This collection consists of objects for liturgical use and domestic artifacts: crosses, reliquaries, Eucharistic vessels are accompanied by enameled caskets or antique cutlery, covering a span of time from the thirteenth to the seventeenth century. The purpose of the collection, which does not aim for completeness either chronologically or typologically, is entirely functional to the decoration of the rooms, where the various artifacts are skillfully arranged.
Manifattura tedesca (?)
fine del XVI - inizi del XVII secolo
Conchiglia e ottone dorato
height: 25.4 cmØ 11 cm
inv. 0913
La coppa è composta da un nautilus innestato su un sostegno in rame dorato, caratterizzato da una base circolare e un profilo sinuoso, inciso ad acquaforte. L’assemblaggio dell’elemento naturale con la base metallica appare forzato, tanto da far pensare a un tardo intervento di reimpiego di un calice sacro di manifattura italiana.
Tuttavia, la struttura della montatura in rame e la sua ornamentazione – chiaramente desunta dai repertori di moresche pubblicati a stampa a partire dalla metà del XVI secolo – hanno indotto la critica a riferire la produzione dell’oggetto alla cultura orafa del pieno Cinquecento e del principio del secolo successivo. È proprio in questo periodo che si diffonde il gusto collezionistico da Wunderkammer, teso a indagare il sapere scientifico universale mediante la raccolta sistematica di oggetti suddivisi in naturalia e artificialia: i primi riferiti alle creazioni più rare della natura, i secondi a oggetti sapientemente prodotti dall’uomo.
La distinzione non è sempre univoca poiché ogni oggetto poteva prevedere la coesistenza di più elementi: è il caso della coppa della collezione Bagatti Valsecchi, costituita da un elemento naturale incastonato su un manufatto di oreficeria.
Arte francese
Prima metà del XVI secolo
Metallo dorato, smalti dipinti
33.8 × 19.6 cm
Inv. 0703
Si tratta di una croce in metallo, lavorata in un'unica lastra, con un braccio orizzontale molto sviluppato, una sezione quadrata all'incrocio dei bracci e terminali gigliati.
Su entrambi i lati della croce si trovano il Cristo crocifisso e la Madonna con il Bambino. Il piede ottagonale e il fusto esagonale della base sono interrotti da un nodo con chiodi circolari e presentano uno stemma troncato, alla colomba spiegata nell'uno ed al crescente, ali e cuore nell'altro.
Alcune saldature incerte e lacune rendono poco chiaro il rapporto originale tra croce e base.
Stilisticamente, entrambi gli elementi sembrano essere opere francesi della prima metà del Cinquecento, con il Cristo crocifisso potenzialmente risultato di un restauro successivo.
I superstiti smalti dipinti con teste virili di profilo sono simili a quelli prodotti a Limoges agli inizi del Cinquecento, che confermano la collocazione dell'opera nell'arte francese del periodo.
Arte lombarda
Inizi del XVI secolo
Ferro
55 × 25 cm
Inv. 0658
La Vergine tra due angeli è un oggetto costituito dall'unione di due mezzi rilievi cavi, che riproducono la stessa immagine frontale sia dal recto che dal verso dell'oggetto.
La base esagonale a lobi e punte presenta un fusto con un nodo sferico costolonato e due rocchetti di raccordo rastremati verso l'alto. L'ornato è costituito da poche cornici modanate e a semplici dentelli.
Si nota la mancanza di alcuni elementi, tra cui alcune zeppe metalliche sagomate, tre delle quattro ali e uno degli svolazzi delle cinture degli angeli, e alcuni elementi decorativi della corona della Vergine.
L'opera fu attribuita da Pietro Tosca all'arte lombarda del Cinquecento, in particolare ai primi decenni del secolo, e sembra alludere all'Immacolata Concezione.
Dal punto di vista dello stile, sono presenti forti influenze dell'arte fiamminga mediata dall'arte francese, ma tradotta con una semplicità di modi tutta lombarda, che ben si accorda alle esigenze tecniche di una scultura eseguita in ferro.
L'attribuzione di un nesso con l’arte degli armaioli, suggerita dall'Orombelli, necessita ulteriori verifiche.
Arte lombarda
Metà del XV secolo
Rame dorato
22.2 × 12 cm
Inv. 0739
L'oggetto è una combinazione di una teca rettangolare e un alto fusto esagonale. Il sostegno ha un piede a lobi, un nodo a sfera schiacciata e rocchetti prismatici di raccordo, riprendendo un modello frequentemente usato in calici e in altri vasi sacri.
La teca, al contrario, è singolare nella forma, con una struttura semplice a parallelepipedo che presenta piramidi, cornici e pinnacoli a rilievo, finestre gotiche a traforo, embrici rovesciati e altri motivi architettonici incisi.
