura dello stiletto è caratterizzata da un manico a balaustra, dotato di un pomo sferoide schiacciato.
Questa fattura offre una presa stabile e confortevole. Dalla parte superiore del blocchetto tondeggiante si sviluppano due brevi bracci, che terminano con due piccole ghiande, aggiungendo un tocco decorativo. Il fornimento del pugnale è elegantemente decorato con piccoli intagli a motivi fogliari, che arricchiscono l'estetica complessiva dell'arma e ne evidenziano la lavorazione artigianale. La lama presenta un nodo prismatico al tallone, da cui si sviluppa una sezione triangolare a forma di rombo.
Questo profilo culmina in una punta molto acuta, progettata per garantire precisione e efficacia nell'uso.
Manifattura dell'America centrale, Messico (?)
Inizio del XIX secolo
Acciaio inciso ed intagliato a giorno
300 g
Inv. 1324
La forcella è sagomata e intagliata a giorno, con una grande rotella che ha un cerchio a otto raggi e diciannove punte al posto della classica stella.
Le branche piatte sono decorate con due cordonature all'arco e un intaglio cuoriforme alle estremità.
La grande rosetta intagliata a grovigli con sei lobi sforati in doppia serie è collegata al brevissimo collo.
Questo design permette un'azione più misurata, evitando il rischio di infierire sull'animale con le lunghe punte della stella.
Manifattura dell'Anatolia
Prima metà del XV secolo
Acciaio
1240 g
Inv. 1187
La testiera, chiamata Baraki nel mondo islamico, faceva parte della barda che proteggeva il cavallo in battaglia.
Il manufatto si presenta costolato in mezzeria e lateralmente, convesso al sommo con la tesa sagomata a mezzaluna e con lo spazio per gli occhi incavato.
Non ha alcun elemento decorativo.
Le testiere di provenienza islamica si distinguono da quelle europee per la mancanza dei paraocchi e dei paraorecchi, poiché la cultura islamica cerca di avere un'intesa armonica tra cavallo e cavaliere.
Manifattura bresciana
Metà del XVII secolo
Acciaio intagliato
318 mm (192-10 mm), 120 g
Inv. 1293
Il Centoventi (o fusello), uno stiletto fornito ai bombardieri veneziani, ha un manico moderno con un manico a balaustra e un pomo a sfera schiacciata, mentre il blocchetto ottagonale ha brevi bracci con piccole sfere schiacciate simili al pomo.
La lama è a sezione triangolare e ha un dado, un nodo prismatico e la punta consumata.
La lama è numerata da 1 vicino alla punta fino a 120 al tallone.
Manifattura delle Fiandre e manifattura milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1270 mm (1095-25 mm), 1460 g
Inv. 1148
La spada presenta un'impugnatura moderna con il legno avvolto da filo di ferro disposto a filetti, cordelline e teste di moro.
La parte superiore dell'arma si conclude con un pomo di forma ovoide a dodici faccette.
Ha uno scudetto triangolare, con bracci diritti leggermente ringrossati nella terminazione e un'ampia guardia che presenta anch'essa un ringrossamento nell'elemento aperto saliente.
La controguardia si compone di uno in tre capi.
La lama ha una sezione a losanga ed è presente un ricasso poco sgusciato; quest'ultimo è punzonato due volte con uno scudetto coronato contenente tre gigli.
Manifattura bresciana (?) e manifattura pisana
Seconda metà del XVI secolo, XVII secolo
Acciaio brunito e parzialmente inciso
2860 g
Inv. 1339
L'elmetto è a coppo tondo con cresta bassa e rinforzo sommitale ribadito, con una sola lama di gronda.
Ha una barbozza con due ganci di fermo e una lama di guardacollo con lista di contorno incisa a trofei. La visiera è a gabbia di dieci barrette. Sulla nuca sono presenti le lettere "G.P." a sinistra, il numero "81" e l'iniziale "P" a destra. L'elmetto è in cattive condizioni, con parti di altri armamenti riciclate nella lama di guardacollo.
La riparazione sul sommo della cresta testimonia della violenza con la quale si colpiva l'avversario durante il "gioco".
Manifattura di Norimberga
Circa 1550, 1570
Acciaio brunito e intagliato a giorno
1000 g
Inv. 1182
La musoliera è un elaborato accessorio per cavalli, progettato per contenere il muso del destriero. Realizzata con una lavorazione "a giorno", presenta una serie di dettagli decorativi: al centro, una lista con ghiande sovrastata da uno scudetto con un'aquila bicipite, simbolo del casato d'Asburgo, e ai lati erme femminili e delfini fantastici. Sulla parte inferiore, una lucertola è accompagnata da mostri e altri animali fantastici. La parte posteriore è costituita da scaglioni tenuti insieme da una catenella.
I destrieri, cavalli da combattimento, dovevano essere massicci e resistenti, capaci di sostenere un carico complessivo di 170-200 kg, tra cavaliere, armatura e armi. Tuttavia, era necessario che fossero anche energici e agili. Per ottenere questi tratti, gli allevatori europei, come quelli presso le corti degli Estensi di Ferrara, dei Gonzaga di Mantova e dei sovrani di Napoli, incrociavano razze nordiche con purosangue spagnoli e arabi. Nonostante gli sforzi, questi cavalli da guerra spesso si dimostravano difficili da domare.
In Occidente, a differenza degli islamici che preferivano cavalli femmine per la loro affidabilità, si usavano solo stalloni per la battaglia, considerati più aggressivi ma anche più problematici da gestire. La musoliera non serviva solo per controllare il temperamento dei destrieri, ma anche per motivi igienici, impedendo che i cavalli mangiassero cibo avariato, causa di coliche letali.
Manifattura di Norimberga
Circa 1560-1570
Acciaio
1780 g
Inv. 1338
Il morione è un copricapo a forma di barchetta dall'ampia tesa appuntata ad ambedue i lati.
Nato nel primo quarto del Cinquecento, il morione veniva utilizzato prevalentemente dalla fanteria, dai picchieri e da altri corpi di armati a piedi e deriva dal capacete, un cappello d'arme di origine spagnola utilizzato fino al XIII secolo. I modelli spagnoli erano del tipo aguzzo, quelli tedeschi e italiani, invece, presentavano la cresta alta.
La forma stravagante della tesa nasce probabilmente dall'impiego del morione da parte di corpi di archibugieri e di moschettieri, che necessitavano di un copricapo che non disturbasse in volto e consentisse di prendere bene la mira.
Manifattura di Norimberga
Circa 1560-1570
Acciaio
1500 g
Inv. 1341
Il morione è composto da due metà ribadite, un coppo ribassato e una cresta di grandezza media con un filo gravato a lunghi traversi.
La tesa a barchetta ha i contorni cordonati e gravati come il filo della cresta e presenta sul lato destro il "punzone di Norimberga" alto circa 9 mm.
Il morione era destinato alle truppe a piedi, essendo leggero e realizzato con lamine sottili di acciaio. La cresta, ampia, era progettata per deviare il colpo del picchiere, di cui questo esemplare mostra ancora la traccia.
Anche se resistente ad armi come spade e lance, non era in grado di proteggere dagli attacchi di moschetto.
Il morione presenta alcune rosette acciaiate decorate nei pressi del cranio.
Manifattura di Norimberga e della Germania meridionale o manifattura italiana
Circa 1560, 1600, seconda metà del XIX secolo
Acciaio, in parte annerito
11245 g
Inv. 1181
Il corsaletto presenta una borgognotta priva di visiera e spalletti a sei lame ciascuno. Il braccio è costituito da un semicannone inferiore, cubitiera e semicannone di antibraccio.
Il busto ha un'ampia schiena e un petto profondamente costolato detto "a tapul", con le lame di panziera alle quali sono attaccate le scarselle di sette lame che arrivano fin sopra il ginocchio.
La borgognotta, la gola e il petto presentano il PUNZONE DI NORIMBERGA in tre dimensioni diverse, tra i 5 e i 9 mm di altezza.
Le decorazioni, sulla superficie annerita, consistono in liste polite sulla borgognotta e in un ampio campo lasciato bianco sul petto.
Il corsaletto è stato integrato nell'Ottocento con spalletti e scarselle appartenenti a un altro armamento seicentesco di provenienza diversa, mentre la gola è moderna.
Manifattura dei Paesi Bassi e di Toledo, manifattura milanese
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1105 mm (955-20 mm), 1255 g.
Inv. 1142
Spada con impugnatura moderna, realizzata in legno, avvolta da filo di ferro disposto a cordelline e teste di moro. In cima presenta un pomo ovoide a tredici faccette.
Il blocchetto è largo e cuspidato, da cui si diramano i bracci lunghi e diritti.
La guardia è incurvata verso l'alto. Due ponticelli e due valve a calotta decorati con dischetti e otto stelline.
La lama è stretta e presenta un ricasso sgusciato, che prosegue a sezione esagonale e scanalata al forte. Qui, è punzonata con le parole "EN HORTVNO" a destra e "EHOLEDO" a sinistra, in lettere maiuscole di stile toledano.
Il ricasso è punzonato due volte con un cerchietto decorato da due coppie di pieducci sopra e sotto.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
Circa 1660, fine del XIX secolo
Acciaio intagliato, legno
287 mm (177-10 mm), 120 g
Inv. 1358
L'impugnatura del coltello è moderna, fatta di legno a sezione ottagonale affusolata e tenuta insieme da ghiere metalliche.
Il pomo, anch'esso moderno, è lavorato a tortiglione. C'è un'interferenza tra il pomo e l'impugnatura. La lama ha un tallone prismatico con un cerchio ovale che contiene otto punte.
La lama è altamente ossidata e ha una sezione triangolare. Il blocchetto ottagonale irregolare ha bracci brevi che terminano con lavorazione a tortiglione, anche questi moderni.
Manifattura dei Paesi Bassi e manifattura italiana
Seconda metà del XVIII secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1042 mm (868-35 mm), 900 g
Inv. 1110
La spada ha un'impugnatura moderna, realizzata in legno e avvolta da filo di ferro disposto a filetti e teste di moro.
In cima presenta un pomo a fico, intagliato con foglie nella parte superiore. Il blocchetto è decorato con fogliami e la guardia, avvitata al pomo, forma un nodo sotto il collo. La parata si presenta arricciolata alla fine.
Il fornimento include una grande valva bordata a palmette e intagliata a giorno con foglie di vite.
All'interno si trova un ovato raffigurante un mostro marino cavalcato da un ignudo. Un secondo ovato racchiude l'uscita della lama, che ha un tallone sodo e prosegue a sezione esagonale e scanalata lungo il forte.
La lama, molto ossidata, presenta su ogni piatto una marca costituita da mezzelune e trifogli losangati, disposti in modo speculare, accompagnati da un piccolo scorpione schematizzato.
Manifattura dei Paesi Bassi e manifattura italiana
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1360 mm (1200-25 mm), 1320 g
Inv. 1201
La spada presenta il manico di legno avvolto da un filo di ferro che forma delle cordelline e teste di moro, con un pomo a fungo a dodici faccette in alto.
La guardia si incurva verso l'alto, è ringrossata nella parte terminale e possiede dei legamenti al ponte maggiore.
La lama ha un ricasso rigato e prosegue, con sezione di losanga, scanalata al forte.
La decorazione dell'arma consiste in due valve a calotta intagliate a giorno con reticolo a cerchietti e otto stelline. Su ciascun piatto è punzonata una croce con i piedi biforchi.
Manifattura di Norimberga
circa 1560
Acciaio in parte annerito
10910 g
Inv. 1304
Il corsaletto è composto da una borgognotta alla leggera, priva di visiera, e da una gola completa del guardacollo, con gli spalletti di sei lame ciascuno. Il busto è caratterizzato da un ampio schienale e da un petto profondamente costolato a «tapul», ovvero con la parte inferiore sporgente a tappo. Nella sezione inferiore vi sono le lame della panziera a cui sono attaccate le scarselle a sette lame, lunghe fin sopra il ginocchio. Inserti ornamentali sono visibili mediante il contrasto tra la superficie annerita, i listelli lasciati bianchi e le decorazioni costituite da liste di varie larghezze, polite e ribassate. La tecnica dell’acciaio annerito consentiva di preservare il materiale dalla corrosione e di facilitare la manutenzione della corazza.
Il corsaletto da fante a piedi è un armamento difensivo «da munizione», generalmente usato per armare i cittadini che venivano reclutati per fornire servizio militare in caso di bisogno. La corazza serviva per proteggere principalmente il tronco: comprende infatti una borgognotta, una gola a spalletti, un petto senza resta e scarselloni molto lunghi; le braccia venivano protette da maglie in ferro o da vere e proprie manopole.
La borgognotta, la gola, il petto e la schiena sono contraddistinti dalla presenza del «punzone di Norimberga», di nove millimetri di altezza, ben impresso sull’acciaio, mentre sul guardacollo appare un rettangolo di circa sette millimetri e mezzo, contenente le lettere maiuscole «PAW» incastrate tra loro, mal impresse sulla lamina metallica. Norimberga era uno dei principali centri tedeschi di produzione di armi e i punzoni permettevano di contrassegnare la produzione e, al contempo, imprimere il marchio di deposito. Il punzone permette così di individuare agilmente il luogo di produzione mentre la datazione è unanimemente riferita al 1560.
Manifattura europea
XIX secolo
Acciaio
600 g
Inv. 1301
L’armamento presenta una forma semiovoide lavorata in un’unica piastra d’acciaio, modulata attorno alle orecchie. La superficie è liscia ma punteggiata da piccole forature, disposte perpendicolarmente lungo gli assi centrali, mentre una fitta serie di forellini di farsata è disposta sull’intero perimetro. L’acciaio versa in cattive condizioni di conservazione e presenta un’evidente corrosione intorno al sommo del coppo. L’esemplare Bagatti Valsecchi è riferito all’ambito europeo del XIX secolo.
La cervelliera venne introdotta nel XIII secolo come armamentario di protezione del cranio. La forma originaria prevedeva una calotta metallica, imbottita con una farsata, e un camaglio a protezione di collo e spalle. In disuso nel corso dei secoli successivi, la cervelliera tornò nuovamente in auge a partire dal XVII secolo quando venne reintrodotta, privata della dotazione del camaglio. Il suo utilizzo venne equiparato a quello di una segreta: una protezione da nascondere sotto a un copricapo non difensivo, che poteva trovare applicazione sia in ambito civile che militare. Nel corso del Seicento si diffusero diversi modelli, alcuni dei quali potevano contemplare anche una protezione per le orecchie.
Manifattura bresciana e manifattura milanese
XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio intagliato, legno, filo di ferro
430 mm (300-10 mm), 180 g
Inv. 1355
Il centoventi (o fusello), uno stiletto fornito ai bombardieri veneziani, presenta un manico in legno ottagonale rivestito in filo di ferro, con pomo ed elsetti a olive spiraliati.
La lama ha un nodo al tallone e prosegue a sezione triangolare, con tacche numerate dal 1 (vicino alla punta) al 120 (al tallone), a indicare il calibro delle artiglierie.
Manifattura europea
XVII secolo
Acciaio
lunghezza 950 mm
Inv. 0976
L’arnese è composto da un pomo massiccio innestato alla sommità e da una lunga asta d’acciaio attorcigliata, terminante con una punta mozza.
La produzione dell’esemplare è ricondotta all’ambito europeo del XVIII secolo. Un arnese da artigliere del tutto analogo nella sua conformazione è altresì conservato presso la collezione Bagatti Valsecchi (inv. 1101).
Le artiglierie richiedevano un’accurata manutenzione. Nello specifico, le canne esigevano revisioni frequenti sia per ottenere la massima prestazione, sia per eludere il rischio di crepare il metallo. Gli artificieri infatti – oltre a proteggersi
dal fuoco nemico – dovevano preoccuparsi di scongiurare l’eventualità che la propria bocca di fuoco scoppiasse sul posto durante il tiro.
Questo rischio accrebbe nel corso del XVII secolo a causa della diffusione – per ragioni di natura economica – dell’uso di cannoni in ferro, al posto di quelli in bronzo. Con le nuove tecniche di fusione fu possibile ridurre il peso delle artiglierie di ferro, cionondimeno non si riuscì a reprimere l’azione dello zolfo che, indebolendo il metallo, incrementava il rischio di una probabile esplosione dell’arma durante il suo impiego.
Per prevenire questo pericolo, era necessario agire su due binari paralleli: operare un accurato collaudo in fonderia e verificare lo stato di usura della canna dopo ogni utilizzo. Per effettuare l’intervento di verifica, l’artigliere disponeva di strumenti specifici, fioriti soprattutto a partire dal XVII secolo con la diffusione delle artiglierie.
Si tratta di oggetti pratici e maneggevoli, che potevano essere portati anche sul campo di battaglia e che, frequentemente, racchiudevano più funzioni in un unico strumento. L’esemplare Bagatti Valsecchi, infatti, dispone di pomo montato sul manico, utile ad ispezionare l’anima della canna,
verificando che le pareti interne fossero integre.
Manifattura europea
XVIII secolo
Acciaio
lunghezza 950 mm
Inv. 1011
L’arnese è composto da un robusto martello posto alla sommità e da una lunga asta d’acciaio attorcigliata, terminante con una punta mozza.
La produzione dell’esemplare è ricondotta all’ambito europeo del XVIII secolo. Un arnese da artigliere del tutto analogo nella sua conformazione è altresì conservato presso la collezione Bagatti Valsecchi (inv. 976).
Le artiglierie richiedevano un’accurata manutenzione. Nello specifico, le canne esigevano revisioni frequenti sia per ottenere la massima prestazione, sia per eludere il rischio di crepare il metallo. Gli artificieri infatti – oltre a proteggersi dal fuoco nemico – dovevano preoccuparsi di scongiurare l’eventualità che la propria bocca di fuoco scoppiasse sul posto durante il tiro. Questo rischio accrebbe nel corso del XVII secolo a causa della diffusione – per ragioni di natura economica – dell’uso di cannoni in ferro, al posto di quelli in bronzo. Con le nuove tecniche di fusione fu possibile ridurre il peso delle artiglierie di ferro, cionondimeno non si riuscì a reprimere l’azione dello zolfo che, indebolendo il metallo, incrementava il rischio di una probabile esplosione dell’arma durante il suo impiego.
Per prevenire questo pericolo, era necessario agire su due binari paralleli: operare un accurato collaudo in fonderia e verificare lo stato di usura della canna dopo ogni utilizzo. Per effettuare l’intervento di verifica, l’artigliere disponeva di strumenti specifici, fioriti soprattutto a partire dal XVII secolo con la diffusione delle artiglierie. Si tratta di oggetti pratici e maneggevoli, che potevano essere portati anche sul campo di battaglia e che, frequentemente, racchiudevano più funzioni in un unico strumento. L’esemplare Bagatti Valsecchi, infatti, dispone di un martellino montato sul manico, utile ad appurare che l’anima del cannone non celasse lesioni invisibili all’esterno; il suono del metallo percosso dai colpi del martello poteva svelare all’artigliere la presenza di crepe nell’incavo dell’arma.
Manifattura europea centrale
Circa 1520
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
920 (758) mm
Inv. 1198
L'arma è composta da una gorbia a sezione ottagona, seguita da arresti triangolari con profilo inferiore diritto e terminando con una cuspide molto larga alla base, ogivata in punta, e dotata di una robusta costola triangolare.
La superficie dell'arma è ossidata e presenta diversi guasti. La lunga asta è moderna, rivestita di velluto cremisi, ornata con una nappa di seta rossa e borchie di ottone.
Al posto della ghiera, il piede dell'asta è avvolto con filo di ferro e completo di brocco.
Manifattura europea e manifattura milanese
Circa 1650-1660, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro e d'argento
1130 mm, (990-15 mm), 750 g
Inv. 1141
La striscia possiede un'impugnatura moderna costituita da legno avvolto da trecciole e teste di moro di filo di ferro. Questo è sormontato da un pomo ovoide lavorato a stiacciature.
La guardia è ampia e ha una curvatura verso l'alto; gli archetti escono dal blocchetto sfaccettato.
La tazza ha otto lobi intagliati a giorno con piccoli triangoli, incorniciati da un'intelaiatura con bordo a cornicette.
La lama è a sezione esagona scanalata ed è in cattive condizioni di conservazione. Alla fine della scanalatura si vede un'agemina d'argento con una croce patriarcale potenziata.
Manifattura dei Paesi bassi, manifattura di Toledo, manifattura milanese
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1105 mm (955-20 mm), 1255 g
Inv. 1335
Il manico della moderna spada è di legno con filo di ferro avvolto a cordelline e teste di moro, con un pomo ovoide con tredici faccette.
Blocchetto largo e cuspidato, da cui escono i bracci lunghi e diritti, con due valve a calotta intagliate a giorno con un disegno reticolato a piccoli compassi.
La lama, non originale e molto ossidata, è a sezione esagonale e scanalata al forte, dove è punzonata a lettere maiuscole in caratteri tolediani: EN TOLEDO. La guardia è incurvata verso l'alto e ringrossata nella parte terminale e c'è un doppio ponticello.
L'archetto da parata è già stato risaldato in rame.
Manifattura europea occidentale
Circa 1610-1620
Acciaio in parte inciso
31400 g
Inv. 1370
Il corsaletto da corazza è stato realizzato nell'Europa occidentale del 1610 - 1620.
Si compone, partendo dall'alto, da un elmetto da cavallo senza visiera e goletta ad una lama del collo e lame del padiglione con i bordi lisel.
La struttura continua con due spalletti larghi composti da un semicannone inferiore e dal semicannone di antibraccio ed è completa di gambe a crosta con ginocchiali di sedici lame ciascuno.
Si vedono decorazioni a liste incise sul petto e sulla schiena, mentre lungo i bordi si estendono righe incise parallele.
Questa tipologia di corsetto veniva indossata dalla cavalleria grave, attiva Oltralpe nel Seicento, ed è stata progettata per resistere alle armi da fuoco, ormai diffuse in tutta Europa.
La superficie del corsetto è fortemente ossidata e presenta rotture; inoltre, molte delle tracce di pallottole esistenti oggi sono state prodotte volutamente nel XIX secolo.
Manifattura dell'America centrale, Messico
Inizio del XIX secolo
Acciaio inciso ed intagliato a giorno
300 g
Inv. 1332
Gli sproni, prodotti per il Centro e il Sud America, presentano forme barocche che rimangono popolari fino all'Ottocento con la moda dei "Conquistadores".
Le briglie sono composte da rami piatti decorati con striature incise e hanno passanti slargati decorati con fogliami. La rosette centrale ha sei lobi intagliati a giorno con un breve collo intagliato a foglie d'acanto.
La forcella sagomata è a volute a giorno, con fogliami chiusi che presentano una grande stella a otto raggi, di cui uno è spezzato.
Manifattura europea occidentale
Fine del XVI e XVII secolo (?)
Acciaio
11690 g
Inv. 1359
Il corsaletto comprende, nella parte superiore, un elmetto da cavallo con visiera, una goletta a una lama del collo e lame del padiglione.
L'armatura continua con due ampi spalletti di tre più cinque lame ciascuno e scarselle di quattro lame ciascuna. La protezione del braccio manca.
Il petto, seicentesco, ha una forma molto bombata, mentre la schiena è ampia e liscia.
Sulla superficie, molto ossidata, non sono presenti decori.
Le lame sono fissate con ribattini in ottone moderni.
Manifattura dell'America centrale, Messico
Inizio del XIX secolo
Acciaio inciso ed intagliato a giorno
580 g
Inv. 1322
Lo sperone appartenente ad un "Conquistador" del XIX secolo ha un aspetto molto teatrale.
Gli sproni in quel periodo diventano infatti sempre più elaborati, questo pesa oltre mezzo chilogrammo. La stella a sette raggi lunghi è molto grande. Una grande rosetta intagliata a giorno a otto lobi con spicchi sforati pende dalla forcella a giorno sul breve collo.
Le branchie piatte hanno una decorazione a due cordonature all'arcata, le cui estremità si allargano in un motivo a giorno.
Manifattura europea occidentale
Fine del XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, velluto
620 (485) mm
Inv. 1156
La partigiana è costituita da una gorbia in tronco di piramide decagona smussata e arresti compatti e brevi ad alette con punte sottili. Inoltre, presenta una larga cuspide triangolare con punta ogivata.
L'asta è moderna e rivestita con velluto cremisi, presenta una decorazione con borchie di ottone a spicchi.
Il tutto è completato da una ghiera con brocco.
Manifattura europea occidentale
XVII secolo
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
605 (455) mm
Inv. 1155
Un'arma composta da una gorbia a forma di tronco di piramide decagona con arresti snelli ad alette rivolte all'insù e con punte sottili.
La cuspide è larga, robusta, costolata su tutta la lunghezza e ogivata alla punta.
L'arma è molto ossidata e presenta dei guasti alla gorbia.
L'asta è moderna e rivestita in velluto cremisi, ha una nappa di seta anch'essa cremisi e borchie di ottone a picchi.
Infine, è dotata di una ghiera con brocco.
Manifattura europea occidentale, manifattura spagnola e manifattura milanese
1630-1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1250 mm (1060-25 mm), 1300 g
Inv. 1128
La spada presenta un'impugnatura moderna, composta da legno avvolto da filo di ferro messo a filetti, cordelline e teste di moro; l'impugnatura termina, in alto, con un pomo a tino con diciassette sfaccettature.
La guardia è ampia e termina con un elemento aperto sporgente. Lunghi bracci diritti, leggermente ringrossati, conducono a una lama a sezione esagonale e scanalata fino al forte.
La lama presenta la punzonate le lettere "...NIO" con uno scudetto a calice di tulipano sul lato destro della lama, e un "NO" sopra lo stesso scudetto, sul lato sinistro.
Al forte, la scritta "IESVS" è punzonata due volte sulla destra e una volta sulla sinistra; inoltre, si possono notare tracce di corrosione sulla lama e leggeri danni ai fili.
Manifattura europea occidentale e manifattura tedesca (?)
Fine del XVII secolo
Acciaio, legno, seta, ottone
480 (345) mm
Inv. 1255
Alabarda composta da una gorbia troncoconica senza bandelle, che prosegue in una stretta costola per terminare con una lama da partigiana con larghe punte triangolari e ampie sagomature a ricciolo.
Il becco di parrocchetto è massiccio e ha dei riccioli diversamente mossi allo stacco.
L'arma ha una breve asta moderna, decorata con resti di una nappa in seta cremisi e borchie di ottone, e una ghiera con brocco.
Manifattura delle Fiandre e manifattura milanese
Circa 1660, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro, ottone
1066 mm (930-20 mm), 120 g
Inv. 1122
La spada ha un'impugnatura di legno avvolta da filo di ferro, mentre il pomo sferico in cima è intagliato a foglie.
La guardia curva è finemente intagliata su tutta la sua superficie e saldata a rame con decorazioni simili su tutti i legamenti.
La lama, con forti a sezione esagonale e una doppia sgusciatura fine, si sottolinea con una sezione a losanga e segnata da piccoli ornamenti floreali.
Il pomo è punzonato con lettere e numeri, mentre sulla lama in francese sono incisi "LA MORT" a sinistra e "EST MA VIE" a destra.
Manifattura europea occidentale e manifattura tedesca (?)
Prima metà del XVI secolo
Acciaio intagliato con tracce di argentatura
405 mm, 480 g
Inv. 1333
Mazza con impugnatura tubolare chiusa da un finale a cupola e poco più sopra da un nodo. L'arma contundente è provvista di testa a sei alette triangolari, tutte fogliate alle coste.
Le decorazioni corrono lungo l'impugnatura con losanghe riempite di squame puntinate, sul manico sono presenti spirali alternate a catenelle e lische.
Probabilmente si tratta di un pezzo di rappresentanza, utilizzato dai giullari di corte.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Circa 1550-1560
Acciaio
1700 g
Inv. 1105
Il morione è un pezzo d'armatura formato da due metà ribadite, con una cresta decorata e una pennacchiera in ottone.
Ha alcune imperfezioni e segni di riparazione.
La forma è simile a quella di altri copricapi italiani, ma privo di ornamenti, in quanto destinato a un uso bellico standard.
Manifattura europea occidentale e manifattura tedesca (?)
XVI secolo
Acciaio
556 (438-460) mm
Inv. 1381
L'arma comprende una gorbia in tronco di piramide ottagonale che termina con una lunga cuspide triangolare poco costolata a losanga.
Ogni piatto presenta per marchio una piccola colonna posta sotto un trilobo patente.
Non ha bandelle ed è fornita di fori per attaccare l'asta.
La superficie è molto ossidata e con i fili della lama danneggiati.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Circa 1560
Acciaio
1250 g
Inv. 1346
Il morioncino è un copricapo leggero composto da una cresta a filo largo, un coppo basso e una pennacchiera in lamina di ottone.
È caratteristico per la sua tesa poco arcuata e il peso leggero. Questo copricapo era impiegato per armare i fanti in Italia e in area germanica.
Alcuni guasti possono interessare il sommo della cresta.
Manifattura europea occidentale, manifattura francese
Seconda metà del XVII secolo
Acciaio brunito
350 g
Inv. 1303
L’armamento presenta una forma semiovoide composta da stretti listelli d’acciaio brunito, saldati tra di loro. Due liste segnano la circonferenza del cranio mentre una rete composta da sette listelli disposti longitudinalmente e nove trasversalmente forma la semisfera; una placca di acciaio, disposta all’estremità posteriore, funge poi da rinforzo supplementare.
Il nome segreta suggerisce la funzione e la modalità di utilizzo: una protezione da nascondere sotto a un copricapo – di cuoio, di lana o di feltro – non difensivo, che poteva trovare applicazione sia in ambito civile che militare. In alcuni casi, la gabbia poteva essere alleggerita da piastre intagliate a giorno, con nastri metallici bloccati tra loro da ribattini.
La segreta, frequentemente citata anche come scuffia, cervelliera o – con il termine francese – secrète, è un armamento che si diffuse tra il Sei e il Settecento, cionondimeno i primi esemplari si attestano attorno alla fine del XVI secolo. L’esemplare Bagatti Valsecchi è unanimemente riferito alla seconda metà del XVII secolo mentre l’area di produzione non è similmente certa: è dubitativamente legata all’Europa Occidentale, con particolare propensione per l’ambito francese.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Circa 1580
Acciaio inciso e in parte annerito
1300 g
Inv. 1367
Il morione è formato da un coppo con una punta spinta all'indietro e una tesa a forma di barchetta stretta con contorni decorati.
La superficie del coppo è divisa in quattro parti, con decori incisi a grottesche, girali, volatili, trofei, animali e mostri. Alla base del cranio ci sono ribattini in ottone. La pennacchiera in bronzo presenta varie sfagliature e decori obliterati, mentre la punta è guasta.
Questa variante si distingue dal morione tondo perché non ha una cresta e termina con una punta indietro.
Manifattura europea orientale, manifattura milanese
XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio legno velluto rame
654 x 215 mm, 790 g
Inv. 1307
Il martello d’arme è composto da un manico in velluto liso, già rosso, e una testa caratterizzata da un occhio cilindrico centrale, ornato da linguette laterali sagomate, che si snoda difformemente alle due estremità: sul fronte si assottiglia in una lunga penna leggermente incurvata, appuntita a becco e scanalata sulle facce laterali e oblique, mentre sul retro si articola in un dado sgusciato sul quale si innesta un collo che si allarga nella bocca scalinata. Il manico è interamente ornato da una serie di bullette in rame, disposte attorno alla struttura per formare una decorazione a losanghe.
Il martello d’arme è un’arma da botta usualmente composto da un manico in legno sul quale si innestano le parti metalliche, quali la bocca e la penna. Sin dal XIV secolo faceva parte del corredo armamentario della fanteria a cavallo. In Italia, venne usato in battaglia fino al principio del XVI secolo per poi divenire dotazione dei gentiluomini armati; al contrario, in Europa orientale – specialmente in Polonia e Ungheria – rimase diffuso come arma da cavalleria fino al XVII secolo.
La collezione Bagatti Valsecchi conserva un esemplare analogo (inv. n. 1309) che differisce per la diversa ornamentazione del manico: entrambi i martelli d’arme sono il risultato di un montaggio ottocentesco desunto dall’unione di una testa, riferita alla produzione dell’Europa orientale del XVII secolo, e di un manico prodotto a Milano alla fine del XIX secolo.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Circa 1590-1600
Acciaio inciso
1450 g
Inv. 1343
Il morione è formato da un coppo stretto con una cresta alta e lavorata.
L'intera superficie è incisa ad acquaforte con elementi decorativi, tra cui un guerriero e un cherubino su liste centrali. Presenta diverse imperfezioni, come una grande falla dove doveva essere la pennacchiera.
L'incisione non è molto precisa e la forma è stata deformata da un'esplosione.
Manifattura europea, manifattura italiana o manifattura francese (?)
XVII secolo
Bronzo, legno
14.980 g; mortaio 8380 g; calibro 79 mm
Inv. 1369
Un mortaio in bronzo giallo del Quattrocento, possiede una canna con un focone nello scodellino e una culatta rinforzata.
Presenta un affusto a ceppo in legno con ferrature broccate e ferrature a tre cuspidi forate sui lati.
Fa parte delle bocche da fuoco ad anima corta; utilizzato per il lancio di proiettili, in pietra o esplosivi, il mortaio veniva montato su un ceppo più pesante e stabile per scaricare la forza esplosiva sul terreno circostante.
Questi modelli erano utilizzati anche come strumenti militari per l'addestramento dei giovani artiglieri. Oggi, solo pochi esemplari sono scampati dalla fusione.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Circa 1660-1670
Acciaio intagliato
294 mm (188-12 mm), 110 g
Inv. 1294
Il manico di questo attrezzo è costituito da un pomo quadrotto a cuscino, intagliato a sgusci separati da palmette cordonate e appoggiato su un calice rigonfio.
Seguono quattro dadi sgusciati e ornati a fogliette stilizzate. La parte centrale ha un blocchetto quadrato da cui escono i bracci brevi che formano un cacciavite bilobato da una parte e un martellino dall'altra.
La lama, robusta e a sezione di losanga stondata, ha la punta arrotondata.
Manifattura europea orientale, manifattura milanese
XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio legno velluto rame
590 x 220 mm 780 g
Inv. 1309
Martello d’arme composto da un manico in velluto rosso e una testa caratterizzata da un occhio cilindrico centrale, ornato da linguette laterali sagomate, che si snoda difformemente alle due estremità: sul fronte si assottiglia in una lunga penna leggermente incurvata, appuntita e definita da sei costole longitudinali, mentre sul retro si articola in un dado sgusciato sul quale si innesta un collo ottagonale che si allarga nella bocca. Il manico è interamente ornato da una serie di bullette stellate in rame, riunite a gruppi di quattro e disposte a forma romboidale; la struttura è infine rifinita alla base con una ghiera metallica.
Il martello d’arme è un’arma da botta usualmente composto da un manico in legno sul quale si innestano le parti metalliche, quali la bocca e la penna. Sin dal XIV secolo faceva parte del corredo armamentario della fanteria a cavallo. In Italia, venne usato in battaglia fino al principio del XVI secolo per poi divenire dotazione dei gentiluomini armati; al contrario, in Europa orientale – specialmente in Polonia e Ungheria – rimase diffuso come arma da cavalleria fino al XVII secolo.
La collezione Bagatti Valsecchi conserva un esemplare analogo (inv. n. 1307) che differisce per la diversa ornamentazione del manico: entrambi i martelli d’arme sono il risultato di un montaggio ottocentesco desunto dall’unione di una testa, riferita alla produzione dell’Europa orientale del XVII secolo, e di un manico prodotto a Milano alla fine del XIX secolo.
Manifattura francese
Metà del XVIII secolo
Inv. 1317
Lo Sprone è composto da branche piatte e decorate con cordonature, mentre le estremità sono a forma di lira. La grande stella a otto raggi, alternati con otto cuspidine, è posta nella forcella che esce dalla calice che segue la rosetta intagliata a giorno.
Lo sprone fa parte della tipologia chiamata "Louis XIV", nel XIV secolo era molto diffusa durante il regno di Luigi XIV.
Il modello "Louis XIV" fu particolarmente popolare in America centrale, specialmente in Messico. Rispetto agli sproni europei, quelli messicani si distinguono per le dimensioni più grandi di ogni componente, con una rosetta e una stella dalle forme marcatamente esagerate.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Fine del XVI secolo
Acciaio inciso e in parte annerito
Inv. 1107
Il morione ha una punta all'indietro, diviso in otto parti da triangoli, con incisioni raffiguranti trofei e figure femminili al centro di ogni lato.
Questo copricapo presenta anche una pennacchiera moderna in rame e ribattini in ottone intorno al cranio.
Manifattura francese (?)
Primo XVIII secolo
Acciaio intagliato
950 g
Inv. 1321
Il morso ha un'imboccatura rigida composta da due coni saldati al centro, con stanghette e guardie a sgusci e cuspidi alterni.
Il barbozzale è molto robusto, con tre grandi maglie intagliate a doppia dentellatura.
Le guardie alle catenelle sono decorate con intagli a farfalla e campanelle per le redini, anche se una di queste è andata perduta.
La funzione del barbozzale è fondamentale poiché agisce come una leva sulla mascella inferiore del cavallo, e la sua efficacia aumenta grazie alle maglie pesanti e dentate in questo morso.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Metà XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
520 (360) mm
Inv. 1183
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagona e breve bandelle, una robusta nervatura e una cuspide da spiedo triangolare.
Su ciascun lato ci sono alette formate da altre due cuspidi costolate poste obliquamente.
L'arma ha varie corrosioni sulla superficie, mentre l'asta moderna è ornata di borchie in ottone e ha una nappa di seta rossa con una ghiera con brocco.
Manifattura francese o america centrale
Seconda metà del XVIII secolo
Acciaio intagliato a giorno
300 g
Inv. 1330
La forcella è composta da branche piatte decorate con varie cordonature, dalle estremità a forma di lira. Sono presenti una grande rosetta intagliata a giorno e una calice dal quale esce la forcella che reca una grande stella a otto raggi alternati con otto cuspidine. Questo modello, chiamato "Louis XIV", era molto popolare in America Centrale, soprattutto in Messico.
A differenza degli sproni europei, quelli messicani sono caratterizzati da dimensioni più ampie dei singoli componenti, in particolare la rosetta e la stella che hanno forme esageratamente grandi.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Metà del XVI secolo
Acciaio intagliato
595 mm 1500 g
Inv. 1334
L'esemplare rappresenta la mazza d'arme più notevole della collezione.
La mazza è composta da un manico tubolare, intagliato a viticci con l'impugnatura stoiata a spicchi e anellatura con foro per legare il cappio. Presenta una testa a sette coste gigliate al centro con parte terminale a bulbo. Nel corso del Cinquecento le teste delle mazze diventano sempre più elaborate con punte di forme complesse e anche i manici recano decori vistosi; infatti mazze con impugnature ornate con un disegno stoiato sono tipiche della produzione dell'Italia settentrionale intorno alla metà del secolo.
Il disegno si ispira probabilmente alla croce di Borgogna introdotta in Italia dagli eserciti di Carlo V.
Manifattura francese o manifattura tedesca
Circa 1590 - 1610
Acciaio
155 g
Inv. 1323
Lo sprone si presenta con delle branche leggermente incurvate e a sezione semiovata. Restringendosi in larghezza verso gli estremi, le branche terminano con doppi occhi, in obliquo, con tre grappe sagomate. La stella a cinque punte è posizionata nella forcella collegata allo sprone grazie al piccolo collo a forma di ghianda,
Lo sprone è uno strumento per sollecitare il cavallo, veniva utilizzato per liberare le mani dal cavaliere dalla frusta e divenne popolare tra le popolazioni barbariche, in particolare i Celti.
Fu un simbolo dell'armamento del cavaliere medievale, tanto che fece parte del suo corredo funebre.
La sua forma cambiò nel tempo passando dai modelli a brocco a quelli a rotella o a stella.
Gli sproni con collo a ghianda sono solitamente di provenienza francese o tedesca, dove la quercia è un simbolo nazionale.
Manifattura dell’Italia settentrionale
Seconda metà del XVI secolo
Acciaio intagliato
615 mm, 1400 g
Inv. 1335/b
La mazza d'armi reca un'impugnatura con il manico a viticci.
La testa ha sette coste lavorate a graffa con cuspidi losangate al colmo, rifinite da arricciolature e gobbe sforate.
Il puntale a bulbo quadro termina con un diamante in cima.
Lo stato di conservazione è pessimo: la superficie del manico è fortemente corrosa e le decorazioni sono quasi illeggibili.
Manifattura italiana
Circa 1530
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
625 (385) mm
Inv. 1192
L'arma è costituita da una gorbia a tronco di piramide decagona, dotata di una nervatura robusta che termina con una cuspide triangolare.
All'intersezione, la cuspide presenta due dentini ornamentali su ciascun lato, mentre in basso si trovano due cuspidi massicce più piccole, inclinate verso l'esterno, con profilo esterno dentato.
Lo spiedo è contrassegnato da un marchio a rocchio punzonato sui piatti.
La breve asta, moderna, è rivestita di velluto cremisi ed è ornata con borchie e gigli araldici in ottone.
Completa l'arma una nappa di seta cremisi e una ghiera con brocco.
Manifattura francese meridionale, manifattura milanese
XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di rame, seta
375 mm (252-16 mm), 240 g
Inv. 1305-1337
Daghetta composita caratterizzata da una lama robusta, due bracci alla valenzana, scartocciati alle estremità, e un’impugnatura in legno, modellata a tortiglione e avvolta da un filo di rame lavorato a cordelline e teste di moro. All’estremità inferiore dell’impugnatura si articolano un anello, cordonato all’attaccatura e costolato sulla sommità, e un tallone sodo dorato che si sviluppa a sezione di losanga; la superficie del tallone è marcata con una «R» di quattro millimetri, applicata verosimilmente nell’Ottocento.
All’apice dell’impugnatura si innesta un pomo all’iberica, prodotto in acciaio brunito e ornato da sottili incisioni che riproducono elementi fitomorfi; le medesime cesellature con motivi vegetali sono proposte altresì sul tallone della lama e sull’anello alla base dell’impugnatura.
La daghetta è corredata da un fodero in legno ricoperto di seta granata, che versa in discrede condizioni di conservazione. La custodia è arricchita da un astuccio laterale, atto a conservare eventuali lame aggiuntive, ed è rinforzata da una cappa e da un puntale metallico ornato ensuit.
La produzione dell’esemplare Bagatti Valsecchi è massimamente riferita all’area della Francia meridionale degli inizi del XVII secolo con integrazioni aggiunte nelle botteghe milanesi nel XIX secolo.
Manifattura italiana
Circa 1530
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
600 (360) mm
Inv. 1194
L'arma è costituita da una gorbia a tronco di piramide ottagona, senza bandelle, che continua con una nervatura robusta, terminando in una cuspide triangolare.
La cuspide presenta due dentini ornamentali su ciascun lato, di cui uno spezzato.
In basso si trova un'altra cuspide, di dimensioni minori e sottile, inclinata verso l'esterno e con un profilo esterno dentato due volte.
L'arma è dotata di una breve asta moderna, rivestita di velluto cremisi e ornata con borchie e gigli araldici in ottone. Completa il pezzo una nappa di seta cremisi, ma è priva della ghiera con brocco.
L'arma appare molto corrosa.
Lo spiedo è contrassegnato da un marchio a rocchio punzonato su ciascun piatto.
Manifattura italiana
Metà XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
584 (400) mm
Inv. 1260
L'arma è composta da una gorbia in tronco di piramide decagonale con breve bandelle, seguita da una nervatura robusta e una cuspide triangolare da spiedo.
La cuspide ha merli guelfi ornamentali su ciascun lato e le alette in basso sono costituite da cuspidi costolate in obliquo.
L'intera superficie presenta ossidazioni e danni.
La breve asta è moderna e decorata con borchie di ottone e una nappa di seta rosso cremisi.
Il tutto viene completato da una ghiera con brocco.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, seta, ottone
756 (610) mm
Inv. 1225
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagona, senza bandelle, con due ampi raffi broccati e ugnati alle estremità.
Il raflio di sinistra ha un'ampia V punzonata con una marca: uno scroto crocettato biforcato stondato. L'arma è molto ossidata e ha dei gusti lungo i fili.
Completa l'arma un'asta moderna con una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a spicchi, con una ghiera con brocco.
Manifattura italiana
Prima metà del XVII secolo
Bronzo dorato
1220 g
Inv. 1320
Morso in bronzo dorato per cavalli con un'imboccatura articolata in due coni snodati ai vertici e fissati alle stanghette con grande barbozzale.
Le guardie sono brevi e arcuate, con grandi voltoi bloccati da un distanziatore rigido; il tutto è corredato di ganci e campanelle per le redini.
Sono stati trovati morsi di bronzo durante scavi archeologici che interessavo beni di epoca romana, etrusca e celtica, ma esemplari così sono rari in epoca moderna.
Questo tipo di morso è stato definito anche come "scaccia".
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone
755 (610) mm
Inv. 1227
L'arma è costituita da una gorbia in tronco di piramide decagonale senza bandelle, seguita da due ampi raffi broccati entrambi raffiguranti una ferita a serpentina, e uniti alle estremità.
Dalla gorbia esce un lungo quadrellone. L'asta moderna è ornata con borchie di ottone a spicchi ed è priva della nappa di seta.
Comprende la ghiera con brocco.
Manifattura Indiana di Mogul
seconda metà del XVIII secolo.
Acciaio argento in parte dorato
654 x 115 mm 980 g
Inv. 1308
Scure in acciaio composta da una testa con gli strumenti da taglio, uno stilo inserito nella bocca e un manico tubolare, cordonato sulla lunghezza, che al contempo funge da canna da fuoco con scodellino emisferico. La testa si articola difformemente alle due estremità: sul fronte si sviluppa la lama con taglio lunato – con il profilo superiore lineare e quello inferiore concavo e declinato leggermente a becco – mentre sul retro si colloca un modesto martello con il battente largo. La bocca che lega le due sezioni è lavorata a madrevite e cela al suo interno lo stilo, caratterizzato da un manico sottile, già argentato, e da un pomo che costituisce congiuntamente anche l’impugnatura della scure.
Il ferro e la testa del martello sono decorati con raffinati motivi fitomorfi a kufgari in argento, parzialmente dorato: una tecnica analoga all’agemina che prevedeva di ottenere decorazioni policrome mediante l’intarsio di diverse colorazioni di metalli.
L’esemplare Bagatti Valsecchi rappresenta un’arma combinata ovvero un oggetto ambivalente che comprende l’assemblaggio di armi tecnicamente diverse. Nella sua forma principale è un «tabar» indiano, arma molto simile al «tabarzin» persiano: una scure diffusasi nel Mahratta – specialmente nello Jodhpur – che veniva appesa all’arcione della sella e lanciata, dai cavalieri moghul, durante la carica al galoppo.
Dopo l’avvento delle armi da fuoco, in Europa venne avviata un’ampia sperimentazione attorno alla produzione di armi combinate, al fine di coniugare in un unico oggetto tecniche differenti. Nel corso del XVI secolo furono testati numerosi armamenti – rotelle, pugnali, balestre, scuri e martelli d’arme – combinati alla funzione di sparare; talvolta, questi congegni celavano un terzo elemento, spesso costituito da uno stilo, come nell’esemplare Bagatti Valsecchi. Ad ogni modo, si trattava di oggetti sperimentali, spesso caratterizzati da un funzionamento poco efficiente a causa della precarietà del montaggio di armi eterogenee.
Sebbene le armi combinate siano un’invenzione specificatamente occidentale, è possibile ricondurre la realizzazione della scure Bagatti Valsecchi all’ambito indiano – in particolare di Moghul – del XVIII secolo; tale produzione, pertanto, dovette verosimilmente ispirarsi a modelli tipicamente europei. La raffinata decorazione riportata sulle parti metalliche e la complessità di assemblaggio delle diverse armi suggeriscono oltretutto una destinazione prettamente cerimoniale e non da guerra.
Manifattura italiana
XVII secolo
Acciaio inciso legno velluto rame
605 mm 500 g
Inv. 1306
L’armamento è composto da un lungo manico tubolare in velluto liso, già rosso, con ghiera di raccordo sulla quale si innesta una testa in acciaio, articolata difformemente alle due estremità: sul fronte si sviluppa la scuricina mentre sul retro si incunea una decorazione formata da quattro artigli d’aquila. L’occhio e il collo della scuricina sono caratterizzati da incisioni vegetali mentre il filo è ornato a giorno da un traforo costituito da tre lobi centrali e due cuspidi arcuate laterali; il manico è granato e imbullettato a scaglionetti diritti e rovesci.
Originariamente, l’esemplare rientrava nel novero delle armi da buttafuori, caratterizzate da un manico tubolare culminante in una lama lunga e stretta, frequentemente corredata da una stampella o due rebbi; l’oggetto è stato successivamente privato della lama e trasformato in scure.
L’armamento è unanimemente riferito dalla critica alla produzione italiana della metà del XVII secolo
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
700 (547) mm
Inv. 1253
L'arma è costituita da una gorbia in tronco di piramide decagona, senza bandelle, seguita da due ampi raffi broccati e uniti alle estremità.
Dalla gorbia esce un lungo quadrellone. L'asta moderna è decorata con una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a spicchi.
Completo di ghiera con brocco.
Manifattura tedesca
Metà XVII secolo
Acciaio intagliato e già dorato
400 g e 300 g
Inv. 1314 - 1315
Le due staffe sono costituite da due bracci elaborati a cordoni e con teste d'uccello stilizzate sagomate nelle estremità; sulla sommità dei bracci è presente un occhio girevole per lo staffile.
La panca di forma ovata consentiva l'appoggio del piede.
Il predellino si stringe verso il centro formando un cerchio.
Presentano una forma alleggerita rispetto ai modelli del Quattrocento e Cinquecento, con decorazioni tipiche del Seicento.
La staffa, nella storia, ha contribuito all'espansione delle popolazioni barbariche in Europa, grazie al miglior sostegno per il cavaliere e a una distribuzione equilibrata del peso.
Queste due staffe furono acquistate nel 1881 dal negozio di Giuseppe Baslini per la collezione Bagatti Valsecchi.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
785 (610) mm
Inv. 1221
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagonale, priva di bandelle, seguita da due ampi raffi broccati con ugnati alle estremità.
Dalla gorbia esce un lungo quadrellone, adornato da una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a spicchi.
L'asta lunga moderna è dotata di una ghiera con brocco.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
794 (633) mm
Inv. 1259
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagonale priva di bandelle, racchiusa da un piccolo nodo a cucinetto.
Seguono due brevi ampi raffi sagomati e dalla gorbia esce una lunga e stretta cuspide a losanga leggermente sgusciata. L'arma è molto ossidata e presenta alcuni guasti, tra cui un raffio spezzato che è stato riparato con due ribattini.
L'asta è moderna e decorata con una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a spicchi, ma è spezzata alla base e manca la ghiera con brocco.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
733 (605) mm
Inv. 1214
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagona, con brevi bandelle e racchiusa da un piccolo nodo e anellature.
Seguono due rebbi diritti, leggermente inclinati all'esterno, e un lungo quadrellone a sezione romboidale.
L'asta, di fattura moderna, è ornamentata con una nappa di seta gialla e rossa e grandi borchie di ottone a forma di stella.
Manifattura italiana
Metà del XVI e fine del XIX secolo
Acciaio
560 mm; 3000 g; calibro 14, 5 mm
Inv. 1336
Canna di scoppietto caratterizzata da un corpo tubolare snodato attorno a due differenti ordini, divisi tra loro da fascette intermedie formate da profilature gravate. Il primo ordine è costituito dalla parte della culatta, distinta da una superficie lavorata a nastri intrecciati e dotato di un focone di sette millimetri di diametro. Il secondo ordine è composto dalla parte della volata, definita da incisioni poste all’estremità della canna, rappresentanti un muso squamato di drago che, con le sue fauci dentate, delimita la bocca dell’arme.
La produzione dell’esemplare Bagatti Valsecchi è riferita all’ambito italiano della metà del XVI secolo con integrazioni datate al XIX secolo. Nell’Ottocento la canna è stata invero modificata per essere trasformata in un modellino d’artiglieria: la culatta è stata integrata da due «orecchioni» e sul retro è stato aggiunto un occhio.
Lo scoppietto è uno dei primi esemplari di arma da fuoco individuale portatile e il suo utilizzo è documentato dalla fine del XV secolo fino al termine del secolo seguente. Si tratta di un’arma di media lunghezza, più corta di un archibuso ma tecnicamente compresa nel novero delle armi da fuoco lunghe. Rispetto alle coeve armi da fuoco, lo scoppietto presenta una canna molto più robusta e pesante, in grado di resistere allo scoppio di una carica di polvere di peso uguale a quello della palla di piombo del proiettile, ovvero il doppio dell’ordinario.
In epoca rinascimentale, le canne di scoppietto terminanti a bocca di drago hanno goduto di ampia fortuna, cionondimeno questi esemplari si sono conservati con molta difficoltà poiché nel corso del tempo furono destinati alla fusione, volta al recupero del metallo. Le armi sopravvissute – conservate oggi nelle principali collezioni internazionali – si sono salvate grazie ad adattamenti postumi, ottenuti rimontando le canne su casse con meccanismi tecnicamente più moderni.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
760 (610) mm
Inv. 1213
L'arma è composta da una gorbia decagonale priva di bandelle e chiusa da un piccolo nodo a cuscino.
Seguono due rebbi che formano una controcurva inclinata verso l'esterno e cordonature oblique. L'asta moderna ha una nappa di seta verde e rossa e grandi borchie di ottone stellate.
L'intero oggetto è molto ossidato.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
690 (563) mm
Inv. 1210
L'arma è composta da una gurbia in tronco di piramide decagonale, con brevi bandelle e un piccolo nodo posto tra cornicette.
Seguono due rebbi, a sezione romboidale, leggermente incurvati e inclinati all'infuori. L'insieme è molto ossidato e termina con un lungo quadrellone a sezione romboidale, ornato allo stacco con cordonature.
L'asta, invece, è moderna e presenta una nappa di seta verdastra e rossa e grandi borchie di ottone stellate.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
600 (490) mm
Inv. 1211
L'arma ha una gurbia in tronco di cono, con una sezione profilata in parte e chiusa da un piccolo modo e un anello.
Due rebbi diritti seguono la gurbia, con una sezione romboidale e inclinati all'infuori. Uno dei rebbi mostra alcune sfaldature.
L'asta è moderna, decorata con una nappa di seta verdastra e rossa e grandi borchie di ottone a forma di stella.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XIX secolo
Acciaio intagliato e brunito
855 mm 800 g
Inv. 1310
Bastone in acciaio brunito composto da un puntale sagomato, un corpo tubolare e un pomo modellato come uno teschio d’uomo, chiuso in un elmetto da cavallo crestato, con visiera di tre lame. La struttura è suddivisa in sei campi longitudinali, distinti tra loro da filetti rilevati, e ornata da geometrici motivi a losanghe; alla sommità, sotto al pomo, sono presenti due fori destinati al cappio.
Il bastone, nel suo impiego più comune, è stato usato come supporto per il passeggio o come arma rudimentale. A partire dalla seconda metà del XVIII secolo divenne un indispensabile corredo all’abbigliamento borghese maschile: le scarse condizioni di sicurezza e la stringente normativa, che impediva ai cittadini di armarsi, causarono, nel pieno Ottocento, un aumento esponenziale della produzione di oggetti che nascondevano, oltre all’uso comune, una valenza protettiva. I bastoni rappresentavano bene queste esigenze poiché potevano essere dotati di lame estraibili o perfino di congegni a fuoco.
L’esemplare Bagatti Valsecchi è riferito alla produzione norditaliana del XIX secolo e non cela alcun ordigno segreto ma, a differenza dei comuni bastoni di supporto – realizzati con i materiali tradizionali quali il legno, la canna di bambù e il corno – è modellato in acciaio per garantire un buon grado di sicurezza personale in caso di aggressione.
Manifattura di Nave e manifattura milanese
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1390 mm (1130-30 mm), 1320 g
Inv. 1123
La moderna impugnatura presenta un'elaborazione in legno avvolta da filo di ferro messo a filetti e teste di moro, con pomo ovoide in cima.
La lama è larga e a sezione esagona, con una scanalatura vicino al forte e piccoli decori fitomorfi intorno alla segnatura.
Il ricasso presenta il nome "Antonio Piccinino" inciso su ciascun piatto della lama, e una marca a BARCA A VELA SCHEMATIZZATA ENTRO UN RETTANGOLO di circa 7 mm d'altezza, identificata con la località di Nave nei pressi di Brescia.
Manifattura dell’Italia settentrionale
XIX secolo
Acciaio ferro legno
505 mm; 1020 g
Inv. 1313
L’armamento è composto da un’impugnatura in legno sagomata, terminante con una ghiera, sulla quale si innesta un anello che racchiude cinque catene caratterizzate da una piccola sfera metallica, di ventitré millimetri di diametro, posta all’estremità.
Le catene sono definite da due tipologie di maglie differenti: quelle esterne e quella centrale presentano una semplice maglia «a otto», mentre le catene intermedie sono rafforzate da un ferro che sporge dall’intreccio della maglia similmente «a otto».
Il mazzafrusto è un’arma tipicamente contadina, composta generalmente da un lungo manico in legno sul quale si innestano una o più catene culminanti con sfere di ferro o di acciaio. Tra il XIV e il XV secolo, quest’arma è stata usualmente impugnata dai braccianti a piedi poiché le tipologie per l’utilizzo del mazzafrusto dal destriero si differenziano per le dimensioni più ridotte.
L’esemplare Bagatti Valsecchi è unanimemente riferito al XIX secolo, ed è il frutto di una fabbricazione che ha interpretato liberamente la tipologia medievale, seguendo i canoni dettati dall’istorismo ottocentesco.
Lo studio dell’archivio economale della famiglia Bagatti Valsecchi ha permesso di accertare che il mazzafrusto fu acquistato da Giuseppe Baslini il 28 aprile 1884 – insieme ad altri oggetti ancora oggi riconoscibili nella collezione milanese – come testimoniato dalla fattura emessa dallo stesso antiquario, e da suo nipote, Romeo Rainoldi, in data 28 febbraio 1885.
Manifattura persiana per committenza ottomana
Circa 1530-1550
Acciaio sbalzato e inciso
1450 g
Inv. 1177
La testiera è di grandi dimensioni e si presenta con una piastra principale con sei scanalature centrali che si biforcano alle estremità e tre scanalature intorno alle orecchie.
L'insieme viene completato da due para-guance tenuti dalle maglie in ferro.
Decorata con motivi floreali incisi, sulla fronte della testiera è presente un cartiglio con un'iscrizione islamica in caratteri kufici e, sul lato sinistro, un bollo di arsenale ottomano.
La lavorazione del metallo a scanalature potrebbe trovare la sua origine nel confronto con le armature in uso dalle truppe asburgiche della prima metà del Cinquecento.
La testiera è stata realizzata dopo il 1520 e mostra elementi di gusto persiano. Il tulipano, il garofano e il fiore del prugno furono gli ornamenti più frequenti sulla ceramica, tessuti e decorazione delle armi dell'epoca.
Nonostante la funzione protettiva della testiera, essa aveva anche una funzione scenografica, riprendendo le fattezze degli animali mitologici.
Manifattura tedesca meridionale o manifattura italiana
seconda metà del XVI secolo
Acciaio
altezza 690 mm; 4200 g
Inv. 1300
Camicia in maglia d’acciaio, riferibile del XVI secolo, caratterizzata da: mezze maniche, terminanti a punta, un ampio scollo tondo, che conserva resti di un’allacciatura di pelle, e due brevi spacchi posizionati sul fronte e sul retro nella zona del cavallo. La maglia è composta da anelli molto fitti e minuti – del diametro di soli sei millimetri – ed è assemblata con la tecnica «a grano d’orzo».
Questa prevede l’unione di anelli interi, ricavati nella lamina d’acciaio, in cui si inseriscono anelli aperti e richiusi successivamente, sovrapponendo le due estremità, sigillate infine con un pernietto. Il perno ribattuto genera una piccola sporgenza che suggerisce proprio il nome della tecnica. Il numero di anelli a «grano d’orzo» inseriti determina conseguentemente la consistenza della trama: l’esemplare della collezione Bagatti Valsecchi prevede l’inserimento di quattro anelli aperti su ogni anello chiuso. Questa lavorazione consente un’ottima resistenza ai colpi avversari, infatti questi modelli venivano usualmente indossati sotto alcuni tipi di corsaletti, tra cui quello da cavallo leggero, da piede e da fante a piedi.
Tuttavia, il termine camicia è improprio poiché, ricalcando i modelli diffusi in occidente, la maglia propone un’unica pezza di “tessuto” con un solo spacco per infilare la testa; i modelli di provenienza islamica, al contrario, prevedevano una vera e propria apertura frontale che veniva chiusa con stringhe di cuoio.
Lo studio dell’archivio economale della famiglia Bagatti Valsecchi ha permesso di accertare che la camicia di maglia fu acquistata da Giuseppe Baslini l’8 dicembre 1881 – insieme ad altri oggetti ancora oggi riconoscibili nella collezione milanese – come testimoniato dalla fattura emessa dallo stesso antiquario in data 10[?] gennaio 1882.
Manifattura tedesca o inglese
XIX secolo
Acciaio brunito;
1100 g
Inv. 1302
Maschera in acciaio brunito, modellata con i lineamenti di un uomo calvo di mezza età e composta da due parti congiunte, divise sotto la linea orbitale: la sezione superiore comprende parte della calotta, la fronte, gli occhi e l’attaccatura del naso mentre quella inferiore ingloba il resto del volto e parte del collo. La bocca e le narici presentano vere e proprie fessure mentre gli occhi sono evidenziati da forature sagomate; altri forellini sono presenti alle estremità delle orbite.
Le due sezioni che compongono la maschera sono state prodotte nel nord Europa – verosimilmente in Germania o in Inghilterra – in epoche differenti, per poi essere assemblate in un unico manufatto nel XIX secolo. La porzione inferiore è riferita alla produzione settecentesca e presenta una modellatura più raffinata, di retaggio barocco, mentre quella superiore, di manifattura ottocentesca, è caratterizzata da tratti più grossolani e approssimativi. Per conferire un aspetto unitario all’armamento, al momento dell’assemblaggio è stata operata la brunitura dell’intera superficie.
La definizione «maschera da giustizia» discende dalla tradizione del romanticismo ottocentesco, periodo in cui nelle armerie fiorirono oggetti fortemente caratterizzati da elementi macabri. Gli unici riscontri invero si possono instaurare con manufatti del tutto inventati, esposti nelle cosiddette «sale di tortura» ottocentesche. L’unicità dell’esemplare genera numerose incognite sulla sua conformazione che evoca due modelli diversi: le maschere da guerra romane di epoca imperiale – comunemente realizzate in bronzo – e le maschere funebri diffusesi tra i popoli della steppa.
Lo studio dell’archivio economale della famiglia Bagatti Valsecchi ha permesso di accertare che la maschera fu acquistata dall’antiquario Giuseppe Baslini il 28 marzo 1884. Tale acquisto è testimoniato dalla fattura emessa dallo stesso mercante, e da suo nipote Romeo Rainoldi, in data 28 febbraio 1885. Il documento permette di accertare che la maschera fu acquistata congiuntamente a due tovaglie, per una spesa complessiva di millecentocinquanta lire.
Manifattura di Passau, manifattura olandese, manifattura milanese
Circa 1640
Acciaio, legno, filo di ferro, rame
1120 mm (933-30 mm), 1000 g
Inv. 1373
L'impugnatura è di legno a forma di tortiglione, avvolta da filo di ferro intrecciato e terminante con un pomo sferoide a spicchi.
Il blocchetto è largo e cuspidato, con bracci orientati in sensi opposti e guardia incurvata verso l'alto. I legamenti sono presenti fino alla parata e all'orlo della tazza. La tazza è divisa in quattro spazi aperti, decorati con fogliami e fiori e con un ritratto di un cavaliere in ciascuno.
La lama, molto ossidata, è stretta prosegue a sezione esagona e scanalata al forte, dove reca, a sinistra, un lupo stilizzato e ageminato in rame.
Manifattura di Solingen
Circa 1650
Acciaio
757 x 34 mm (codolo 146 mm), 300 g
Inv. 1387
La lama ha una forma a losanga ed è molto ossidata.
L'impugnatura presenta elementi fitomorfi che racchiudono una Venere accompagnata da Cupido, incisi su entrambi i lati. Sul codolo è presente il punzone con le lettere maiuscole ZS.
La lama non appartiene al suo set originale, ma probabilmente fu acquistata per essere inclusa in un diverso set di armi bianche.
Manifattura di Solingen e manifattura milanese
Circa 1610, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1117 mm (965-35 mm), 1150 g
Inv. 1204
La moderna impugnatura dell'arma è di legno avvolto da filo di ferro a filetti, cordelline e teste di moro, con un pomo a barilotto a dodici faccette sulla parte superiore.
La guardia è incavata verso l'alto, mentre la parata forma un'andatura contrapposta e ambedue si allargano alle estremità.
La controguardia è composta da tre parti. La lama, molto corrosa e danneggiata, ha una sezione lenticolare con scanalature per tutta la lunghezza, terminante con una punta molto acuta riforgiata successivamente. Il nome dell'armaiolo "WILHELM ... SOLINGEN", sormontato da "ORBI TRE VOLTE", è punzonato in grandi caratteri maiuscoli sul forte della lama.
Manifattura di Toledo e manifattura milanese
Fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1195 mm (1035-16 mm), 720 g
Inv. 1134
L'impugnatura del fodero è di legno avvolto da filetti e cordelline di ferro e termina in alto con un pomo ottagonale con spighette sulle facce.
I bracci diritti hanno la guardia ampiamente incurvata verso l'alto e terminano con un ricciolo. Il set comprende archetti e grandi valve a conchiglia.
La lama, a sezione romboidale, ha una scanalatura al forte e riporta la scritta "XX PEDRO XX DEL XX MONTE XX EN XX" sulla sinistra e "XX TOLEDO XX" sulla destra.
Manifattura europea occidentale
Circa 1640
Acciaio, legno, filo di ferro
1270 mm (1120-24 mm), 1300 g
Inv. 1125
L'impugnatura è fatta di legno avvolto da filo di ferro, cordelline e teste di moro. In cima c'è un pomo sferoide con tredici sfaccettature.
La lama a sezione di losanga ha una marca punzonata a destra con la lettera maiuscola "S", entro un rettangolo sormontato da una corona. fornimento simmetrico a gabbia, è composto da cinque ponti lisci, ampie guardie e valve a conchiglia.
Manifattura europea occidentale
Circa 1640
Acciaio, legno, filo di ferro
1193 mm (1048-27 mm), 1150 g
Inv. 1121
La spada ha un'impugnatura lavorata a tortiglione con filo di ferro avvolto attorno al legno a formare filetti, cordelline e teste di moro.
In alto c'è un pomo ovoide diviso in due mezze sfere sfaccettate. I bracci dell'impugnatura sono rivolti in senso opposto e terminano leggermente ringrossati. Le due guardie sono decorate con cherubini. C'è anche un elemento aperto saliente sulla guardia.
La lama ha una sezione a losanga ed è molto corrosa, mentre il ricasso ha i resti di uno scudetto punzonato ormai illeggibile.
Manifattura europea occidentale
Fine del XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta;
568 (416) mm
Inv. 1270
L'arma è composta da una gorbia troncoconica che termina con un nodo in due tronchi di cono contrapposti e anelli.
Arresti ad alette, fortemente incurvate e rivolte all'insù e con punte sottili. La cuspide larga e robusta è a triangolo allungato, sgusciata due volte per piatto. La superficie dell'arma è molto ossidata e presenta vari guasti.
L'asta è moderna, ornata con i resti di una nappa di seta cremisi e con borchie di ottone a spicchi.
Manifattura europea occidentale, manifattura spagnola e manifattura milanese
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1270 mm (1115-26 mm), 1400 g
Inv. 1163
La moderna impugnatura è avvolta in filo di ferro messo a filetti, cordelline, trecciole e teste di moro, con un pomo a tino in cima. Il blocchetto a semicerchio ha bracci rivolti in senso opposto, terminanti leggermente ringrossati.
Il fornitore simmetrico a gabbia ha quattro ponti lisci con valve ad arco e un'ampia guardia che termina con un elemento aperto. La lama ha una sezione di losanga, con un ricasso poco scavato e la punzonatura di una mezzaluna seghettata evidenziata dalle lettere "I.E.S.V.S." al forte.
La "E" ricorda lo stile toledano. In chiusura, c'è un altro marchio: un tondo sotto crocetta.
Manifattura europea occidentale, manifattura spagnola e manifattura milanese
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1189 mm (984-15 mm), 900 g
Inv. 1379
L'impugnatura è realizzata in legno lavorato a tortiglione, avvolto da filo di ferro.
L'impugnatura finisce con un pomo ovoide a dodici faccette, con cordonature a metà altezza. Il blocchetto ha una cuspidatura da cui si dipartono i bracci, slargati e con estremità lavorate. La guardia è aperta e leggermente curva. La gabbia comprende sei archetti intagliati con una sezione di rombo scanalato.
Sulla lama, nello scanalatura, sono presenti le scritte "SAHAGM" ormai difficilmente leggibili.
Manifattura europea occidentale, manifattura tedesca
Fine del XV secolo
Acciaio intagliato e in parte già dorato
530 mm 1020 g
Inv. 1385
La mazza è composta da un manico tubolare con l'impugnatura a spirali intagliata a sgusciature alternate da cordoni doppi che presentano tracce di doratura.
L'impugnatura non è completa del cappellotto in basso. In fondo al manico si trova il foro per il cappio. La testa è a sette coste cuspidate saldate a rame e con riccioli in alto e in basso.
La mazza – in legno, ferrata o interamente in ferro – è l'arma più antica dell'umanità, derivante dalla clava, e largamente impiegata in tutta l’Europa. Con l'avvento dell'armatura a piastre d'acciaio la mazza d'arme subì alcune trasformazioni con l'aggiunta di punte sempre più taglienti per poter meglio sfondare le armature. Dalla fine del Trecento, rappresentava, l'arma per eccellenza del cavaliere, mentre nel Cinquecento, divenne un'insegna di comando della cavalleria. La duplice funzione contrastante di terribile strumento giuridico per la classe plebea e nobile insegna della cavalleria, ha contribuito ad accendere le fantasie di molti collezionisti.
Le mazze infatti sono presenti in molti musei di armi e strumenti di tortura.
Manifattura europea occidentale, manifattura tedesca
XVII secolo
Acciaio, seta
Ø 59 cm
8000 g
Inv. 1111
L'arma è un brocchiere a forma circolare con sezione leggermente conica.
Al centro ci sono foglie d'acanto e un brocco massiccio. La circonferenza è lavorata con smusse e cuspidi, con dei ribattini a rosetta per fermare la frangia di seta granata. Ci sono anche otto altri ribattini per fermare il cuscino con la maniglia d'impugnatura. All'interno ci sono numerose sfaldature e si possono vedere delle tracce di prova di moschetto. Le prove di moschetto non sono probabilmente autentiche, ma aggiunte in un secondo momento per renderle più interessanti dal punto di vista commerciale. Questo brocchiere in particolare si differenzia dagli altri per la mancanza di frange con qualche traccia ancora presente.
Questo brocchiere fa parte di un gruppo di sei simili tra loro.
Manifattura europea occidentale, manifattura tedesca
XVII secolo
Acciaio seta
Ø 59 cm
7500 g
Inv. 1112
Il brocchiere si distingue per la mancanza delle frange, delle quali rimane solo qualche traccia, e la prova di moschetto in alto a destra.
Manifattura europea occidentale, manifattura tedesca
XVII secolo
Acciaio, seta
Ø 59 cm
7000 g
Inv. 1113
Il brocchiere si differenzia per l'assenza delle frange, di cui rimane solo qualche traccia, e la presenza evidente di una prova di moschetto accanto a uno dei ribattini per la maniglia.
Manifattura europea occidentale, manifattura tedesca
XVII secolo
Acciaio, seta
Ø 58 cm
8000 g
Inv. 1131
Il brocchiere ha una prova di moschetto accanto a uno dei ribattini lungo il bordo.
Manifattura europea occidentale, manifattura tedesca
XVII secolo
Acciaio, seta
Ø 60 cm
7500 g
Inv. 1132
Il brocchiere presenta una prova di moschetto posizionata vicino al centro.
Manifattura europea occidentale, manifattura tedesca
XVII secolo
Acciaio, seta
Ø 59 cm
8000 g
Inv. 1133
Il brocchiere è dotato di prova di moschetto in alto a destra.
Sono presenti alcune sfagliature e tracce di corrosione sull'acciaio.
Sul retro mancano le imbracceture.
Manifattura europea, manifattura tedesca
Seconda metà del XVIII secolo
Acciaio, legno
890 mm, 2550 g
Inv. 1103
Si tratta di una scure da zappatore composta da un lungo manico in noce ovalizzato, una ghiera metallica, ferro a doppia testa con scure e martello, e una cuspide lanceolata a losanga posta al sommo.
Il ferro presenta incisioni con il numerale 4 a destra della scure, mentre a sinistra entro un rettangolo c'è il nome "C. Silva", "Brescia" e il numerale "12".
Questa scure si ispira ai modelli usati in battaglia nel Quattrocento e Cinquecento. Nel corso del Settecento gli eserciti dell'Europa occidentale recuperarono, per alcune tipologie di armi, le forme del passato. Per le armi da parata gli armaioli imitarono modelli rinascimentali. Col tempo l'utilizzo in battaglia di questa tipologia venne per la pesantezza e l'ingombro. Si trasformò quindi in un'arma da parata usata dai corpi del genio soprattutto durante le sfilate militari.
Il nome "Silva" si riferisce probabilmente all'armaiolo attivo a Milano tra il 1510 e il 1550 che incideva le lettere "NI" sormontate da un compasso sulle armi che produceva.
L'armaiolo che realizzò la scure operò a Brescia probabilmente nella seconda metà dell'Ottocento.
Manifattura francese
1570 circa, con integrazioni della fine del XIX secolo
Acciaio
3050 g
Inv. 1348
L'elmetto è stato danneggiato sul fronte e sulla nuca, ma ha ancora una cresta posteriore, una pennacchiera e due lame di guardacollo.
La maschera ha una forma triangolare con una apertura facciale e un gancio sulla destra. L'elmetto è sprovvisto di decorazioni ed è stato utilizzato per tornei a cavallo.
Ha anche una ventaglia moderna con nove fori disposti in quadrato.
Manifattura francese meridionale, manifattura milanese
Inizi del XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
467 mm (322-30 mm), 550 g
Inv. 1353
La spada ha un'impugnatura di legno avvolta da filo di ferro intrecciato a forma di cordellina e teste di moro.
Il pomo superiore ha una forma ovoide con dieci faccettature. Ci sono anelli all'inizio e alla fine del manico. I bracci sono doppi, curvati verso il basso e decorati con nodi in cima e arricciature agli estremi a forma di granchio.
La lama è molto forte con un bordo a sezione losangica e un tallone appiattito.
Manifattura francese meridionale, manifattura milanese
Inizi del XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
348 mm (236-18 mm), 300 g
Inv. 1354
L'impugnatura del coltello è di legno lavorato a tortiglione e avvolta da filo di ferro messo a filetti e cordelline.
In alto, l'impugnatura termina con un pomo a fico a otto faccette. Il coltello ha una lama molto corrosa e robusta, con un tallone sodo sgusciato e una sezione di losanga.
I bracci del coltello si curvano verso il basso e hanno le parti terminali a bulbi.
Manifattura francese meridionale, manifattura milanese
Inizi del XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di rame, agemina d'argento
373 mm (255-22 mm), 220 g
Inv. 1357
L'impugnatura di questo pugnale è in legno, avvolta da filo di rame ferro intrecciato.
In alto, l'impugnatura termina con un pomo a tino a dieci faccette, decorato con piccoli fiori in agemina d'argento. Il blocco prismatico ha un anello e bracci ricurvi in basso, decorati con nodi e arricciolati alle estremità. La lama è molto robusta e ha una sezione di losanga sgusciata, e presenta una piccola mezzaluna punzonata.
Presenta decorazioni in agemina, con bracci doppi arricciati verso il basso chiamati a granchio.
Manifattura Italia settentrionale e manifattura bresciana
Circa 1630
Acciaio, legno, filo di ferro
1245 m (1005-20 mm) 1250 g
Inv. 1144
La spada presenta un'impugnatura a tortiglione con il legno avvolto da filo di ferro messo a cordelline, trecciole e teste di moro.
In cima all'impugnatura, c'è un pomo a tino con diciotto scanalature. La lama ha un ricasso sodo, con una sezione a losanga spianata e sgusciata al forte e una guardia ampia con un elemento aperto saliente con un ricciolo terminale.
Il ricasso è punzonato due volte con le lettere maiuscole "CAINO" e "Or" sotto una corona elaborata, mentre sulla lama ci sono due punzonature di "IESVS".
Manifattura Italia settentrionale e manifattura tedesca
Circa 1600
Acciaio, legno, filo di rame
1123 mm (975-20 mm), 980 g
Inv. 1130
L'impugnatura è rivestita in legno e cordelline di fili di rame riuniti in listelli, con un pomo a tronco di piramide rovescia con quattordici sgusciature longitudinali a barilotto.
La lama, molto corrosa, è a sezione losanga, con punzonature sul ricasso destro che recitano il nome "ANTONIO", e su quello sinistro "PICCININO" con uno scudetto coronato, ma l'autenticità della firma è dubbia.
Questi nomi e marchi erano spesso falsificati sia durante la produzione che nel XIX secolo.
Manifattura Italia settentrionale e Pisa
Seconda metà del XVI secolo, XVII secolo
Acciaio brunito
2150 g
Inv. 1342
Il copricapo fa parte della tipologia di armi indossate dai combattenti durante il Gioco del Ponte, una competizione medievale tra le contrade della città di Pisa per la conquista del ponte sull'Arno diventata istituzionale nel 1568.
Il copricapo è un "morione" che protegge completamente la testa e il collo del combattente, e presenta una visiera a gabbia di nove barrette, ribadite al suo contorno. Il gioco richiedeva l'uso di copricapi o "morioni" a causa della veemenza dei colpi inferti dalle mazze e dai bastoni. Le armi del Gioco del Ponte venivano riadattate dalle parti dismesse di armature per l'impiego bellico già presenti nelle armerie locali. Molti pezzi sono segnati con le lettere "GP" e indicano l'anno dell'evento.
Questo copricapo apparteneva a una delle contrade e presenta le lettere "LL" ribadite al guanciale sinistro.
Manifattura Italia settentrionale o manifattura francese
Fine del XVI secolo - inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
880 (730) mm
Inv. 1153
Un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagonale, seguita da arresti triangolari ad alette rivolte verso l'alto, con punte sottili.
Presenta una lunga cuspide triangolare con il tallone costolato, con tracce di decorazione. Ogni piatto è punzonato con un giglio.
La superficie metallica è ossidata e presenta sfagliature.
L'asta è moderna coperta in velluto granato, con una nappa di seta cremisi e borchie di ottone a spicchi.
Manifattura Italia settentrionale, manifattura milanese
1590-1610, fine del XIX secolo
Acciaio inciso e in parte annerito
1320 g
Inv. 1366
Lo zuccotto è un elmo dalla forma ogivale con una breve tesa orizzontale.
Era utilizzato principalmente dalla fanteria e dagli archibusieri a cavallo nei secoli XVI-XVII. Quest'elmo in particolare è decorato con quattro liste annerite con trofei alla lombarda e quattro spartiti politi contenenti un cartiglio con un guerriero armato all'eroica. Lungo il giro del cranio vi è una lista orizzontale con corridietro alternati a decori fitomorfi.
Il manufatto proviene dalle collezioni Bagatti Valsecchi ed è stato decorato con l'incisione in un secondo momento, probabilmente alla fine dell'Ottocento, per renderlo più interessante sul mercato antiquario.
Manifattura Italia settentrionale, manifattura milanese
Artigianato del XIX secolo, in forme del 1560-1580
Acciaio brunito, bronzo
6550 g
Inv. 1345
Si tratta di un elmo da incastro senza lame di guardacollo e di gronda, con canale a girocollo che si incastra perfettamente sulla goletta.
Utilizzato nella carriera per giostrare con lance a punta da guerra, è caratterizzato da numerose rigature indicate come tracce di colpi di lancia. L'elmo, in acciaio forgiato e battuto, presenta segni di prova di pallottola e striature per ricreare un'imitazione di autenticità.
È stato prodotto da una bottega ottocentesca e si presenta abbastanza vicino agli esemplari originali, anche se presenta una spessa lamiera tipica delle falsificazioni.
Manifattura Italia settentrionale, manifattura milanese
Circa 1580, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1235 mm (1090-20 mm), 1150 g
Inv. 1145
La spada presenta un'impugnatura moderna in legno avvolto da filo di ferro intrecciato e termina con un pomo a fico intagliato d'acanto.
La striscia, come viene chiamata, ha bracci diritti e lunghi con estremità ringrossate, un ampio fornimento a tre vie con due ponti e un anello. La guardia è ampia e termina con un elemento aperto saliente. La lama, a sezione di losanga, è più sottile rispetto alle spade e presenta i resti illeggibili di un punzone, fili guasti e corrosioni.
Questo tipo di spada, noto come "rapier", è apparso in Italia nel Cinquecento ed è stato utilizzato fino al Settecento, non solo come arma ma anche come accessorio obbligatorio di un gentiluomo barocco.
Manifattura Italia settentrionale, manifattura milanese
Circa 1590-1600, fine del XIX secolo
Acciaio inciso
1450 g
Inv. 1340
Il morione è caratterizzato da un coppo stretto, dotato di un'alta cresta con un filo largo lavorato a tortiglione.
La tesa ha una forma a barchetta, con contorni cordonati che ne definiscono i margini. Attorno al cranio, sono presenti ribattini in ottone, mentre la pennacchiera è realizzata in lamina di ottone.
L'acciaio del morione presenta diverse sfagliature, con difetti visibili alla cresta e alla punta anteriore della tesa. La superficie del coppo è decorata con incisioni ad acquaforte, suddivise in sette liste su ogni lato, separate da listelli ornati con motivi di fogliami, grottesche e figure alate. La cresta e la tesa sono fittamente incise con girali, che aggiungono un ulteriore elemento decorativo.
Alcune delle decorazioni del morione sono state probabilmente aggiunte verso la fine dell'Ottocento, con l'intento di conferire un aspetto antico all'incisione a girali della cresta e della tesa.
Questo copricapo si inserisce nel contesto delle armi "restaurate", progettate per creare un'armonia visiva all'interno della collezione e per fungere da elemento decorativo nell'armeria.
Manifattura Italia settentrionale, manifattura milanese
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1270 mm (1060-20 mm), 1265 g
Inv. 1136
L'impugnatura di questa spada da lato è moderna, fatta di legno avvolto da filo di ferro messo a filettini, cordelline e teste di moro, con un pomo a fungo liscio in cima.
Il blocchetto è ottagonale, con bracci che si diramano in modo opposto fino alla guardia incurvata verso l'alto. Ci sono due valve a calotta intagliate a giorno con un disegno a dischetti e gocciole messi concentricamente, con una rosetta al centro. La lama, molto arrugginita e danneggiata, è stretta e ha un ricasso sodo che si espande in una sezione a losanga piatta.
Sul ricasso ci sono due punzoni: una "z" con tre corone in fila verticale a destra e un'incudine coronata e tre marche illeggibili a sinistra.
Manifattura Italia settentrionale, manifattura milanese
Circa 1660, fine del XIX secolo
Acciaio intagliato, legno
255 mm, (158-8 mm), 60 g
Inv. 1290
Il manico dello stiletto moderno è a spirale con un pomo ovoide anch'esso lavorato in questo motivo.
La lama è sottile e corrosa con un dado prismatico inciso a fioriture vicino al tallone.
La sezione trasversale della lama è quadrata e gli bracci che formano l'eso sono montati al contrario.
Manifattura italiana
Circa 1630
Acciaio, legno, filo di ferro
1195 mm (1040-25 mm), 950 g
Inv. 1202
L'impugnatura di questa spada è fatta di legno intagliato a tortiglione e coperto da filo di ferro intrecciato.
La parte superiore termina con un pomo intagliato a testa di giovane. Il blocco cuspidato ha bracci che si estendono in senso opposto con falangette e anellature, con le estremità intagliate con due teste più piccole. Archetti intagliati e valve solide a conchiglia completano il decoro. Purtroppo, la valva destra è guasta.
La lama, molto arrugginita, ha un ricasso e diventa esagonale con due sgusciature scavate lungo la parte più resistente.
Manifattura italiana
Circa 1650
Acciaio, legno, filo di ferro
1158 mm (1088-22 mm) 1380 g
Inv. 1137
L'impugnatura di questo spada è avvolta in filo di ferro a cordelline e filetti intorno a un nucleo di legno.
In cima all'impugnatura c'è un pomo intagliato con quattro ovati contenenti foglie di palma stilizzate. Il blocco è sagomato e intagliato con un mascherone e fogliami. La guardia è sottile e incurvata in alto, con piccole olive intagliate ai colmi e alle estremità. La lama è stretta e scanalata al forte e poi a sezione di losanga. Il tallone è punzonato con due crocelline e il forte è segnato con le lettere IHS chiuse da stelline.
I bracci sottili sono rientranti in senso opposto con due legamenti a "esse" e completi di ponticello.
Manifattura italiana
Fine del XV secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
540 (425) mm
Inv. 1272
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in sezione quadrata, priva di bandelle, con un ferro ossidato e lunga cuspide, punzonato su entrambi i lati del piatto con un disegno a festoni di sette mezze lune sul lato sinistro e otto su quello destro, separate da terne di tondini.
L'asta moderna è decorata con una nappa di seta gialla e rossa e grosse borchie di ottone a stella, e completa di una ghiera con brocco. La decorazione a festoni si trova su molte ronche, e questo esemplare risulta più grossolano rispetto ad altri conservati in musei italiani e stranieri. Il marchio del rocchio è comune sulle armi in asta cinquecentesche provenienti dall'Italia settentrionale.
Non è esclusa l'ipotesi che sia un'incisione ottocentesca.
Manifattura italiana
Fine del XVI - inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
755 (615) mm
Inv. 1226
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagonale, chiusa da un nodo a forma di tino anellato.
Presenta rebbi lunati leggermente rientranti e una cuspide costolata. La superficie è fortemente ossidata e presenta una bandella saldata. L'asta è moderna e decorata con borchie di ottone a spicchi.
Rimangono solo i resti di una nappa di seta cremisi, mentre manca il brocco della ghiera.
Manifattura italiana
Fine del XVI - inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
878 (720) mm
Inv. 1157
Si tratta di un'arma composta da una gorbia troncoconica in sezione quadrata, priva di bandelle, con all'interno un'asta di legno.
La gorbia termina con un nodo quadrato chiuso da cordonature e presenta incisioni a riquadri. Il ferro della punta è di tipo veneziano, con breve arresto diritto e un sottile dente dorsale. Il ferro è molto corroso e presenta incisioni a elementi fitomorfi e un ovale ad altezza del dente con una croce latina all'interno.
L'arma è completa di un'asta moderna decorata con nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stella, oltre ad una ghiera con brocco.
Manifattura italiana
Fine del XVI - inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta;
870 (710) mm
Inv. 1158
L'arma è composta da una gorbia troncoconica in sezione quadrata, priva di bandelle, in cui è infilata l'asta di legno.
La gorbia, tutta incisa a riquadri, termina con un grosso nodo quadrato chiuso da cordonature. Il ferro tipico veneziano presenta brevi arresti diritti e un lunghissimo e sottile dente dorsale, ed è molto corroso. Un tempo era inciso con elementi fitomorfi, ormai quasi scomparsi sul piatto destro e poco leggibili su quello sinistro.
La lunga asta moderna è decorata con due nappe di seta gialla e rossa e grosse borchie di ottone a stella. Il falcione è completo di una ghiera con brocco.
Manifattura italiana
Fine del XVI - inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
905 (740) mm
Inv. 1152
L'arma è formata da una gorbia con forma di tronco di piramide decagona, seguita da arresti triangolari ad alette rivolte verso l'alto con punte sottili.
La cuspide è lunga e a triangolo. La superficie è molto ossidata e con forti guasti.
L'asta moderna è rivestita con velluto cremisi e decorata con una nappa di seta rossa e borchie di ottone a spicchi.
L'arma è completata da una ghiera con brocco.
Manifattura italiana
Inizi del XVII secolo
Acciaio, legno
1192 mm 2200 g
Inv. 1285
In origine si trattava di un buttafuori, arma caratterizzata da un manico tubolare che termina con una lama lunga e stretta corredata da una stampella o due rebbi.
L'oggetto, privo della lama, è stato successivamente trasformato in un attrezzo. Oggi si presenta composta da un lungo manico tubolare con ghiera triplice di raccordo; altre due ghiere si trovano al sommo.
Dall'occhio escono la scuricina e il martello, slargato alla bocca; il ferro è a sezione romboidale. La parte superiore termina con un cappellotto incernierato.
Manifattura italiana
Metà del XIX secolo
Acciaio brunito
950 g
Inv. 1318
Questa è un'imboccatura rigida composta da due elementi cilindrici collegati da un ponticello e con un occhiello centrale per la guida riportante mancante e stanghette slargate intorno all'occhio della briglia.
Le guardie sono diritte, con occhi per la catena che manca e campanelle per le redini. Questo tipo di morso fu utilizzato ampiamente nell'Ottocento, quando i cavalli erano molto usati come mezzo di trasporto.
Rispetto ai morsi antichi, questo è meno crudele e ha un'asta più corta.
Manifattura italiana
Prima metà del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
638 (405) mm
Inv. 1197
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagona, priva di bandelle, che prosegue con una robusta nervatura e termina in una cuspide triangolare.
Su ciascun lato si trova un'altra breve ma massiccia cuspide. Lo spiedo reca su ogni piatto una "P" punzonata in controparte.
L'asta moderna è ornata con borchie di ottone stellate e altre più piccole a spicchi, mentre la nappa è di seta gialla e rossa. Manca la ghiera con brocco.
Manifattura italiana
Prima metà del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
540 (370) mm
Inv. 1220
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide ottagonale, una robusta nervatura, una cuspide da spiedo triangolare e un breve quadrello.
Le ali hanno forma di due triangoli sottili, con un quadrello obliquo su ciascun lato. Il ferro è in pessime condizioni, ma ogni piatto del suo spiedo porta un marchio: una P sormontata da una croce. L'asta è moderna, ornata con borchie di ottone a spicchi.
È dotata di una nappa di seta gialla e rossa e di una ghiera con brocco.
Manifattura italiana
Prima metà del XVII secolo
Acciaio, legno di noce, corda, seta
1150 mm; 1860 g
Inv. 1368
La balestra è composta da un teniere in legno di noce con modanature dorsali, un pomolo tornito e un puntale a brocco.
Due passanti ai lati della testa fermano un sottile arco in acciaio a controcurva del traguardo e due colonnini di mira pieghevoli con piedistalli si trovano sopra. La manetta è guasta con resti di corda spezzata. La balestra è un'arma a pallottole utilizzata per la caccia di selvaggina di piccola taglia come gli uccelli, il cui successo durò più di 500 anni. Il terniere in legno pregiato, come il noce o il ciliegio, spesso abbelliti con intagli, serviva per appoggiare l'arma contro le spalle. La balestra era molto amata in Italia, particolarmente a Firenze, ed era considerata adatta anche per le donne. Gli esemplari più importanti di epoca rinascimentale si distinguono per gli intagli di gusto manieristico, mentre gli esemplari oltrealpe sono di fattura più tarda e con forme tipiche dell'arte barocca. La balestra è marcata alla mira con due scudetti ovati ai lati che recano all'interno una porta merlata ai lati, dalla quale esce una fiammata.
All'interno del bordo sono iscritte le lettere "M.L." e "M.P.".
Manifattura italiana
Prima metà del XVII secolo
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
480 (298) mm
Inv. 1199
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagona con sottili bandelle, che prosegue con una robusta nervatura e una cuspide ogivata al sommo.
La cuspide presenta su ciascun lato due piccoli dentelli e le alette, formate da altre due cuspite latoste obliquamente. L'intero ferro è molto ossidato e danneggiato. L'arma è dotata di una brevissima asta moderna, rivestita di velluto cremisi e decorata con borchie di ottone a spicchi e gigli araldici, oltre a una nappa di seta dello stesso colore.
Tuttavia, manca la ghiera con il brocco.
Manifattura italiana
Seconda metà del XIX secolo, nelle forme del primo XVII secolo
Acciaio
200 g ciascuno
Inv. 1325-1326
La forcella è costituita da due rami sottili e arcuati, a sezione triangolare, con un occhio e un bottone per il sottopiede, e una grande fibbia articolata su un altro occhio.
Uno stella a otto punte è fissata tra i rami. Questi sproni in stile erano molto comuni nell'Ottocento per costumi teatrali e cortei. Probabilmente facevano parte del corredo di Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, che amavano vestirsi in stile rinascimentale come mostrato in alcune fotografie dell'archivio del Museo.
Sono parte di una linea di speroni "da gala" e da teatro che mescolavano forme del passato con invenzioni di fantasia.
Manifattura italiana
Seconda metà del XIX secolo, nelle forme spurie del primo XVII secolo
Ferro gettato, saldato e ritoccato a freddo
100 g ciascuno
Inv. 1327-1328
Si tratta di una staffa per cavallo con branche poco arcuate, decorate a rilievo con scene equestri e mascheroncini, e animali fantastici sul collo e sulla forcella.
Ogni branca ha una linguetta con bottone per fissare il cuoietto del sottopiede e l'occhio esterno ha una fibbia lavorata a fogliami e teste di drago.
Inoltre, c'è una stella a cinque punte lavorata a fogliami, alternate a cinque piccole cuspidine, che rappresenta una tipica interpretazione ottocentesca di modelli e decorazioni barocchi.
Manifattura italiana
Seconda metà del XVI secolo
Acciaio
1100 g
Inv. 1316
La briglia ha un'imboccatura articolata in due metà e olive girevoli, scioglilingua e catenella con meloncini girevoli, stanghette con barbozzale e guardie lunghe e incurvate con due catenelle distanziatori.
Il morso è costituito da due aste laterali collegate da un'imboccatura. In Italia, la scuola di equitazione fondata a Napoli nella metà del Cinquecento da Federico Grisone e proseguita poi dai suoi allievi, Pignatelli a Napoli e Pluvinel in Francia, diffuse attraverso allievi e collaboratori inviati alle corti in tutta l’Europa il metodo italiano, basato sulla scelta di finimenti particolarmente crudeli così da poter piegare la volontà dell'animale. I morsi inventati da Grisone e dai suoi successori stupiscono per l'infinità di soluzioni immaginate a porre rimedio a ogni specifico difetto del cavallo.
Il tipo di morso qui presentato era chiamato "Mezo pe di gatto con le Olive" e Grisone consigliò di usarlo "Quando (il cavallo) ha la bocca insipida, e secca, e non è molto duro di barre, e va col capo basso".
Manifattura italiana
Seconda metà del XVI secolo e fine del XIX secolo
Acciaio
630 mm (478-32 mm), 460 g
Inv. 1377
La spada ha un'elsa composta da bracci ricurvi verso il basso e leggermente arricciolati agli estremi.
La lama è molto resistente e piuttosto lunga, ha una forma di losanga ed è molto corrosa.
La spada è stata adattata da una lama antica.
Manifattura italiana
XVII secolo
Acciaio, legno, ottone
615 (460) mm
Inv. 1229
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagona.
Sono presenti due robusti rebbi lunati a sezione prima esagonale poi a losanga con le punte spezzate, che terminano con una lunga cuspide. Il ferro è altamente ossidato e mostra danni lungo i fili.
L'asta è moderna e decorata con borchie di ottone, mentre manca il brocco della ghierra.
Manifattura italiana
XVII secolo
Acciaio, legno, velluto, ottone
820 (655) mm
Inv. 1154
Si tratta di un'arma con una gorbia ottagona a forma di tronco di piramide, seguita da arresti triangolari ad alette rivolte verso l'alto e con punte sottili.
La lunga cuspide tagliata in triangolo alla punta ha due sgusciature leggere su ogni lato. L'asta moderna è rivestita in velluto cremisi e ornata con una nappa di seta cremisi e borchie di ottone a spicchi.
È dotata di ghiera con brocco.
Manifattura italiana
XVII secolo
Acciaio, legno di ciliegio
1000 mm, 850 g
Inv. 1365
Il terniere è realizzato in legno di ciliegio e presenta una struttura snella, ma ha vari guasti all'altezza del gomito.
Sul dorso è presente una modanatura grossolana, mentre in testa c'è un brocco ottagonale e alla fine un pomolo tornito. Le ferrature mancanti bloccavano l'arco in acciaio e sono presenti colonnine inclinabili per la mira e ferrature sagomate lungo il gomito.
La manetta è stata sostituita con una leva completa di un bottone a scatto.
Manifattura italiana
prima metà del XVII secolo
Acciaio, legno, velluto, ottone, seta
473 (298) mm
Inv. 1196
Si tratta di un'arma composta da una gorbia in tronco di piramide decagonale chiusa in cima da uno scaglione cordonato, con due robusti arresti tronchi all'estremità e una nervatura al centro di una larga cuspide quasi romboidale.
Il ferro è molto ossidato e ogni arresto è punzonato con un piccolo rocchio.
L'arma manca della ghiera con brocco e ha un'asta moderna rivestita di velluto cremisi e adornata con borchie di ottone a spicchi e gigli araldici, oltre a una nappa di seta cremisi.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Circa 1620, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro dipinto
1155 mm (980-24 mm), 1160 g
Inv. 1147
La spada ha una moderna impugnatura di legno avvolta da filo di ferro messo a filetti, con la guardia e la controguardia curvate verso l'alto.
La lama, molto corrosa, presenta un ricasso sgusciato ed è a sezione di losanga sgusciata. Il forte della lama è scanalato con piccoli triangoli posti a zigzag, mentre sul ricasso, a destra, c'è un punzone formato da una corona sopra una lettera "P" o una lettera "B" poco leggibile.
L'impugnatura è terminata in alto da un pomo ovoide a dodici faccette.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Circa 1620-1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1215 mm (1062-30 mm), 1320 g
Inv. 1203
La spada ha un'impugnatura moderna con legno avvolto da filo di ferro a filetti, cordelline e teste di moro.
L'impugnatura termina con un pomo a barilotto stondato a dodici faccette. La guardia è ampia con bracci diritti leggermente ringrossati. C'è anche una controguardia formata da uno in tre capi. La lama è a un filo e mezzo, sgusciata fino al medio in corrispondenza della costola, per proseguire a sezione esagonale. Sul tallone della lama, è stampato un simbolo a sinistra: la figura della nave (Navicella) all'interno di un rettangolo, tra due mosche.
C'è anche un'altra mosca su ogni piatto. La lama riporta inoltre due volte le lettere "M+A+R+A+N".
La lama mostra segni di corrosione.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1285 mm (1120-25 mm) 1200 g
Inv. 1116
L'impugnatura della spada è moderna e ha una struttura di legno avvolta da filo di ferro messo a filetti, trecciole e teste di moro.
In cima, ha un pomo ovoide a tredici faccette, con un blocchetto a pentagono da cui escono i bracci rivolti in senso opposto. La guardia è ampia, incurvata verso l'alto e aperta. Bracci e guardia hanno estremità allargate e appiattite, mentre la controguardia è formata da uno in quattro parti. La lama, che mostra segni di corrosione e intaccatura lungo i fili, ha un ricasso profilato ed è a sezione esagonale.
Ha una scanalatura forte con un punzone che reca la scritta in caratteri latini "DE TOMAS DE AIALA" e una crocetta.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1287 mm (1087-30 mm) 1300 g
Inv. 1124
La spada ha un'impugnatura di legno avvolto da filo di ferro messo a filetti, cordelline e teste di moro, che si conclude in un pomo a tino a dieci faccette.
Ha bracci e guardia a ricciolo ringrossato, e una ampia guardia incurvata verso l'alto. La lama è molto corrosa e ha il ricasso scanalato.
La scanalatura continua per tutto il forte e la lama si presenta a sezione esagona, con decorazioni a piccoli elementi fitomorfi e punzonata due volte con la scritta "ME FECIT AQVILINVS".
Manifattura italiana e manifattura milanese
Circa 1650, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, pelle
715 mm (570-56 mm), 920 g
Inv. 1108
La spada ha un'impugnatura di legno avvolto di pelle bruna con un pomo a fico rovesciato.
Ha bracci arcuati in basso e slargati a rientrare e con l'anello alla crociera. La lama, non sua, molto guasta lungo i fili e corrosa dal trattamento con l'acido, reca un incavo per l'indice ed è sgusciata lungo tutto il piatto per tre volte.
Ogni piatto è marcato al tallone con il cuore di vandea a crocellina milanese, caricato in una "V" fra tre puntini.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Circa 1650, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di rame
1010 mm (845-20 mm), 600 g
Inv. 1129
L'impugnatura è costituita da quattro spicchi con barrette, con la manica di legno avvolta di filo di rame a treccia con ghiere.
In alto termina con un pomo ovoide intagliato a fogliami e in parte aperto. Il blocchetto è rigonfio, con gavigliani rivolti in senso opposto e bottonati. Gli archetti sono lavorati a semicerchio e scanalati. La doppia valva asimmetrica è intagliata come il pomo e ringrossata ai colmi. La lama, di forma losanga e scanalata al forte, riporta il nome IACOBO punzonato due volte.
Nel XVII secolo, la spada corta sostituì la striscia come arma da gentiluomo; la sua popolarità perdurò fino all'Ottocento, non solo in campo militare ma anche come accessorio nella vita quotidiana.
Manifattura di Norimberga
1560 circa
Acciaio, in parte annerito
10080 g
Inv. 1186
Il corsaletto è composto da una borgognotta alla leggera, priva di visiera, e da una gola completa del guardacollo, con gli spalletti di sei lame ciascuno.
Il busto del corsaletto è formato da un'ampia schiena e da un petto fortemente costolato a "tapul", cioè con la parte inferiore sporgente a tappo. Seguono le lame della panziera, cui sono attaccate le scarselle di sei lame, lunghe fin sopra il ginocchio.
La borgognotta, la gola, il petto e la schiena recano il punzone di Norimberga, visibilmente impresso sull'acciaio; invece, sul guardacollo si trova un trapezio contenete le lettere maiuscole "PAW" incastrate tra di loro.
Il corsaletto è annerito, ma presenta decorazioni costituite da listelli bianchi.
Questi armamenti erano utilizzati in guerra come difesa e forniti ai cittadini che non erano tenuti a prestare servizio militare.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Fine del XIX secolo, in stile del XVI secolo
Bandone
280 g
Inv. 1384
La manopola è formata dal manichino alto costolato e appuntato, col margine tocco e due liste chiuse da cordone.
Il dorso ha cinque lame, di cui l'ultima è imbutita e reca quattro squame festonate. Mancano le dita. Nel corso del Trecento il guanto corazzato e la muffola di maglia di ferro furono sostituite da protezioni interamente metalliche. Queste potevano essere formate da un unico elemento coprente le quattro dita o da una protezione a dita separate, ciascuna singolarmente coperta da una fila di squame sovrapposte.
Questo pezzo fa parte di un nucleo di armi rifatte alla fine dell'Ottocento, forse in sostituzione di una manopola mancante a un'armatura cinquecentesca.
Manifattura di Norimberga
1612 circa
Acciaio sbalzato e intagliato a giorno e inciso
3350 g
Inv. 1190
La corazza è composta da un petto, una panziera e una lama di falda. La panziera si estende fino al collo e presenta uno spartito cuoriforme intagliato con un'aquila bicipite.
I tre pezzi sono caratterizzati da rigature a cannellini paralleli disposti verticalmente; inoltre, il petto mostra il punzone con lo scudetto di Norimberga.
Dopo il 1530, la produzione di armature spigolate diminuì, ma continuò nella seconda metà del Cinquecento, in particolare a Norimberga. Quattro esemplari rappresentativi di armature cannellate condividono con questo esemplare il petto la "Schiftung" gotica e la panziera con lame tagliate a scaglione. Due di questi esemplari risalgono al 1540 e uno al 1566, commissionato per la guardia a cavallo dell'imperatore Massimiliano II.
Un petto simile, conservato alla Torre di Londra e datato intorno al 1612, presenta elementi quattrocenteschi accanto a lavorazioni tipiche del Cinquecento. Questo riflette un revival del passato, comune tra i successori di Massimiliano I durante il tardo Rinascimento e il periodo barocco. Pertanto, l'armatura descritta è considerata una rarità collezionistica per la sua unicità e l'importanza della committenza.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Inizi del XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
880 (745) mm
Inv. 1271
L'arma da mostra è composta da una gorbia troncoconica a sezione quadrata con un nodo quadrato chiuso da cordonature, e un ferro tipico veneziano con brevi arresti diritti e un lungo e sottile dente dorsale.
L'asta moderna è decorata con due nappe di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stella. La forma del falcione, utilizzato sia come attrezzo agricolo che come arma da guerra, si evolse nel corso del XV secolo per diventare un oggetto di decoro, spesso inciso con stemmi nobiliari. Questi falcioni sono di origine veneziana, con incisioni a foglie e fiori di ispirazione orientale e un ovato con una croce incisa.
Gli esemplari presenti nella collezione dei fratelli Bagatti Valsecchi erano in cattive condizioni al momento dell'acquisto e dimostrano che l'interesse dei collezionisti era incentrato sulla forma per puri scopi decorativi più che sulla funzione e sulla tipologia dell'arma.
Manifattura italiana,manifattura di Toledo, manifattura milanese
Circa 1600, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1110 mm (942-25 mm), 1200 g
Inv. 1165
La spada ha un'impugnatura a tortiglione in legno avvolto da filo di ferro, terminante con un pomo a barilotto.
I bracci sono lunghi e diritti, andando a ringrossarsi alle estremità, e la lama ha un ricasso sodo profilato ed è sgusciata dal forte fino al medio. Il fornimento comprende due ponti e un'ampia guardia con un elemento aperto saliente completo di ricciolo.
La lama è leggermente guasta lungo i fili e reca la scritta "DE TOLEIO" punzonata al forte e le lettere "S" e "T" punzonate due volte con una corona al ricasso.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio, legno, ottone, seta
520 (465) mm
Inv. 1273
Alabarda con bandelle separate e inchiodate sull'asta di legno che formano due nodi prima di unirsi all'altezza del ferro e terminano in un lunghissimo quadrellone.
La scure poco lunata è molto corrosa e ha due gobbe sagomate e forate alla base. Il becco di corvo ha varie forature e dentature e sulla sinistra ha un'INCUDINE CORONATA punzonata.
L'asta moderna è decorata con i resti di una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a spicchi e include una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio , legno, ottone, seta
745 (670) mm
Inv. 1234
Alabarda con bandelle separare e inchiodate sull'asta di legno, che formano un nodo prima di unirsi all'altezza del ferro e terminano in un grande quadrellone.
La scure, ampiamente lunata, è molto corrosa, e ha due riccioli di corvo all'attacco con varie forature e dentature. Sulla sinistra del becco è presente uno scroto crocettato con l'iniziale V biforcato al sommo, punzonato di circa 8 mm di altezza, sebbene mal impresso.
L'asta moderna è lunga e decorata con resti di una nappa cremisi e borchie di ottone a spicchi, e ha una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
520 (465) mm
Inv. 1241
Alabarda composta da bandelle inchiodate su un'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro per terminare in un quadrellone.
La scure, molto grande, ha due gobbe forate, un lungo e sottile becco di corvo con gobba forata e tre forature e dentature all'attacco. Il tutto è inciso a listelli ed elementi geometrici tondeggianti, con un tondo inciso con profilo galateato sul piatto della scure.
L'asta moderna è decorata con resti di una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a spicchi, e include una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio inciso, legno, ottone
435 (380) mm
Inv. 1265
Alabarda composta da bandelle nailate su un'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro e terminano in un robusto quadrellone.
La scure ampia è profondamente corrosa e presenta due gobbe forate, quella superiore a tre e quella inferiore a becco di corvo, entrambe con forature e dentature all'attacco. Il metallo è inciso con elementi fitomorfi e una scena poco leggibile del Vecchio Testamento raffigurante Giuditta e Oloferne con uno sfondo di un accampamento militare.
Compreso di asta moderna senza nappa ma ornata di borchie di ottone a spicchi e una ghiera con brocco.
Manifattura di Norimberga e milanese o della Germania meridionale
Seconda metà del XVI secolo, seconda metà del XIX secolo
Acciaio in parte annerito, bandone brunito
10300 g
Inv. 1209
Il corsaletto è composto da una borgognotta e una gola di cinque lame ciascuno, seguiti dal braccio e il busto costolato con le lame di panziera e le scarselle.
Sulla superficie vi è il punzone di Norimberga e un trapezio contenente le lettere maiuscole "PAW". Le decorazioni consistono in liste bianche rilevate sul fondo brunito e listelli di contorno.
L'armamento è stato pesantemente integrato nell'Ottocento per renderlo completo, con il bandone metallico tagliato a cesoie, che rende l'insieme poco credibile come armatura autentica.
Gli interventi sono probabilmente di origine milanese, eseguiti da antiquari o dai collezionisti stessi per sfruttare al meglio i pezzi originali.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
702 (636) mm
Inv. 1219
Alabarda composta da bandelle inchiodate all'asta di legno e due lunghi e robusti quadrelloni alla punta, con una superficie fortemente corrosa.
La lama, molto curva, ha una gobba forata e tre fori con dentature all'attacco.
Vi è un'asta moderna con una nappa in seta gialla e rossa e borchie di ottone a forma di stella, insieme a una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
715 (650) mm
Inv. 1224
Alabarda con bandelle inchiodate all'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro ed è dotata di un lunghissimo e robusto quadrellone.
L'arma ha una forma ampiamente lunata con due gobbe sottili e forate alla base e un becco di corvo con dentature all'attacco. L'asta moderna è dotata di una nappa in seta gialla e rossa e borchie di ottone a stelle e a spicchi.
Completa l'arma una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
540 (480) mm
Inv. 1223
Alabarda composta da bandelle unite da chiodi sull'asta di legno, che si fondono all'altezza del ferro in un quadrante robusto.
La scure, fortemente corrosa, ha una lama incurvata con punte molto lunghe e due gobbe forate. In aggiunta c'è un piccolo becco di corvo con due fori dentellati alla base e una gobba forata alla punta, con l'asta moderna che ha resti di una nappa in seta cremisi e borchie di ottone.
Insieme all'arma è presente una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
543 (475) mm
Inv. 1238
Albabarda composta da due bandelle separate e inchiodate sull'asta in legno, che si uniscono all'altezza del ferro e terminano in un grande quadrellone robusto.
Il ferro della scure è ampiamente lunato con punte lunghe e sottili e ha due gobbe sottili e forate a forma di croce alla base. La scure ha anche un massiccio becco a corvo con la punta spezzata, con "Forata focota dettata e altre daeco" inciso su di esso.
L'asta è moderna, con una nappa in seta gialla e rossa e borchie di ottone.
Manifattura lombarda
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
490 (420) mm
Inv. 1235
L'alabarda ha una struttura costituita da due bandelle montate alla tedesca, inchiodate su un'asta di legno e unite all'altezza del ferro.
È dotata di una scure piccola e poco curva, corrosa e con le punte spezzate, con due gobbe forate a terne. La punta ha un sottile becco di corvo con gobba forata a terna e denti a tre fori. L'asta è moderna, con nappa in seta gialla e rossa e borchie di ottone a stelle.
Completano l'arma una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda e manifattura milanese
XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro e argento
1212 mm (1050-22 mm), 950 g
Inv. 1138
L'impugnatura di questo oggetto moderno è costituita da un manico in legno avvolto da filetti e cordelline di filo di ferro, con un pomo a quattro sgusciature longitudinali in cima.
I bracci sono incurvati in direzioni opposte e si allargano alle estremità, con una guardia ampia che si conclude con un elemento aperto sporgente. Il set con una lama di sezione losangica, con tallone profilato e sgusciato dal forte al centro. Il fornimento a due ponti è brunito e incrostato d'argento con gigli araldici e ha un anello.
La lama è fortemente corrosa.
Manifattura milanese
1868 (?)
Legno e gesso già dipinto e dorato
2953 mm
Inv. 1281
Alabarda composta da un legno cavo che è stato ricoperto di gesso e poi dorato.
L'impugnatura è leggermente rigonfia in mezzo e il calcio ha 16 stecche di cui le estremità sono alternativamente tronche e stondate, perlinate in alto. L'asta è costituita da otto listelli con sedici perlinature in basso. In cima vi è una gorbia troncoconica, cordonata e anellata con una breve cuspide lanceolata e sotto il calcio, un cartellino con il numero 0111 e la scritta "B.V. Milano" seguita da "DUE LANCE IN BOSSO CON FIAMME".
Si pensa che questa lancia sia stata commissionata dai fratelli Bagatti Valsecchi per partecipare al torneo storico delle Casine a Firenze nel maggio del 1868.
Manifattura milanese
Circa 1570
Acciaio bronzato, inciso e dorato
3200 g
Inv. 1344
L'elmetto presenta un coppo con un'alta cresta e un filo guasto sia nella parte anteriore che sulla nuca. Alla base, sono presenti due lame di guardacollo. La barbozza, dotata di un'apertura facciale triangolare, è costolata sul mento e presenta fessure oculari arretrate con un manubrio, oltre a una ventaglia saliente.
L'intera superficie dell'elmetto è decorata con liste incise e dorate su fondi lavorati. Le liste principali includono motivi fitomorfi, volatili e serpenti, accompagnati da cartigli che raffigurano un cinghiale. Ai lati della cresta, si trovano cartigli tra due putti, all'interno di un cinghiale con un serpente in bocca, contornati dal motto: "AUDERE ULTERIUS SEMPER TAN-TUMQUE IN MELIUS".
Questo elmetto da cavallo non solo era utilizzato nelle armature per uomini d'arme e cavalieri, ma anche durante i giochi guerreschi, come i tornei a cavallo, dove venivano aggiunti pezzi di rinforzo. Questo esemplare, che riflette l'influenza dei modelli francesi nella sua forma, potrebbe far parte di un'armatura o di una guarnitura più ampia. Quest'ultima era composta da diverse armature decorate in modo coordinato, le cui parti potevano essere interscambiate a seconda dell'uso richiesto.
Il cinghiale, simbolo di audacia, era l'animale araldico della famiglia Verri. Nel Ruolo delle Persone insignite dei titoli nobili da parte di Napoleone nel Regno d'Italia (1807-1814), lo stemma del senatore milanese Carlo Verri presenta un verro passante al naturale, cinghiato del secondo.
Manifattura milanese
Circa 1590
Acciaio inciso e parzialmente dorato
820 g coprinuca 200 g
Inv. 1216
Il frontale è costituito da una piastra principale, alla quale sono collegati due orecchioni e un coprinuca, quest'ultimo non più fissato. Al centro della piastra si trova un vitone, utilizzato per fissare il brocco mancante, e sopra di esso è presente una pennacchiera in ottone, costolata nella parte inferiore. Lungo i bordi leggermente rialzati si possono notare una serie di ribattini.
La superficie in acciaio di tutte le parti del frontale è decorata con incisioni ad acquaforte, che presentano liste contenenti trofei alla lombarda, alternate a motivi con nodi e guerrieri armati all'interno di ovali. La lista centrale e le due superiori mostrano tracce di doratura, evidenziando l'attenzione ai dettagli nella lavorazione.
L'insieme è in buone condizioni di conservazione. A differenza della testiera, il frontale non copre completamente la testa del cavallo fino alle narici, ma solo per circa due terzi. Questo esemplare si ispira ai modelli decorati dal celebre armaiolo milanese Pompeo della Cesa, in particolare a quello della grande guarnitura realizzata nel 1585 per Alessandro Farnese, oggi conservata al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.
Manifattura milanese (?)
Circa 1560-1580
Acciaio brunito
1050 g; diametro 36 cm
Inv. 1389
L'arma si chiama "rotellino da pugno" ed è stata usata a partire dal Trecento per difendersi con la spada.
Questo esemplare è di forma circolare con una leggera calotta ribassata e bordatura ringrossata. La superficie è coperta da quattro profilature concentriche e un gancio rompispada sporge dal centro. L'interno ha una maniglia in lamina di ferro. Questi rotellini erano inizialmente in legno ricoperto di pelle, ma gli esemplari milanesi come questo sono realizzati interamente in acciaio con cerchi concentrici in rilievo che li rendono più resistenti. Il rotellino è del tipo comune e non presenta decorazioni.
Questa tipologia di rotellino è stata prodotta fino al primo Seicento e simili esemplari si trovano in altri musei.
Manifattura milanese (?)
Circa 1580-1590
Acciaio inciso, seta
3300 g; diametro 57 cm
Inv. 1161
Il brocchiere è uno scudo circolare convesso, con bordo rialzato e al centro un ornamento a sei foglie intagliate, dal quale esce un brocco massiccio.
La superficie è ornata con incisioni di sei spartiti con personaggi armati alla romana, e bordo a fogliame interrotto da sei teste di imperatori romani.
I modelli semplici di brocchieri furono usati in guerra, mentre quelli decorati erano da mostra.
L'incisione è tipica milanese dell'ultimo quarto del Cinquecento, ispirata all'arte di Pompeo della Cesa. Anche se è stata considerata un'opera antica, la mancanza di doratura e il fondo annerito lasciano dubbi sulla sua datazione.
Manifattura olandese e manifattura milanese
Circa 1650, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1605 mm (1470-15 mm), 850 g
Inv. 1140
L'impugnatura di questa striscia a tazza moderna è composta da legno avvolto da cordelline e filetti di filo di ferro.
In alto, presenta un pomo a turbante a scanalature oblique lavorate e intagliate. Il blocchetto cuspidato costituisce la base per i bracci e la guardia, tutti terminanti con bottoni. La tazza è quadriloba, intagliata con fogliami e delfini, e il bordo è decorato con palmette.
La lama ha una sezione romboidale ed è corrosa, riporta la scritta "PETER PVEGI ME FECIT SOLINGEN" punzonata due volte.
Manifattura olandese e manifattura milanese
Circa 1660, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1092 mm (960-20 mm), 600 g
Inv. 1168
L'impugnatura dello spadino è una moderna manica di legno avvolta di filo di ferro a filetti, cordelline e teste di moro, terminante in un piccolo pomo sferoide intagliato a dodici spicchi.
La guardia è incurvata in alto e intagliata al colmo con piccoli legamenti tra i bracci e la coccia lobata a fiore.
La lama ha la forma di un forte a sezione di losanga che prosegue a sezione di rombo.
Manifattura Piemontese
Fine del XVII secolo
Acciaio, legno
2210 (530-415) mm
Inv. 1179
Aguccia composta da una scure con filo poco concavo, becco e cuspide ondati di controni e una gorbia in due tratti separati da anelle.
In cima alla gorgia c'è un nodo a cuoricino con altri anelli. Il piatto riporta l'iscrizione "L'ARME DEI SAVOIA, CARICATA IN CUORE DI PIEMONTE. SORMENTATA DAL COLLARE DELL'ANNUNZIATA SOTTO LA CORONA REALE." La cuspide è incisa a sinistra con le lettere "C. GOVNOD".
L'asta è moderna e decorata con borchie di ottone alternate a greche, ma manca la nappa.
Manifattura Piemontese
XVIII secolo
Acciaio, legno
2018 (614-388) mm
Inv. 1180
Sergentina composta da una gorbia in due tratti separati da anelli e con al sommo un nodo a cuscino con altri anelli.
Scure con filo poco concavo, becco e cuspide ondati di controni. Su un piatto è inciso "L'ARME DEI SAVOIA, CARICATA IN CUORE DI PIEMONTE, SORMENTATA DAL COLLARE DELL'ANNUNZIATA SOTTO LA CORONA REALE". La cuspide è incisa a sinistra con le lettere c. GOVNOD.
Asta moderna, ornata con borchie di ottone alternate a greche.
Manca la nappa.
Manifattura spagnola e manifattura milanese
Circa 1650, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1168 mm (1030-18 mm), 1000 g
Inv. 1114
L'impugnatura moderna è costituita da un'ossatura di legno rivestita con cordelline e filetti di filo di ferro, mentre in cima presenta un pomo sferoide.
I bracci della lama sono lunghi e diritti con guardi ampiamente incurvati verso l'alto, che terminano arrotondati alle estremità. La gabbia ha una struttura a due ponti con raccordi a "esse" e legame orizzontale superiore. La lama, molto corrosa, ha un tallone solido che continua con una sezione a forma di rombo e due scanalature al forte. La guardia è punzonata con la lettera "R" (?) e una "VAS" entro un rettangolo.
La lama ha l'incisione "SPADERO DEL KEY" punzonata due volte per lato alla base.
Manifattura spagnola o manifattura francese
Seconda metà del XVII secolo
Acciaio intagliato a giorno
500 g
Inv. 1331
L'imboccatura del cavallo presenta una struttura rigida con tre rulli striati ai lati che contengono due elementi fusiformi disposti in verticale, stanghette brevi con barbozzale, e una decorazione moresca a "rosette" intagliate a giorno.
Le guardie brevi sono bloccate da un distanziatore e hanno campanelle per le redini. Questa imboccatura, più stretta e leggera dei morsi europei del periodo, era adatta a cavalli di origine orientale o purosangue, noti per la loro statura più bassa e la testa affilata.
La decorazione è di ispirazione moresca e rispecchia la "turcomania" dell'epoca.
Manifattura Svizzera
Circa 1570
Acciaio, legno, ottone, seta
535 (470) mm
Inv. 1240
Alabarda composta da due bandelle di legno e lunga cuspide a forma di daga, spezzata alla punta.
Il ferro, molto ossidato e pieno di sfagliature, è formato da una scure ampiamente lunata con le punte triangolari sulla destra e un becco a corvo sul sinistro. Il becco è marcato da un quadrifoglio caricato da un dischetto rilevato su ogni petalo di circa 11 mm, decorato con forature e con un ricciolo quasi chiuso a cerchio. L'asta moderna è decorata con una nappa di seta cremisi e sfilate di borchie di ottone. L'alabarda è di origine agricola ed è formata da tre singoli elementi offensivi montati insieme. Questa arma è stata utilizzata sia in tempi di guerra che come corredo delle guardie, delle sentinelle notturne e delle guardie delle prigioni.
Le falsificazioni sono purtroppo numerose, anche se l'alabarda è stata a lungo la tipologia di arma più diffusa e a basso costo, tanto da essere spesso arricchita da restauratori con elementi decorativi aggiunti in modo poco stilisticamente e cronologicamente adeguati.
Manifattura Svizzera
Fine del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
730 (660) mm
Inv. 1218
Alabarda composta da due lunghe bandelle unite all'asta di legno con chiodi, che si uniscono all'altezza del ferro e terminano nella gorbia.
Il ferro è composto da una piccola scure dapprima ampiamente lunata con le punte triangolari, ornata al centro con un gruppo di cinque fori. Accanto alla scure si trova un becco di falco con tre fori e alcuni dentelli nella parte inferiore. Il becco è contrassegnato a sinistra con un piccolo cerchio.
L'asta moderna è decorata con una nappa di seta, borchie di ottone all'inizio dei quattro lati, e termina al piede con una ghiera con brocco.
Manifattura Svizzera
Fine del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
610 (550) mm
Inv. 1243
Alabarda composta da due lunghe bandelle separate e inchiodate sull'asta di legno.
Le bandelle si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui esce un lungo quadrellone. Il ferro ha una scure ampiamente lunata con le punte triangolari sulla parte destra e presenta un gruppo decorativo di cinque fori al centro. Sul lato destro si trova un becco di falco con tre fori allo stacco e dei dentelli in basso. La parte sinistra del becco è marcata con un tondo di circa 10 mm di diametro formato da due lenti caricate da un dischetto separate da archetti tangenti.
L'asta è moderna e presenta i resti di una nappa di seta cremisi con borchie di ottone all'inizio dei quattro lati e termina al piede con una ghiera con brocco.
Manifattura Svizzera
Fine del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
700 (630) mm
Inv. 1266
Alabarda con bandelle separate inchiodate all'asta di legno.
Le bandelle si uniscono all'altezza del ferro e una lunga punta esce dalla gorbia. Il ferro ha una grande luna a destra con punte triangolari e due piccoli riccioli ed è decorato con due righe di fori e una rosetta centrale. L'asta moderna ha una nappa di seta rossa e borchie di ottone, e termina con una ghiera con brocco.
La parte metallica ha ossidazioni e guasti.
Manifattura tedesca
1596
Acciaio, legno di ebano, legni vari, osso inciso, cordame
588 x 590 mm, 4300 g
Inv. 1363
La balestra presenta un teniere in legno di ebano, contraddistinto da un calcio dalla tipica forma "alla tedesca", finemente decorato con placche di osso incise con elementi fitomorfi e musicisti che suonano flauti traversi e altri strumenti.
La chiavetta della sicura ha le lettere "B.A.E." seguite dalla data "1596" e una stellina a sei punte, mentre il calciolo riporta il numero "12". L'arco in acciaio è robusto e legato al teniere mediante cordame, completo della corda originaria a più strati. Divenuta sempre più un attrezzo sportivo nel corso del XVI secolo, le balestre decorate con legni pregiati, osso inciso e talvolta perfino con tartaruga, venivano utilizzate per caccia o tiro a segno. La loro presenza era diffusa in Francia, Germania meridionale, Svizzera e Tirolo, e la loro potenza crebbe grazie all'invenzione del martinetto nel XVI secolo.
Queste balestre erano particolarmente adatte per la caccia di selvaggina di grossa taglia, come gli orsi, i lupi e i cervi.
Manifattura tedesca
Circa 1570
Acciaio, legno, ottone, seta
615 (565) mm
Inv. 1257
Alabarda composta da due bande slargate montate alla tedesca, inchiodate su un'asta di legno.
Le bande si uniscono all'altezza del ferro e finiscono in una gorbia, da cui sporge un lungo quadrellone. Il ferro presenta una grande ascia lunata con punte forate a coda di rondine sulla parte destra, una rosetta a sei fori al centro, e un lungo becco di falco.
L'asta moderna è decorata con borchie e un piede finisce con una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca
Circa 1570
Acciaio, legno, ottone
640 (580) mm
Inv. 1250
Alabarda composta da due bandelle slargate, montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno.
Le bandelle si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui esce un lunghissimo quadrellone. Il ferro è formato nella parte destra da una scure ampiamente lunata con punte a coda di rondine, ciascuna forata. Al centro, una rosetta a sei fori senza foro interno. Lungo e stretto becco di falco.
Asta moderna decorata con borchie di ottone, disposte all'inizio dei quattro lati dell'asta che termina al piede con una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca
Circa 1570-1590
Acciaio, legno, ottone, seta
415 (270) mm
Inv. 1263
Alabarda con asta infilata in una gorbia troncoconica che si restringe all'altezza del ferro e che termina in una larga cuspide a forma di foglia di salice ampiamente costolata.
Il ferro, in pessime condizioni, reca la scure ampiamente lunata con le doppie punte a coda di rondine di cui una spezzata, decorata al centro con un gruppo di fori disposti a rosetta e nei triangoli due a terna. Stretto becco di falco con due riccioli allo stacco. Asta moderna, decorata con i resti di una nappa di seta cremisi e sfilate di borchie di ottone lungo l'asta che termina al piede con una ghiera con brocco.
Questo modello, che rappresenta una delle numerose varianti di alabarda, fu usato in seguito per attività venatoria, in particolare per la caccia al cinghiale.
Manifattura tedesca
Circa 1610
Acciaio, legno, filo di ferro, rame e d'argento
1230 mm (1065-22 mm), 1200 g
Inv. 1167
L'impugnatura di questa striscia da lato è moderna e composta da legno avvolto da filetti e cordelline di filo di ferro.
Il pomo in alto ha dieci facce, il blocchetto è profilato e cuspidato, la guardia è incurvata in alto e termina con un becchetto e una parata ricurva verso il basso, ringrassata ai coli. C'è un doppio ponticello. La lama ha il tallone sgusciato ed è scanalata al forte.
Sulla lama ci sono diverse incisioni: il nome "CAINO" e la lettera "O" sopra una "T" sormontate da una corona di circa 10 mm d'altezza, mentre al forte ci sono le lettere "HMR HMR HMR" a destra e "HMR HMR HMR M" a sinistra.
Manifattura tedesca
Circa 1630
Acciaio, legno, filo di ferro, rame
1150 mm (955-25 mm), 1060 g
Inv. 1119
La spada ha un'impugnatura a tortiglione con il legno avvolto da filo di ferro messo a cordelline, e un pomo ovoide allungato con collarini perlinati.
La guardia termina con un elemento aperto saliente e la controguardia è formata da uno in due capi, con due valve piccole e sforate.
La lama, molto corrosa, è a sezione di losanga spianata e sgusciata al forte, con le lettere maiuscole "IM MAR" punzonate su ambedue i lati.
Manifattura tedesca
Fine del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
435 (395) mm
Inv. 1245
Alabarda composta da due lunghe bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate su di un'asta di legno che, pur essendo moderna, è decorata con una nappa di seta gialla e rossa e borchie.
Le bandelle si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui esce un quadrellone. Il ferro è formato da una scure ampiamente lunata con punte triangolari, seguite da dentelli a ricciolo, e da un becco di falco con fori a terna al centro.
La scure è decorata con fori disposti a rosetta e nei triangoli due a terna, mentre il becco è marcato con un tondo formato da tre spicchi e mezzaluna di circa 9,5 mm di diametro.
Manifattura tedesca
Seconda metà del XVII secolo
Acciaio, legno
800 mm, 910 g
Inv. 1288
La scure è composta da un lungo manico ovale in noce con estremità ingrossate e dorso.
Il ferro della scure è fortemente lunato a rientrare e assume la forma di un'ogiva con una punta robusta.
Si ispira ai modelli d'arme antichi.
Manifattura tedesca
Ultimo ventennio del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
725 (642) mm
Inv. 1249
Alabarda composta da due bandelle sargate, montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno.
Le bandelle si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui esce un lunghissimo quadrellone. Scure molto forte e lunata con le punte triangolari. All'esterno dei riccioli sagomati altri due triangoli sporgenti. La scure è decorata da due terne di fori nei triangoli e al centro con una rosetta di 1+6 fori. Robusto becco di falco con quattro fori alla base. Il becco reca un marchio a punzone a forma di calice di tulipano di circa 8 mm di altezza. La superficie metallica è molto ossidata e presenta vari guasti.
Asta moderna, decorata con una nappa di seta gialla e rossa e sfilate di borchie stellate e a spicchi, disposte all'inizio dei quattro lati dell'asta che termina al piede con una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca
Ultimo ventennio del XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
750 (670) mm
Inv. 1278
Alabarda composta da due bandelle slargate, montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno.
Le bandelle si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui esce un lungo quadrellone. Il ferro è molto ossidato e presenta una scure ampiamente lunata con lunghe punte triangolari da un lato, mentre all'esterno dei riccioli sagomati ci sono altri due triangoli sporgenti. La scure è decorata con due terne di fori nei triangoli e al centro con una rosetta. Il becco di falco è robusto e presenta dei fori a terna al centro.
L'asta è moderna, decorata con una nappa di seta, e termina al piede con una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca (Solingen) e manifattura milanese
circa 1650,
Acciaio intagliato e messo a giorno, legno, filo di rame
985 mm (823-35 mm) 700 g
Inv. 1375
L'impugnatura della spada da lato è avvolta in filo di rame che termina con un pomo a urna intagliato a fogliami.
Blocchetto ed elso hanno una forma a serpente ravvolto. La grande valva è cuoriforme con intagli a giorno a fogliami e un mascherone centrale, da cui si diparte un altro elemento serpentiforme a occhiello. Le catenelle che collegano gli occhielli al pomo non sono presenti. La lama è gravemente corrosa, scanalata lungo la sua lunghezza e presenta tracce di incisioni a motivi fitomorfi e due serpenti che si affrontano. È presente la scritta "ME FECIT" sulla lama e il nome "SOLINGEN" sulla destra. Altre scritte leggibili sono presenti su altri listelli.
L'impugnatura è di legno.
Manifattura tedesca e manifattura bresciana manifattura milanese
Circa 1630 e fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1082 mm (920-35 mm) 1200 g
Inv. 1109
La spada moderna ha un'impugnatura avvolta in filo di ferro a cordelline fissato su un pomolo a tino esagonale.
La guardia larga è piatta, simile ai bracci, con una controguardia formata in quattro parti. La lama ha un ricasso con tre scanalature che diventano una centrale vicino al forte, con una sezione a losanga piatta all'estremità. Presenta la segnatura "NAVE" sulla destra e una marca incisa in rame raffigurante un animale stilizzato simile al lupo di Passau.
La lama è in cattive condizioni e i bordi sono danneggiati.
Manifattura tedesca e manifattura bresciana manifattura milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1158 mm (1010-25 mm), 1200 g
Inv. 1126
L'impugnatura di questa spada da lato è composta di legno coperto da un intreccio di filo di ferro, e si conclude con un pomo a fico a quattro spicchi intagliati a foglie.
La lama ha scanalature lungo la crociera e per tutta la parte forte, con l'iscrizione in latino "IOHANNES ME FECIT" impressa su ogni lato.
Gli archetti, l'anello e la guardia sono decorati con foglie d'acanto su un motivo granitico.
Manifattura tedesca e manifattura bresciana manifattura milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1322 mm (1165-26 mm) 1250 g
Inv. 1115
L'impugnatura di questa spada da lato moderna è avvolta in legno e filo di ferro messo a filetti, cordelline e teste di moro, terminando con un pomo sferoide a dodici faccette.
Il blocchetto appuntato ha bracci fortemente ricurvi in senso contrario, con un'ampia guardia incurvata, terminante a ricciolo ringrossato. La lama, molto ossidata e con i fili guasti, è scanalata al forte e prosegue a sezione esagonale. Il forte è punzonato con le lettere maiuscole ".H.X.H.X.H." a destra e ".H.X.H.X.H.X." a sinistra.
La controguardia è formata da quattro capi e sono presenti delle piccole valve intagliate a giorno.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1600, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1122 mm (967-24 mm), 1150 g
Inv. 1143
Il manico di questa spada da lato è di legno avvolto da filo di ferro e termina con un pomo a tino profilato.
La guardia ha una forma incurvata verso l'alto e aperta, mentre i bracci sono diritti e terminano con le estremità ringrossate. La lama presenta una doppia scanalatura che parte dalla crociera e arriva fino alla punta ed è molto corrosa.
Non è originale e presenta due punzoni, di cui uno con la scritta maiuscola "RESPICE /PINEM" (mal leggibile sul piatto destro).
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1610, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ottone
1140 mm (1000-30 mm), 1250 g
Inv. 1207
Il costoliere ha impugnatura molto rovinata di legno lobato avvolta da filo di ottone messo a treccia con un pomo a sfera.
La guardia tronca accanto al pomo termina in una parata volta in basso e losangata, mentre la controguardia ha tre capi. La lama ha una doppia scanalatura lungo il dorso ed è molto rovinata lungo i fili.
Ha una punzonatura a sinistra del tallone e al forte una marca con "TRE INCUDINI INCORONATE", di circa 16 mm di larghezza.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1610, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1005 mm (862-22 mm), 780 g
Inv. 1169
L'impugnatura di questa spada da lato moderna è realizzata in legno e avvolta da filo di ferro a filetti e cordelline.
In cima all'impugnatura c'è un pomo liscio a forma di barilotto. Il blocchetto centrale è pentagonale, con una forma cuspidata e profilata nella parte anteriore. La guardia è incurvata verso l'alto, aperta e posta in controcurva, con ambedue le estremità appiattite.
La lama non è originale e ha un tallone sodo che prosegue a sezione di losanga.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1620, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1172 mm (1017-28 mm), 1050 g
Inv. 1380
Il manico dell'arma è composto di legno avvolto da filo di ferro che forma filetti e cordelline.
L'impugnatura superiore è dotata di un pomo terminale scanalato, a forma di meridiani estremi. La guardia è incurvata e stretta con una parata posta in controcurva e si conclude con un ricciolo su entrambi i lati. La controguardia è formata da tre sezioni.
La lama ha un ricasso sodo e una sezione a forma di losanga, con un busto maschile con baffi e abiti del XVII secolo incisi su ogni lato.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1150 mm (980-20 mm), 1150 g
Inv. 1170
L'impugnatura di questa spada da lato moderna è avvolta con filo di ferro messo a filetti, cordelline e teste di moro, con un pomo a barilotto a otto facce in alto.
Il blocchetto pentagonale ha bracci diritti leggermente ringrossati e una ampia guardia, con un elemento aperto saliente anch'esso ringrossato. La contraguardia è composta da uno in tre capi.
La lama, a sezione esagona sgusciata, ha "STELLINE" punzonate di 3 mm di chiusura ai profili, ma risulta molto corrosa.
Manifattura italiana
1570-1580 circa (?)
Acciaio
9140 g
Inv. 1264
Il corsaletto è costituito da una borgognotta aguzza mancante della visiera, con la lettera maiuscola "W" impressa sulla gronda.
La goletta ha una lama del collo e lame del padiglione con bordi lisci, e due ampi spalletti composti da tre più cinque lame ciascuno, senza protezione per il braccio.
Petto e schiena sono semplici, con scarselle di sei lame ciascuna.
Le lame sono fissate con ribattini di ottone moderni e la superficie è molto ossidata. Inoltre, l'insieme è in pessime condizioni di conservazione.
La lettera sulla borgognotta potrebbe essere l'iniziale del nome del proprietario.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1082 mm (940-24 mm) 1030 g
Inv. 1164
La spada ha un'impugnatura moderna con un rivestimento in legno avvolto in fili di ferro intrecciati e teste di moro sulla sommità.
L'impugnatura si conclude con un pomo a tino sfaccettato a quattordici lati. C'è un blocchetto pentagonale con bracci fortemente rientranti in senso opposto, una larga guardia incurvata che si restringe in alto, e bracci e guardia che terminano con riccioli. La controguardia è formata da quattro parti e ci sono piccole valve sode.
Il codolo forma il ricasso, mentre la lama, molto stretta e ossidata, non appartiene alla spada.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1640, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1215 mm (1065-18 mm), 1300 g
Inv. 1150
L'impugnatura moderna di questa striscia da lato è composta di legno avvolto da cordelline e filetti di filo di ferro, culminando in alto con un pomo a barilotto stondato.
La guardia è aperta e incurvata mentre i legamenti e il ponticello sono ringrossati ai colmi e liberi alle estremità. La lama, non originale, ha il tallone sodo ed è sgusciata al forte.
Sul forte è presente un'incisione a linee ondulate ed è impressa sul piatto destro della lama la marca con un piccolo CERVO stilizzato di larghezza 6 mm.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1660, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1290 mm (1118-28 mm), 850 g
Inv. 1374
L'impugnatura è realizzata in legno avvolto da filo di ferro messo a cordelline, filetti e teste di moro. In alto termina con un pomo a cuscino schiacciato.
Il blocchetto è largo e cuspidato, e dai suoi bracci lunghi e diritti esce la guardia incurvata verso l'alto. La guardia ha un terminale inciliato oleno con un bottone alle estremità. Sono presenti archetti lisci che sostengono la tazza soda e il rivoltino gravato in obliquo.
La lama ha una sezione esagona e scanalata al forte.
Manifattura tedesca e manifattura milanese
Circa 1680, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
875 mm (752-25 mm), 400 g
Inv. 1376
Spadino con impugnatura di legno con un particolare intreccio a tortiglione. In cima all'impugnatura c'è un piccolo pomo a fico con scanalature oblique.
Blocchetto, guardia stretta, parata e orlo della valva sono tutti intagliati a tortiglione. Uno dei lati della valva mostra dei motivi di foglie. La lama ha una sezione a losanga ed è incisa su entrambi i lati con motivi fitomorfi.
Sul lato della lama sono presenti parole in latino "SOLI DEO E GLORIA".
Manifattura tedesca meridionale
1562
Acciaio, legno, cordame
450mm, 4980 g
Inv. 1362
Il martinetto è composto da un braccio a doppio rampino con ventidue denti che contiene una scatola semicerchio-scalinata con coperchio.
Il braccio reca la data 1562 e le lettere "RI" sopra un segno a scaglione a rovescio, chiuso da una ghianda. Il martinetto apparteneva ad una balestra di grosse dimensioni. Il meccanismo del martinetto consisteva in una scatola tondeggiante contenente gli ingranaggi, mossi dalla lunga manovella arcuata con manubrio in legno tornito per tirare la corda e posizionare le piccole artiglierie da campo. Resti di matassa spezzata e sfibbrata indicano prove di utilizzo del martinetto.
Data la loro robustezza, i martinetti erano a volte riutilizzati dagli artiglieri.
Manifattura tedesca meridionale
1600-1620
Acciaio inciso e in parte annerito
1150 g
Inv. 1104
Il morione è caratterizzato da un coppo stretto e alto.
La tesa ha una forma a barchetta e presenta ribattini in acciaio con rosette in ottone lungo il giro del cranio. La superficie in acciaio è completamente ossidata e mostra segni di stagliature, oltre a tracce di saldature successive in rame.
Questo esemplare è tipico per l'uso militare, privo di decorazioni o simboli araldici.
Manifattura tedesca meridionale
1600-1620
Acciaio inciso e in parte annerito
1150 g
Inv. 1106
Il morione è caratterizzato da un coppo stretto e alto, terminante con una punta danneggiata.
La tesa ha una forma a barchetta e presenta ribattini in acciaio con rosette in ottone lungo il giro del cranio. La superficie in acciaio è completamente ossidata e mostra segni di stagliature, oltre a tracce di saldature successive in rame.
Questo esemplare è tipico per l'uso militare, privo di decorazioni o simboli araldici.
Manifattura tedesca meridionale
Circa 1550-1600
Acciaio
200 g
Inv. 1329
Braghetta massiccia e costolata, tipico dell'armamento tedesco, veniva utilizzata per la protezione del sesso dal primo Cinquecento fino alla seconda metà del secolo.
Essa non ha solo una funzione difensiva, ma riflette anche una certa "magnificazione" del sesso, come evidenziato da Dorfeis nel “Convitato di ferro”, dove si sottolinea che la protezione era spesso eccessiva, conferendo al guerriero un'ulteriore virilità.
Durante il Cinquecento, la braghetta divenne un importante simbolo di moda maschile, insieme a prominenze del petto e spallacci. Le sue forme si tradussero anche in abbigliamento civile, assumendo variazioni più o meno esagerate.
Questo accessorio rappresentava non solo una protezione fisica, ma anche una dichiarazione di status e mascolinità nel contesto sociale e militare dell'epoca.
Manifattura tedesca meridionale
Circa 1590-1600
Acciaio, legno, seta, ottone
780 (705) mm
Inv. 1222
Alabarda composta da brevi bande separate e inchiodate sull'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro in una gorbia smorzata e che terminano in un lungo quadrellone resistente.
La scure è larga e curva, con una croce di Sant'Andrea intagliata a giorno sul piatto e due riccioli forati a crocetta alla base. Il becco di falco ha una gobba sagomata e una foratura a crocetta ed è montato su un'asta moderna che presenta una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stelle e spicchi.
L'arma completa include una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca meridionale
Circa 1590-1600
Acciaio, legno, seta, ottone
582 (505) mm
Inv. 1268
Alabarda composta da bandelle inchiodate sull'asta in legno, che si uniscono all'altezza del ferro in una gorbia smorzata e terminano in un robusto quadrellone.
La scure è ampiamente lunata e presenta due gobbe forate a crocetta alla base. Il piatto della scure è intagliato a giorno con la croce di Sant'Andrea e il becco di falco ha una gobba sagomata e una foratura a crocetta.
L'asta è moderna, con rimanenze di una nappa in seta cremisi e borchie di ottone.
Manifattura tedesca meridionale
Circa 1590-1600
Acciaio, legno, seta, ottone
540 (450) mm
Inv. 1233
Alabarda composta da bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno, che si uniscono in una gorbia smorzata racchiusa da un anello al livello del ferro.
L'arma ha una scure ampiamente lunata con due gobbe forate a crocetta alla base, con la gobba superiore intagliata a forma di giglio. Il piatto della scure è intagliato a giorno con la croce di Sant'Andrea, mentre il robusto becco di falco ha una gobba sagomata con foratura a crocetta e segni allo stacco. L'asta è moderna, mentre la ghiera con brocco è inclusa.
La nappa di seta gialla e rossa e le borchie di ottone a stella completano la decorazione.
Manifattura tedesca meridionale
Circa 1590-1600
Acciaio, legno, seta, ottone
800 (730) mm
Inv. 1151
Alabarda composta da bandelle inchiodate su un'asta di legno, con un longissimo quarrellone sulla parte terminale.
La scure ha una forma ampia e una lunatura corta, con un dentello allo stacco e due gobbe forate a crocetta alla base. Il piatto della scure ha un intaglio con la croce di Sant'Andrea. Il becco di falco ha una gobba sagomata e una foratura a crocetta.
L'asta moderna è dotata di una nappa in seta gialla e rossa, e di borchie di ottone a forma di stelle e spicchi. Inclusi nella confezione ci sono anche una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca meridionale
Circa 1630
Acciaio, legno di noce, osso inciso, madreperla, cordame
690 x 870 mm, 9500 g
Inv. 1364
Il teniere è fatto di noce massiccio e ha un calcio snello, ricoperto in parte da placche di madreperla e ossa incise con disegni di frutta, animali fantastici, musicisti e motivi floreali.
La balestra ha una grande noce in acciaio, un pressore in ferro brunito, perni per bloccare il martinetto e una manetta con chiavetta di sicurezza. L'arco in acciaio è legato al teniere tramite un cordame e ha la sua corda originale composta da più strati.
Questa balestra presenta decorazioni barocche tipiche del gusto tedesco del XVII secolo.
Manifattura tedesca meridionale
Inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, cordame
340 mm; 2190 g
Inv. 1361
Il martinetto ha un braccio a doppio rampino con diciotto denti e una scatola a semicerchio, ornata con una lista cordonata.
La scatola ha un punzone a forma di freccia sagomata entro un ovale e contiene una lunga manovella arcuata con un manubrio in legno tornito.
Il martinetto faceva parte di un set originariamente montato su una balestra di medie dimensioni.
Manifattura tedesca meridionale
XVI secolo
Acciaio, legno
395 (320) mm
Inv. 1230
Alabarda composta da una serie di bandelle lunghe separare e inchiodate sull'asta di legno che si uniscono in una gorbia smorzata racchiusa in un anello accanto al ferro.
Il ferro ha una forma di una scure con una punta larga e triangolare, una punta inferiore spezzata e sagomature all'attacco. Il piatto ha due grossi fori nei triangoli delle punte e un quadrifoglio al centro, mentre il becco di falco presenta riccioli e sagomature e un grosso foro al centro. Il ferro è molto corroso dalla ruggine.
L'asta è moderna, breve e priva di nappa in seta, con una ghiera con un brocco.
Manifattura tedesca meridionale
XVI secolo
Acciaio, legno, pelle e ottone
1700 mm (1260-45 mm), 2900 g
Inv. 1244
Il manico è fatto di legno coperto da pelle bruna e un cordone intorno, con un pomo saliente a forma di calice.
La lama lunga presenta tracce di corrosione, ma ha due grossi denti triangolari vicino al manico, ed è marcata con l'ORBE CROCIATO A POTENZE DIVARICATE, ageminata di ottone. Ogni dente ha un cartiglio con le lettere maiuscole AR con sopra una M sormontata da quattro puntini entro un piccolo scudetto lobato. Questo spadone a due mani è un esemplare molto ricercato da ogni collezionista di armi, ed è stato scelto dai fratelli Bagatti Valsecchi per rappresentare l'idea del Rinascimento e dei Lanzichenecchi.
A causa della difficoltà di trovarne un esemplare e del prezzo elevato, i collezionisti si procurano spesso modelli compositi.
Manifattura tedesca meridionale
XVII secolo
Acciaio, legno, seta, ottone
715 (500) mm
Inv. 1258
Alabarda con gorbia troncoconica senza bandelle dove è inserita l'asta, che si trasforma in una robusta costola e diventa un quadrello con la base allargata a lama di spiedo.
La scure lunata ha larghe punte triangolari e ampie sagomature ad anello aperto, ed è forata a tre paia di fori e una rosetta a 1 più 6 fori. Il becco di falco è massiccio, con riccioli e sagomature e una rosetta di 1 più 6 fori al centro. Il ferro è molto ossidato. L'arma viene completata da una lunga asta moderna, decorata con una nappa in seta rossa e gialla e borchie di ottone stellate, ed è dotata di una ghiera con brocco. Questo pezzo è curioso in quanto unisce un'alabarda a un quadrellone con un lama di spiedo, una combinazione piuttosto rara.
Tuttavia, la mancanza di bandelle indica che l'arma sia stata pesantemente manomessa in tempi successivi.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
1600-1620, XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro, rame
1708 mm (1020-25 mm), 1250 g
Inv. 1208
Spada da cavallo con una comoda impugnatura moderna in legno avvolto da filo di ferro.
La parte superiore ha un pomo a forma di barilotto e bracci diritti bulbati alle estremità. C'è un vasto fornimento a gabbia a elementi lisci che formano spirali, valve piccole e un anello. L'ampia guardia si estende con un elemento aperto saliente a controcurva.
La lama, sgusciata al forte e marcata con un simbolo di lupo stilizzato in un cerchio di rame di circa 25 mm di diametro su ogni piatto, segue il modello di quello detto "di Passau".
Manifattura tedesca meridionale (Passau)
Circa 1610
Acciaio, legno, filo di ferro, rame e d'argento
1099 mm (935-20 mm), 900 g
Inv. 1149
L'impugnatura della striscia da lato è composta di legno con un manico quadrilobo avvolto da fitte cordelline di filo di ferro.
In alto, l'impugnatura termina con un pomo a forma di barchetta. La guardia è aperta e slargata in alto con le estremità appiattite e slargate. Il ponticello ha valve laminari lavorate a giorno. La lama ha un ricasso sodo ed è a sezione esagonale, sgusciata al forte.
Sulla lama sono punzonati su ogni piatto un "LUPETTO STILIZZATO" ageminato in rame di circa 26 mm di larghezza e le lettere "IHS" in argento al di sotto di un segno di abbreviazione.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
Fine del XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
445 mm (310-24 mm), 350 g
Inv. 1350
L'impugnatura di questa daghetta moderna è di legno ovale avvolta da filo di ferro a filetti, cordelline e teste di moro.
In alto, c'è un pomo a pigna non originale con dieci faccette. Il blocco ha un anello operato all'attacco e un intaglio al colmo. I bracci sono sottili, ricurvi in basso e decorati con piccoli intagli arricciolati.
La lama è robusta e ha un tallone sforato a zigzag, una doppia scanalatura costolata e una lunga punta acuta.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
Fine del XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
390 mm (270-22 mm), 450 g
Inv. 1351
L'impugnatura di questa daghetta è di legno ovale avvolto da filo di ferro a filetti, cordelline e teste di moro, culminante in un pomo sferico a dodici faccette.
La lama robusta ha il tallone sforato, una doppia scanalatura stretta e termina con una lunga punta acuta. Il blocchetto largo ha un anello costolato all'attacco, con bracci ricurvi e arricciolati in basso.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
Fine del XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
426 mm (305-25 mm), 450 g
Inv. 1349
L'impugnatura dell'arma è in legno ovato, avvolto da filo di ferro e sottili cordelline con teste di moro.
In alto si trova un pomo a forma di fico rovesciato con tracce di ornati gravati. La lama, robusta e a sezione a losanga, ha una lunga punta acuta e il tallone più largo. I bracci ricurvi in basso terminano con piccoli nodi lavorati.
L'arma è dotata anche di un blocchetto largo completo di anello.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
Seconda metà del XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
532 mm (395-25 mm), 500 g
Inv. 1352
La moderna impugnatura è rivestita di legno avvolto da filo di ferro disposto a filamenti, cordelline e teste di moro.
In cima presenta un pomo a tino intagliato con scanalature. La lama robusta ha tre costolature per piatto ed è a sezione di rombo, con punta acuminata.
Il blocco presenta un anello rigonfio e bracci sottili e ricurvi in basso con estremità arricciolate.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1256 mm (1110-32 mm), 1300 g
Inv. 1205
L'impugnatura di questa spada moderna ha un pomello a fico di otto facce e bracci bulbati alle estremità.
È composta di legno avvolto da una corda di filo di ferro posto a listelli. Il fornimento a tre vie include l'archetto da parata e l'anello. La lama, molto larga con la sezione esagonale, presenta forature rettangolari e tonde nella parte del forte. La conservazione della lama è compromessa a causa dei pesanti interventi di restauro e della corrosione della superficie. Questa spada fa parte del gruppo di armi bianche della collezione, che comprende spade, stili, daga e pugnale. La scelta di esporre armi di questo tipo non rispetta più criteri filologici, ma è motivata da ragioni scenografiche e di mercato.
Molti pezzi sono stati rimontati e le firme non garantiscono l'autenticità dell'opera, essendo pratica comune punzonare o incidere sulle armi le marche e le firme più comuni.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1348 mm (1190-25 mm), 1300 g
Inv. 1118
L'impugnatura è in legno rivestito da filo di ferro messo a listelli molto fitti e ha un pomo sferoide antico ma non originale, lavorato a stiacciature alterne.
I bracci sono diritti e terminano con un bulbo alle estremità, mentre la guardia è ampia con un elemento aperto saliente. L'ampio fornimento a tre vie include l'archetto da parata e un anello.
La lama ha la dicitura "SACHGVM" in rilievo su entrambi i lati e presenta un Lupo Corrente di circa 30 - 33 mm di larghezza alla fine dello sguscio, simile a quello detto "di Passau".
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, pelle
1720 mm (1290-50 mm), 3450 g
Inv. 1276
Lo spadone ha un'impugnatura moderna fatta di legno rivestito da marrocchino bruno rossiccio e terminante in un pomo antico a tronco di piramide chiuso a semicerchio.
La lunga lama, con scanalature laterali, ha subito interventi di restauro ottocenteschi, ma è contrassegnata con tre punzoni a "STELLA CON CINQUE RAGGI INTORNO A UN DISCHETTO POLITO" di circa 30 mm di larghezza sul davanti e una "STELLA" sola di circa 4 x 4 mm sul retro.
Lo spadone è stato rimontato con una lama antica e una foglia moderna saldata al blocchetto.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, pelle
1625 mm (1235-60 mm), 2850 g
Inv. 1283
Il manico dello spadone è di legno coperto da una fascia di corda e pelle bruna, con un grande pomello a forma di fico all'estremità superiore.
La lama ha una sezione a losanga e si assottiglia verso la punta ogivale, mentre al centro presenta un anello saldato. Purtroppo, la lama moderna è stata pesantemente compromessa dalla conservazione a causa di un trattamento ad acido aggressivo. La lama è marcata con un cerchio chiuso da sei punte al centro di un rombo concavo di circa 42 mm di larghezza, ma l'ornamentazione non garantisce l'autenticità dell'arma.
Infatti, l'uso di marchi antichi autentici o inventati e la pratica di codificare le lame con alterazioni producono spesso insidie per gli acquirenti.
Manifattura tedesca meridionale e manifattura milanese
XVII secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1152mm (996-35 mm), 1100 g
Inv. 1372
L'impugnatura è moderna e composta da legno avvolto da filo di ferro messo a filetti, cordelline e teste di moro, terminando in alto con un pomo sferoide, appuntato.
Lo scudetto è cuoriforme con bracci rivolti in senso opposto e un bottoncino. Il fornimento ha tre vie e un ampio guardia che termina con un elemento saliente, rifinito con un altro bottoncino, insieme ad anello e contraguardia di uno in tre capi.
La lama ha un tallone sodo e una sezione di losanga scanalata; è ampiamente sgusciata fino al debole e presenta qualche guasto ai fili.
Manifattura italiana e manifattura milanese
Fine del XVI secolo e XVII secolo, seconda metà del XIX secolo
Acciaio
10820 g
Inv. 1176
Il corsaletto è composto da un elmetto da cavallo con visiera sana, fortemente rimaneggiato sui modelli alla savoiarda; inoltre, è provvisto di una goletta con due lame del collo e lame del padiglione con bordi lisci.
Due ampi spalletti di tre più quattro lame ciascuno. La protezione del braccio consiste nel mezzocannone.
Il petto, costolato in mezzeria e profondamente bombato, è seicentesco e reca due punzoni ben leggibili: a destra le lettere maiuscole "PIA" entro un rettangolo, a sinistra, le lettere "PP" coronate.
L'ampia schiena liscia è molto semplice, sempre di fattura seicentesca. Il corsaletto ha scarselloni lunghi di nove lame ciascuno, risistemate con ribattini moderni di ottone.
La superficie della schiena è molto ossidata, ma il resto dell'insieme si presenta in uno stato di conservazione omogeneo.
Manifattura tedesca o paesi bassi 2 e manifattura milanese
Circa 1660, fine del XIX secolo
Acciaio brunito, legno
1015 mm, (855-35 mm), 950 g
Inv. 1378
Il manico moderno della spada è di legno inciso a spirale e avvolto con filo di ferro.
La lama a sezione esagonale liscia ha tracce di corrosione. Il fodero, intagliato con motivi fitomorfi, ha una doppia valva traforata.
La guardia è sagomata per proteggere il pollice. In cima al manico, c'è un pomello ovoide intagliato con listelli diamantati e filettati non originale al pezzo.
Manifattura tedesca o Tirolo
XV secolo
Acciaio, legno, cordame, pelle
1710mm, 9200 g
Inv. 1286
Lo spadone ha un'impugnatura da due mani con cordame spiralato e fasciato di pelle nera, terminante in un pomo piriforme rovescio a otto facce.
La lama, con il tallone sodo, ha una sezione a losanga stondata e la punta smussata. Su di essa ci sono tre striature incise per traverso presso la punta. Nonostante la tipica punta smussata delle spade da esecuzione, questa spada non sembra essere stata creata per tale scopo. Si pensa invece che fosse un simbolo di corporazione o di potere giuridico, un oggetto che conferiva ai signori locali la facoltà di presiedere il tribunale. Una spada molto simile è conservata a Bressanone in Alto Adige, insieme a una verga, oggetti che rappresentavano la suprema giurisdizione del Consiglio dell'arcivescovo di Bressanone.
Questo tipo di oggetti veniva spesso conservato nel luogo di appartenenza fino alla fine dell'Ottocento, il che spiega il loro ottimo stato di conservazione, nonostante siano stati considerati in passato degli attrezzi del boia.
Manifattura tedesca, manifattura ferrarese, manifattura milanese
Circa 1630 e fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1210 mm (1060-18 mm) 1150 g
Inv. 1127
Una moderna spada che ha un'impugnatura in legno avvolta da filo di ferro messo a filetti, cordelline e teste di moro.
In alto ha un pomo sferoide completo di un foro per l'innesto di una seconda guardia impropria. La guardia è ampia e incurvata verso l'alto con bracci e guardia terminati alle estremità ringrossati. La lama, non sua, è molto corrosa e intaccata lungo i fili, ha il ricasso sodo, una doppia scanalatura sul forte per poi proseguire a sezione esagonale, ed è punzonata due volte: a sinistra presenta il nome "BERNALDO", mentre sulla destra reca l'indicazione "FERRARA".
Nonostante la sua apparenza antica, l'insieme è stato rimontato nel tardo Ottocento con il fornimento tedesco e la lama forse ferrarese.
Manifattura tedesca, Sassonia
1570-1590
Acciaio, legno, ottone, seta
620 (575) mm
Inv. 1269
Alabarda composta da bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno, unite all'altezza del ferro e che terminano nella gorbia da cui esce un lungo quadralone.
La parte destra del ferro presenta una piccola scure non lunata ma a triangolo, caratterizzata dalle lunghe punte triangolari. Il becco di corvo massiccio ha un ricciolo cuspidato e un trifoglio messo a giorno, ed è punzonato a sinistra con le lettere "HW" stilizzate. La decorazione comprende due riccioli mozzati per esterno e tre elementi a trifoglio intagliati a giorno per superficie.
La parte inferiore è decorata con borchie stellate inchiodate sul legno e una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca, Sassonia
1570-1590
Acciaio, legno, ottone, seta
420 (380) mm
Inv. 1242
Alabarda con forma a graffa con punte a forma di uccelli stilizzati, ornata con intagli a giorno di cuori, elementi mistilinei e fiori, e un lungo becco di corvo intagliato.
La testa è montata su un'asta di legno moderna, decorata con una nappa di seta cremisi e borchie stellate, con una ghiera persa e un brocco al piede. Le bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno, si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui emerge un corto e robusto quadrellone.
Il ferro è molto ossidato.
Manifattura tedesca, Sassonia
Seconda metà del XVIII secolo
Acciaio legno di faggio, corno di cervo osso inciso
625 mm 1000 g
Inv. 1284
Scure composta da un ferro con collo breve e sagomato dal quale parte una stretta ma lunga lama lunata.
Il manico moderno in legno è inserito in un occhio rettangolare stondato e rilevato lungo gli spigoli. La scure è stata utilizzata nel corso della storia come strumento per edificare e come arma da combattimento. Venne utilizzata in battaglia dai Normanni nel medioevo e cadde in disuso in Occidente con l'avvento del Cinquecento, ma la sua fortuna come arma da combattimento si protrasse fino agli inizi del Novecento in Oriente.
L'oggetto esposto è di fattura tarda e privo di brocco e punzone.
Manifattura tedesca, spagnola, milanese
Circa 1630, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro
1340 mm (1162-32 mm) 1350 g
Inv. 1206
Il manico di questa spada moderna è in legno avvolto da filo di ferro in filetti, cordelline e teste di moro, con un pomo a tino a forma di barchetta all'estremità superiore.
I bracci larghi e la guardia incurvata verso l'alto sono slargati e appiattiti alle estremità. La lama, molto corrosa e intaccata, ha il ricasso scanalato e il forte con le lettere maiuscole punzonate in caratteri tolediani.
Nonostante la lama sia forse di origine spagnola, l'insieme è un fornimento tedesco rimontato probabilmente nel tardo Ottocento.
Manifattura Veneta
Fine del XVI-inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
755 (615) mm
Inv. 1184
Alabarda composta da una gorbia in tronco di piramide decagonale con bandelle, seguita dai rebbi sottili e ampiamente lunati che rientrano leggermente.
Entrambi i rebbi sono marcati con un piccolo e sottile "ROCCHIO" di circa 5 mm di altezza.
L'arma presenta una superficie ossidata e termina con un lungo quadrellone. L'asta moderna è ornata con borchie di ottone e una nappa di seta gialla e rossa, ed è completa di ghiera con brocco.
Manifattura veneta (?)
circa 1600
Acciaio, legno, seta, velluto ottone
475 (405) mm
Inv. 1195
L'arma è un'alabarda composta da bandelle inchiodate sull'asta di legno.
La gorbia si forma dall'unione delle bandelle al ferro, da cui esce un gancio a sinistra e un brocco a destra. La lanterna intagliata a giorno ha sei volti sbalzati, con una cuspide a lama di pugnale. La scure è piccola e poco lunata, con due gobbe sottili e sporgenti e un becco di corvo con dentature. Entrambi sono intagliati a giorno e recano un tondo con giglio.
Completa il tutto una breve asta in velluto cremisi con borchie di ottone, nappine in seta cremisi e ghiera con brocco. Le lavorazioni a giorno sul ferro sono tipiche dall'inizio del Cinquecento, dimostrando l'evoluzione dell'alabarda da arma da guerra a un oggetto di rappresentanza decorato e raffinato.
Manifattura veneziana
Circa 1570
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
628 (425) mm
Inv. 1173
Alabarda composta da due lunghe bandelle separate e inchiodate all'asta di legno.
Le bandelle si uniscono all'altezza del ferro, che è molto ossidato e decorato con elementi fitomorfi, sulla parte destra presenta una sottile scure poco lunata e un becco ad artiglio a tre punte con tre forature allo stacco. Sulle bandelle si trovano dei disegni geometrici che formano volti stilizzati.
L'asta moderna è decorata con una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stella, termina con una ghiera con brocco al piede.
Manifattura veneziana
Circa 1570
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
635 (450) mm
Inv. 1174
Alabarda composta da due bande separate e inchiodate sull'asta di legno, che si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui esce un robusto quadrellone.
Il ferro è ossidato ed è formato da una scure a graffa con un brocco centrale e due punte molto ricurve, oltre a due grosse gobbe forate a terne. Sul lato destro si trova un becco che termina ad artiglio a tre punte, con tre forature allo stacco, il tutto inciso ad elementi fitomorfi entro bordure.
L'asta moderna è decorata con una nappa di seta gialla e rossa e sfilate di borchie di ottone a stella, con una ghiera con brocco al piede.
Manifattura veneziana
Circa 1600
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
470 (425) mm
Inv. 1228
Alabarda composta da bandelle in legno inchiodate alla lama con una forma poco lunata e corroso in alcuni punti.
Due gobbe a terna sono presenti sulla scure, e un sottile becco a corvo è forato con varie dentature all'attacco. Questo becco è punzonato sulla sinistra con una A maiuscola di circa 6 mm, leggibile solo appena.
Sull'asta moderna ci sono delle nappe di seta gialla e rossa insieme a borchie di ottone a forma di stella.
Manifattura veneziana
Circa 1600
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
508 (445) mm
Inv. 1236
Alabarda composta da bandelle inchiodate su un'asta di legno.
Le bandelle terminano in un lungo quadrellone, e l'asta moderna ha una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stellina. La scure è molto corrosa, con gobbe sagomate e forate a terna, un sottile becco di corvo broccato, dentato all'attacco e un ferro inciso con decori alla bresciana. Un'immagine di un uomo armato di scudo sullo sfondo di una città è presente sulla scure, anche se il decoro è consumato. Tuttavia, l'incisione è dubbia e può essere riferita a tecniche antiche o ad appositi trattamenti per migliorare l'aspetto di un pezzo antico.
Il set appartiene alla famiglia delle alabarde di provenienza veneta.
Manifattura veneziana
Circa 1600
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
512 (456) mm
Inv. 1251
Alabarda con bandelle separate e inchiodate sull'asta di legno, che terminano in un lungo quadrellone.
Il ferro poco lunato ha punte massicce, gobbe sagomate, un sottile becco a corvo con varie forature e dentature all'attacco. Il ferro è inciso con fiorami alla bresciana anche se ormai quasi illeggibili. La scure è decorata con una figura maschile in abito seicentesco con uno scudo sullo sfondo di una città, ma tutto il decoro è molto consunto.
L'asta moderna è decorata con una nappa di seta cremisi e borchie di ottone e completa con una ghiera con brocco.
Manifattura veneziana
Circa 1600, con integrazioni del XVIII secolo
Acciaio , legno, ottone, seta
565 (502) mm
Inv. 1275
Alabarda composta da bandelle inchiodate sull'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro e terminano in un quadrellone.
La scure, poco lunata, presenta due riccioli e due forature a terna, ed è molto corrosa. Il becco di corvo è broccato con varie forature e dentature all'attacco, e sulla sinistra dell'arma è punzato con un "CUORE DI VANDEA, BIFORCATO AL SOMMO ALLA MILANESE", di circa 7 mm.
L'asta moderna è decorata con i resti di una nappa di seta cremisi e borchie di ottone, e l'arma è completa di una ghiera con brocco.
Manifattura lombarda o bresciana (?)
Circa 1590
Acciaio inciso
3020 g (petto 2000 g, schiena 1020 g)
Inv. 1188
Il busto presenta un petto massiccio costolato in mezzeria con uno scollo leggermente incavato, con cordonature sui bordi e giri ascellari chiusi da tre filetti.
La falda è incisa con motivi fitomorfi e stelle incorniciati da cinque filetti per banda, mentre la schiena è decorata in modo simile al petto con uno scollo quasi diritto.
Il busto non è opera del famoso Maestro del Castello, nonostante la caratteristica marca sullo scollo del petto, infatti questa marca potrebbe essere un'imitazione o semplicemente un ornamento.
La decorazione e la tecnica di lavorazione del busto sono di gusto ottocentesco, ma la datazione potrebbe essere anteriore.
Manifattura veneziana
Fine XVI secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
628 (425) mm
Inv. 1261
Alabarda composta da due bandelle lunghe, unite all'altezza del ferro che termina in un robusto quadrellone.
Il ferro presenta una sottile scure ampiamente lunata sulla parte destra, con due gobbe forate e un lungo becco a falco con la gobba segnata da tre sforature. Sul lato destro è presente il "LEONE DI SAN MARCO IN MOLECA" di circa 8 mm di diametro.
L'asta moderna è decorata con resti di una nappa di seta cremisi e sfilate di borchie di ottone, termina al piede con una ghiera con brocco.
Manifattura veneziana
Fine XVI secolo
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
532 (465) mm
Inv. 1231
Alabarda composta da due lunghe bandelle inchiodate su di un'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro e finiscono nella gorbia da cui esce un robusto quadrellone.
Il ferro, molto ossidato, presenta una sottile scure quasi diritta con due gobbe forate e piccoli dentelli, ed è rozzamente incisa sulla sinistra con le lettere "SP", probabilmente le iniziali del proprietario. Sul lato destro c'è un becco di corvo con la gobba segnata da tre sforature, mentre altri tre fori si trovano allo stacco inferiore.
L'asta moderna è decorata con una nappa di seta cremisi e sfilate di borchie di ottone, che termina al piede con una ghiera con brocco.
Manifattura milanese
Seconda metà del XIX secolo
Acciaio inciso
20450 g
Inv. 1312
L'armatura è composta da un elmetto da cavallo con visiera sana e una goletta che protegge il collo. Essa include il petto e la schiena, ai quali sono attaccati fiancali a sette lame e spallacci simmetrici con guardagolette asimmetriche. Le braccia sono formate da semicannoni superiori e inferiori, cubitiera, antibraccio e manopole a clessidra. La parte inferiore comprende gambiere composte da cosciali, ginocchielli, schiniere e scarpe a lame.
La superficie dell'armatura è decorata con incisioni a nodi, grottesche e cartigli contenenti figure eroiche, busti femminili e maschili, oltre a trofei. Al centro della goletta si trova un cuore con l'arma della famiglia Cenci, costituita da quattro rombi verticali con mezze lune. Anche il petto e la schiena presentano un ovale con lo stesso stemma.
Questo esemplare si ispira ai modelli di armature in voga intorno al 1580, nati nel Quattrocento come i migliori modelli difensivi. Nonostante presenti elementi anacronistici come gli spallacci simmetrici e un elmetto di forme più tarde, l'armatura è di buona qualità, realizzata in acciaio forgiato anziché in lamina.
Queste armature non erano destinate all'uso bellico ma servivano per arredare grandi saloni di ville e castelli. Nel corso dell'Ottocento, emerse la moda del "Rittersaal" o "Salone dei Cavalieri", dove armi e armature creavano un'atmosfera "pseudo-medievale". Spesso i committenti decoravano le armature con il proprio stemma.
Manifattura veneziana
Fine XVI secolo
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
690 (475) mm
Inv. 1175
Alabarda costituita da un'asta di legno con due lunghe bandelle inchiodate su di essa e unite all'altezza del ferro, che è caratterizzato da una sottile seure ampiamente lunata con rosetta composta da 1 + 6 fori sulla parte interna.
Il becco di corvo del ferro è broccato e ornato con una rosetta, mentre tutta la superficie del ferro è incisa a fiorami "alla veneta". La gorbia ha incisioni geometriche a scaglioni diritti e rovesci e si conclude con un quadrellone robusto.
L'asta moderna presenta decorazioni come una nappa di seta oro e granata e sfilate di borchie di ottone, con una ghiera con brocco al piede.
Manifattura veneziana
Fine XVI secolo
Acciaio intagliato inciso, legno, ottone, seta
725 (645) mm
Inv. 1193
Alabarda composta da due bandelle separate che sono inchiodate sull'asta di legno e si uniscono all'altezza del ferro.
Il ferro è costituito da una scure ampiamente lunata decorata con due grossi riccioli seguiti da piccoli dentelli e da forature con un ornamento a giglio centrale. Il becco di corvo è intagliato a giorno e ha un marchio a forma di una verretta.
L'asta moderna è decorata con una nappa cremisi e borchie di ottone e si conclude con una ghiera con brocco.
Manifattura veneziana
Fine XVI secolo
Acciaio inciso, legno, ottone, seta, velluto
475 (410) mm
Inv. 1200
Alabarda composta da due bandelle inchiodate sull'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro e terminano nella cuspide con una lunga lama di pugnale.
Sopra il ferro si trova una lanterna a giorno decorata con sei mascheroni lavorati a sbalzo e intagliati. La scure ampiamente lunata è intagliata a giorno a volute e ha una punta spezzata, mentre il becco di falco messo a giorno è completo di un ovale più piccolo. L'asta moderna, decorata con due nappe di seta, è rivestita di velluto cremisi e ornata di borchie di ottone, e include una ghiera con brocco.
Questa alabarda fa parte del nucleo più antico della collezione ed è una delle poche ad avere decori pregiati. È stata usata per arredare le pareti in stile barocco intorno al grande camino bianco.
Manifattura veneziana
Fine XVI secolo
Acciaio inciso, legno, ottone, seta
475 (410) mm
Inv. 1274
Alabarda composta da due bandelle inchiodate su un'asta di legno, che si uniscono grazie ad anelli all'altezza del ferro della scure, la quale è corrosa e ha alcune parti spezzate.
La lama della scure è a pugnale e presenta disegni mistilinei all'interno e due grandi riccioli all'esterno. Il lungo becco di corvo è messo a giorno con tre ornati geometrici e dentature all'attacco. Sulla ghiera con brocco c'è una C maiuscola di circa 6,5 mm.
L'asta moderna è decorata con una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stellina.
Manifattura veneziana
Fine del XVI-inizi del XVII secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
870 (705) mm
Inv. 1159
Alabarda composta da una gorbia troncoconica, senza bandelle, con incisioni a riquadri e un nodo quadrato chiuso da cordonature.
Il ferro, tipico veneziano, ha brevi arresti diritti e un lungo e sottile dente dorsale. È decorato con motivi fitomorfi e una croce latina su un ovale. L'asta moderna è decorata con nappe di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stella, e la ghiera ha un brocco.
L'intera arma è molto corroso e pieno di sfagliature.
Manifattura Piemontese
Circa 1590-1600
Acciaio inciso
Inv. 0200
Il petto dell'armatura è fortemente costolato al centro e presenta uno scollo leggermente incavato, con giri ascellari poco pronunciati.
È dotato di una lama di falda che include quattro chiodature per fissare i cuoietti delle scarselle. La superficie in acciaio è forata una volta nella parte superiore e due volte nella parte inferiore destra.
Decorato con una grande croce trilobata, il petto mostra segni di un colpo di moschetto sul lobo superiore e su quello destro.
L'armamento è ornato con il simbolo dell'Ordine di San Maurizio, un ordine militare fondato dai Savoia e approvato dalla Santa Sede. L'insegna dell'ordine consiste in uno scudo rosso con una croce trilobata d'argento.
Dopo la fusione con l'Ordine Ospedaliero di San Lazzaro nel 1572, apparve una croce verde dei Lazzariti associata a quella di San Maurizio. Tuttavia, il design del petto sembra datarsi circa vent'anni dopo la fusione, suggerendo una preferenza per l'insegna di San Maurizio, anche se l'eliminazione ufficiale di quella di San Lazzaro avvenne più tardi, con un decreto di Carlo Emanuele I.
Manifattura veneziana
Inizi del XVI secolo, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, ottone, seta
900 (722) mm
Inv. 1254
Alabarda composta da una gorbia troncoconica in sezione quadrata, priva di bandelle, dove è infilata l'asta di legno.
Il ferro, caratteristico di Venezia, presenta brevi arresti diritti e un lungo e sottile dente dorsale. Il tutto è molto ossidato e presenta incisioni fitomorfe, ormai scomparse sul piatto sinistro e poco leggibili su quello destro, con un ovato alla sommità del dente caricato con una croce latina. L'asta è moderna e decorata con nappe di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stella.
Completa l'arma una ghiera con brocco.
Manifattura veneziana
Inizi del XVII secolo
Acciaio inciso e dorato, legno, ottone, seta
675 (465) mm
Inv. 1178
Alabarda con asta in legno con bandelle inchiodate separate, unite all'altezza del ferro e terminate con un nodo e un quadrellone sottili.
La scure ha artigli dorsali, quattro terne alternate a tre ovali e una rosetta con 7 fori a forma di petali sul piatto. Il ferro è decorato con fiorami e tracce di doratura. L'asta moderna ha una nappa granata e borchie di ottone e viene completata da una ghiera con brocco.
La parte dell'alabarda sembra più antica della lama di daga successivamente sostituita al posto del quadrellone.
Manifattura veneziana
circa 1600, con integrazioni del XVIII secolo
Acciaio , legno, ottone, seta
530 (320) mm
Inv. 1388
Alabarda composta da bandelle separate e inchiodate sull'asta di legno, unite all'altezza del ferro e terminate con un nodo ovato e una lama di daga.
La scure è a forma di luna piena e presenta decorazioni a gigli dorsali, forature, tra cui due terne e una rosetta, e un becco di corvo. Il ferro è molto corroso, ma presenta ancora tracce di doratura e incisioni a fiorami e ornamenti. L'asta è moderna, decorata con una nappa di seta granata e borchie di ottone, con completa di una ghiera con brocco.
Stilisticamente, l'alabarda sembra più antica della lama di daga che probabilmente è stata aggiunta in seguito per sostituire il quadrellone.
Manifattura veneziana (?) e manifattura milanese
XVII secolo e fine del XIX secolo
Acciaio legno
865 mm 1200 g
Inv. 1287
L'oggetto è composto dal ferro che presenta un collo breve e sagomato dal quale parte una stretta ma lunga seure lunata. Il manico moderno in legno s'inserisce in un occhio rettangolare stondato e rilevato lungo gli spigoli. La scure è marcata sul lato sinistro con uno sprone a stella a sei punte calante, inserito in uno scudetto pentagono calante.
Nota già nel neolitico, la scure era molto apprezzata dai popoli d'origine barbarica. Nel medioevo fu utilizzata in battaglia dai Normanni che ne diffusero l'uso in tutta l'Europa. Nel Trecento assunse forme diverse secondo la funzione. Oltre alla scure adoperata come strumento nacque la tipologia da uomo d'arme, caratterizzata da un manico metallico e da un ferro lunato completato da un lungo punzone e un brocco. L'arma, cadde in disuso in Occidente nel Cinquecento, mentre in Oriente la sua fortuna, come arma da combattimento, si protrasse ininterrottamente fino agli inizi del Novecento. L'impiego della scure, intesa come attrezzo, continuò nei secoli successivi per edificare, ma fu anche uno strumento di distruzione.
Paesi bassi e manifattura milanese
Circa 1620, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro dipinto
1410 mm (1235-25 mm), 1260 g
Inv. 1120
Spada con impugnatura in legno con un rivestimento in filo di ferro a filetti e cordelline dipinte di rosso.
Il pomello in alto è a forma di barilotto, con un intaglio a tondo raggiato sulle due bande principali. La guardia è incurvata verso l'alto e aperta, con bracci sottili e rivolti in senso contrario. Il fornimento ha elementi ornamentali in nodi di bambù e valve intagliate a giorno a fogliami e garofani.
La lama è a sezione di losanga, con un ricasso incavato e tracce di un punzone, forse una marca, in forma di un ovato alto circa 15 cm, visibile sul ricasso.
Silva, manifattura bresciana
XIX secolo
Acciaio, legno
810 (670) mm
Inv. 1279
Alabarda composta da una gorbia quadrata senza bandelle, in cui è inserita un'asta di legno.
La gorbia si estende fino a due brevi arresti triangolari incurvati verso l'alto. Il ferro è in pessime condizioni ed è costituito da un raffio massiccio ampiamente curvato, con la base della cuspide mancante e assente il dente dorsale.
L'asta è stata aggiornata modernamente e presenta una nappa di seta gialla e rossa con borchie di ottone a stella, e una ghiera con brocco.
Silva, manifattura bresciana
XIX secolo
Acciaio, legno
1175 mm 4200 g
Inv. 1281/b
Arma medievale in asta utilizzata in battaglia a piedi.
La gorbia, in sezione quadrata, è priva di bandelle e si estende fino a due brevi arresti triangolari. Il ferro del raffio è molto ossidato e composto da un lungo dente dorsale marcato con una stella a otto punte e un piccolo tondo centrale rilevato. Il raffio e la massiccia cuspidi sono a sezione esagona. L'asta moderna è decorata con una nappa di seta gialla e rossa e borchie di ottone a stella, ed è completata da una ghiera con brocco.
L'arma era comune nell'agricoltura medievale ed è stata utilizzata anche come arma da combattimento.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
480 (416) mm
Inv. 1239
Alabarda composta da bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate all'asta di legno che termina in un quadrellone.
La scure, robusta e ampiamente lunata, ha due ampi riccioli e modanature all'attacco, mentre il piatto è forato con due terne e una rosetta composta da un foro centrale circondato da cinque fori.
L'asta moderna è caratterizzata da una nappa in seta gialla e rossa e borchie di ottone a stelle con una ghiera con brocco. Questo esemplare fa parte di un gruppo di dodici alabarde praticamente identiche tra loro e tutte prive di decorazioni, tranne per forature che formano disegni geometrici. Non ci sono punzoni con marchi o iniziali di proprietà. Sebbene simili alabarde fossero comuni in Germania meridionale e in Svizzera, non è escluso che sia una produzione in stile e che fossero adatte a soddisfare le richieste di un mercato interessato a materiali arci venduti a prezzi contenuti.
Tutte le aste, le nappine, le borchie e le ghiera con brocco sono state rifatte e rimontate, probabilmente dello stesso artigiano.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, ottone
700 (615) mm
Inv. 1267
Alabarda composta da bande montate alla tedesca e montate sull'asta di legno, unite da un anello per creare una gorbia smorzata.
L'arma ha una lunga e robusta testa quadra, terminante in una scure lunata con riccioli e modanature all'attacco. Il piatto ha due terne e una rosetta con 1 più 6 fori. C'è inoltre un robusto becco di falco con terna di fori, gobba sagomata e presenta qualche corrosione.
L'asta moderna ha una nappa in seta gialla e rossa con borchie di ottone e una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
520 (460) mm
Inv. 1256
Alabarda composta da bande montate alla tedesca e montate sull'asta di legno, unite da un anello per creare una gorbia smorzata.
L'arma ha una lunga e robusta testa quadra, terminante in una scure lunata con riccioli e modanature all'attacco. Il piatto ha due terne e una rosetta con 1 più 6 fori. C'è inoltre un robusto becco di falco con terna di fori, gobba sagomata e presenta qualche corrosione.
L'asta moderna ha una nappa in seta gialla e rossa con borchie di ottone e una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
755 (675) mm
Inv. 1277
Alabarda composta da bande montate alla tedesca e montate sull'asta di legno, unite da un anello per creare una gorbia smorzata.
L'arma ha una lunga e robusta testa quadra, terminante in una scure lunata con riccioli e modanature all'attacco. Il piatto ha due terne e una rosetta con 1 più 6 fori. C'è inoltre un robusto becco di falco con terna di fori, gobba sagomata e presenta qualche corrosione.
L'asta moderna ha una nappa in seta gialla e rossa con borchie di ottone e una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
700 (615) mm
Inv. 1217
Alabarda composta da bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta in legno che si uniscono in una gorbia smorzata.
L'arma presenta una scure robusta e lunata, con due riccioli e modanature all'attacco, che termina in un lungo quadrellone. Il piatto è forato con due terne e una rosetta composta da 1 più 6 fori, mentre il becco di falco ha una gobba sagomata allo stacco. Il tutto risulta molto corroso.
Completa l'oggetto una lunga asta moderna con resti di una nappa in seta cremisi e borchie di ottone a spicchi, dotata di una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
720 (640) mm
Inv. 1247
Alabarda composta da bandelle separate e inchiodate sull'asta di legno, che si uniscono all'altezza del ferro in una gorbia smorzata.
L'asta termina con un robusto e lungo quadrellone. La scure è robusta e lunata, presenta due grossi riccioli e modanature all'attacco. Il piatto ha due terne e una rosetta composta da 1 più 6 fori, con un robusto becco di falco che ha una gobba sagomata, una terna di fori e modanature allo stacco. Il tutto è molto corroso e l'asta moderna presenta resti di una nappa in seta cremisi e borchie di ottone.
L'arma è completata da una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, ottone
630 (540) mm
Inv. 1252
Alabarda composta da bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno, le quali si uniscono all'altezza del ferro e sono racchiuse da un anello nella gorbia smorzata.
Il robusto e lungo quadrellone costituisce la parte terminale dell'arma. La scure è molto ossidata e ampiamente lunata, con due grossi riccioli e una modanatura sullo stacco superiore.
L'asta è moderna, senza una nappa in seta e le borchie di ottone.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
680 (595) mm
Inv. 1246
Alabarda con bandelle alla tedesca, inchiodate su un'asta di legno e unite all'altezza del ferro in una gorbia smorzata.
L'arma ha un robusto quadrellone e una scure lunata con riccioli e modanature all'attacco. Il piatto ha una rosetta con sette fori e viene forato da due terne. Il becco di falco è robusto, con gobba sagomata, terna di fori e modanature allo stacco.
L'asta è moderna, con una nappa in seta cremisi e borchie di ottone a spicchi, e il set viene completato da una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
785 (710) mm
Inv. 1237
Alabarda composta da bandelle montate alla tedesca, separate e inchiodate sull'asta di legno che si uniscono all'altezza del ferro in una gorbia smorzata.
L'arma termina con un robusto e lunghissimo quadrellone. Ha una robusta scure lunata, con due riccioli e modanature all'attacco. Il piatto è forato con due terne e una rosetta composta da 1 più 6. Il becco di falco è robusto, con una gobba sagomata, terna di fori e modanature allo stacco. Il tutto è molto ossidato. L'asta è moderna, con i resti di una nappa in seta cremisi e borchie di ottone a spicchi.
È completo di una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, seta, ottone
785 (710) mm
Inv. 1262
Alabarda composta da lunghe bandelle inchiodate all'asta di legno che si uniscono in una gorbia smorzata, terminante in un quadrellone.
La scure è poco lunata e presenta due riccioli e modanature all'attacco. Il piatto ha due terne, una rosetta con 7 fori e un robusto becco di falco con gobba sagomata, terna di fori e modanature allo stacco, ma entrambi presentano ossidazioni. L'asta è moderna, ma conserva resti di una nappa in seta rossa granata e borchie di ottone.
Inclusa vi è una ghiera con brocco.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, ottone
695 (545) mm
Inv. 1172
Alabarda composta da bandelle lunghe montate alla tedesca, separate e inchiodate sull’asta di legno che si uniscono, racchiusa da un anello all'altezza del ferro in una gorbia smorzata.
L'arma ha uno scure poco lunata che presenta due ampi riccioli e modanature all'attacco. Il piatto è forato con due terne e una rosetta composta da 1 più 5 fori. Il becco di falco è robusto con gobba sagomata, terna di fori e modanature allo stacco.
L'arma ha delle ossidazioni e l'asta è moderna, senza nappa in seta ma coperta con borchie di ottone.
Manifattura tedesca (Norimberga?) e manifattura dell'Italia settentrionale
1560-1570
Acciaio
10930 g
Inv. 1232
Il corsaletto è costituito da cinque armamenti distinti.
La borgognotta leggera è mancante della visiera, con fori per le orecchie racchiusi in spirali sbalzate sui guanciali. La gola è formata da due lame del collo e dalle lame del padiglione.
Gli spalletti presentano una configurazione di quattro e tre lame, ciascuno proveniente da un corsaletto diverso. La schiena, riciclata da un quarto armamento, è liscia e semplice.
Il petto è costolato a "tapul", con la parte inferiore sporgente a tappo, e mostra il punzone di Norimberga sul bordo superiore del collo, sebbene sia quasi illeggibile. Gli scarselloni, molto lunghi e composti da sette lame, appartengono allo stesso insieme del petto.
L'intero corsaletto è stato rimodernato con ribattini di ottone moderni nei punti di connessione tra le lame e lungo i bordi.
La superficie dell'armatura presenta una corrosione disomogenea.
Svizzera o manifattura tedesca meridionale
Circa 1600
Acciaio, legno, ottone
755 (580) mm
Inv. 1185
Alabarda composta da bandelle lunghe, separate e inchiodate sull'asta di legno, che si uniscono in una gorbia smorzata racchiusa da un anello all'altezza del ferro.
Il robusto e lungo quadrellone costituisce l'appendice finale. La scure lunata ha due ampi riccioli e modanature all'attacco. Il piatto ha due terne e una rosetta composta da 1 più 5 fori, con becco di falco, gobba sagomata, terna di fori e modanature allo stacco. Il tutto presenta ossidazioni.
L'asta è moderna e priva della nappa in seta originale, ma coperta con borchie di ottone e completa di una ghiera con brocco.
Manifattura tedesca di Innsbruck (?)
1510-1515 circa
Acciaio sbalzato
2100 g
Inv. 1191
L'armatura risale al Rinascimento tedesco, databile tra il 1510 e il 1515, ed è nota come armatura spigolata, gli esperti la considerano un'evoluzione della Kugelbrust conosciuta anche come petto a sfera.
Tutti i componenti, tranne le schiniere, sono lavorati con cannellini separati da gusci lisci. Questa tecnica aumentava la resistenza dell'acciaio senza appesantire l'intera armatura.
L'armatura spigolata fu prodotta principalmente in Germania meridionale, ma anche in Italia, Francia e Inghilterra.
L'imperatore Massimiliano I d'Asburgo fondò un'officina di corte a Innsbruck per la produzione di queste armature.
L'armatura spigolata rappresentò il passaggio dal gotico al Rinascimento tedesco e segnò un miglioramento tecnico in questo campo.
I componenti dell'armatura sono decorati con sedici sgusci divisi da spigoli sventagliati tra due grosse costole. Anche se presenta alcune corrosioni e una sfagliatura alla spalla destra, è ancora una preziosa testimonianza dell'arte degli armaioli dell'epoca.
Würzburg e manifattura milanese
Circa 1590-1600, fine del XIX secolo
Acciaio, legno, filo di ferro, cuoio
1145 mm (985-25 mm), 1150 g
Inv. 1166
L'impugnatura di questa Striscia da lato ad anelli è composta da legno intrecciato a spirale avvolto in cuoio, con corde di filo di ferro. In cima, l'impugnatura termina in un pomo ovale a doppia ala.
La lama ha una forma a losanga, è corrosa e sgusciata dal forte fino al centro, ed è marcata con il nome "JOHAN VEIT VON WIRTZBVRG" su entrambi i lati.
Manifattura tedesca meridionale, Landshut (?)
1515-1520 circa
Acciaio sbalzato e inciso
3400 g
Inv. 1189
Il petto dell'armatura presenta una forma bombata con uno scollo scatolare decorato a grosso tortiglione.
Mancano i guardascella, mentre i fori per la resta sono presenti a destra, ma la è assente.
Nella parte inferiore della piastra si trovano quindici cannellini profilati, mentre la parte superiore è incisa con tre profilature orizzontali.
La lama di vita, festonata lungo il margine superiore, è stata aggiunta successivamente, sebbene sia coeva al pezzo.
Il petto si trova in cattive condizioni di conservazione, con numerose sfaldature dell'acciaio.
Manifattura tedesca, manifattura norimberghese (?) e manifattura dell'Italia settentrionale
1550-1560
Acciaio, in parte già annerito
10820 g
Inv. 1248
Il corsaletto è costituito da quattro armamenti distinti. La borgognotta leggera, mancante della visiera, originariamente era parte di un corsaletto da fante di manifattura probabilmente norimberghese.
La gola include una goletta di sei lame, gorgiera e spalletti anch'essi di sei lame. La protezione del braccio è formata da un semicannone inferiore, una cubitiera con alette e un semicannone di antibraccio.
Il petto è ampio e profondamente costolato al centro, mentre la schiena proviene da un terzo corsaletto dell'Italia settentrionale. Le scarselle, corte e a sei lame, sono di origine tedesca.
Armature composte da parti italiane e tedesche sono comuni nelle collezioni d'armi, dovute alla disponibilità di pezzi sul mercato. Sebbene ci siano incongruenze stilistiche, la composizione è valida poiché le parti sono cronologicamente coeve. Tuttavia, il corsaletto presenta gravi problemi di conservazione a causa del trattamento subito dalla superficie in acciaio nel tempo.
Gli antiquari spesso manomettevano le parti originali per assemblare armamenti compositi, utilizzando acidi o abrasioni meccaniche per uniformare le superfici. Questo trattamento violento ha accelerato la corrosione del metallo rispetto agli armamenti ben conservati. Il 19 settembre 1881, i fratelli Bagatti Valsecchi acquistarono un lotto di pezzi di armature dall'antiquario Baslini, che potrebbe includere le parti di questo corsaletto.
Manifattura veneziana
XVII secolo
Cuoio cotto, ottone e velluto
27 × 21 cm
Inv. 0942
Barbuta in cuoio cotto caratterizzata da un coppo sferico, privo di cresta, interamente ricoperto di velluto, già rosso; l’armamento è completato da due motivi floreali a borchie in ottone, disposti sulla calotta.
Si tratta di un sistema di protezione personale costituito da un casco a faccia aperta, smussato da superfici curve, diffusosi a partire dalla seconda metà del XIV secolo. La produzione di barbute si affiancò a quella dei più comuni elmi militari per incontrare il favore delle truppe armate più leggere – in particolare arcieri e balestrieri – che non necessitavano di una protezione integrale per il viso bensì di una più ampia apertura del campo visivo. In caso di necessità, le barbute potevano essere corredate da barbozze o visiere mobili per consentire una maggiore o minore apertura della celata.
L’esemplare Bagatti Valsecchi – sebbene molto rovinato – potrebbe verosimilmente essere riferito alla produzione veneziana del XVII secolo. Le botteghe di armaioli della Serenissima si specializzarono infatti nella trasformazione di elmi tradizionali in barbute da parata, caratterizzate da ricche coperture di stoffa, tendenzialmente in velluto, bordate con borchie metalliche, quali rame, bronzo dorato oppure ottone.
Dalle pagine del diario di viaggio di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, secondogenito di Giuseppe, scritte nel 1911 in occasione di un lungo viaggio formativo attraverso le più importanti nazioni europee, si apprende che la barbuta fu acquistata il 10 giugno 1911 da un antiquario parigino del Quai Voltaire.