Sui lati della teca compaiono il trigramma bernardiniano e un monogramma che sembra essere la combinazione di un "Alpha" e un "Omega", suggerendo che la reliquia una volta racchiusa fosse di natura cristologica.
Nonostante la somiglianza tra le cornici orizzontali della teca e la cornice del sostegno, la complessità dell'oggetto rende difficile la sua messa a fuoco storico-artistica, poiché richiama sia l'arte veneziana gotica che i modelli genuinamente francesi del Piemonte.
Arte lombarda
Metà del XVI secolo
Rame dorato
21.5 × 12.8 cm
Inv. 0701
La pisside è un vaso eucaristico di età moderna, presenta infatti gli elementi caratteristici del periodo, come il piede ottagonale a lati inflessi, il fusto interrotto da un nodo a doppia valva e la coppa chiusa da un coperchio.
Sebbene sia oggi priva di riferimenti sacri come la crocetta apicale, è comunque un autentico arredo liturgico adattato per scopi estetici, probabilmente dopo essere entrata nel mercato antiquario o per collezionismo.
L'ornamento del manufatto, dalle leggere baccellature del nodo fino alle forme plastiche della coppa e del coperchio, testimonia uno sviluppo stilistico avanzato che suggerisce un'origine entro la metà del Cinquecento.
La forma generale della pisside ricorda quella di un'altra pisside conservata nel Tesoro del Duomo di Monza.
Arte lombarda
Prima metà del XV secolo
Rame dorato
19.8 × 13.3 cm
col vetro 25,8 x 13,3 cm
Inv. 0711
L'ostensorio è un oggetto di forma esagonale con una base e una teca cilindrica un tempo coperta da un cono coronato da una piccola croce. Oggi la teca contiene un vaso in vetro soffiato moderno che è stato aggiunto per completare l'ostensorio antico.
Il nodo a sfera schiacciata è decorato da sei spicchi costolonati e ha perso parte del suo slancio originario a causa della perdita del coperchio a cono.
L'ornato inciso sul piede dell'ostensorio suggerisce che sia stato eseguito nel XIV secolo, ma l'analisi del pezzo anepigrafo suggerisce che l'ostensorio sia stato realizzato quasi un secolo dopo.
La forma della teca e il decoro a quadrifogli traforati sono indicativi di un'epoca più tarda e sono stati riscontrati in ostensori lombardi del Quattrocento.
Arte lombarda
Prima metà del XVI secolo
Rame sbalzato e dorato su anima di legno
40.3 × 23.7 cm
Inv. 0708
Questa croce latina ha singolari terminazioni a lati inflessi e ornamenti a sbalzo di candelabre vegetali sui bracci, con mezze figure di Cristo, Maria, San Giovanni Evangelista, la Maddalena, il Mistico Pellicano e gli Evangelisti e i loro simboli.
La base ha una pianta a losanga che si alza a reggere un nodo a vaso sotto il puntale della croce.
La croce e la base presentano motivi vegetali simili e sono state attribuite all'arte lombarda del Cinquecento dal Tosca e all'arte veneta coeva dall'Orombelli.
La passione ed il movimento che caratterizzano la croce sembrano costituire un tratto più lombardo che veneto, come ad esempio la vita emotiva delle figure e l'ornato magistralmente corsivo.
Arte lombarda
Seconda metà del XV secolo
Argento e rame argentato
47.6 × 16.2 cm
Inv. 0696
L'ostensorio, composto da una struttura metallica originale, si presenta, ancora oggi, come un arredo liturgico di notevole dignità estetica. All'interno della teca si trova un moderno vaso di vetro soffiato.
La cupola in argento si presenta ancora solida, mentre il piede in rame mostra i segni del tempo ed è stato riparato.
L'ornamentazione architettonica include gattoni, archi rampanti e bifore cieche, con elementi vegetali solo alla base del nodo a tempietto e della teca.
Questo nodo a tempietto rappresenta l'attribuzione dell'opera all'arte lombarda del Quattrocento, dove la tradizionale architettura gotica si va semplificando, mostrando già l'influenza dello stile rinascimentale dell'epoca.
Arte lombarda
Verso il 1564
Rame dorato, smalti dipinti su lastra di metallo
34 × 13 cm
Inv. 0695
L'ostensorio presenta un piede ha sei lobi a controcurva con motivi vegetali, mentre la teca è sostenuta da quattro mezze colonne scanalate con teste angeliche e coperta da una cupola embricata.
Lungo l'architrave della teca c'è un'iscrizione che riporta la data del 1564. Non è chiaro se il manufatto sia omogeneo o il risultato di un montaggio antiquariale, ma comunque è sicuramente attribuibile all'arte lombarda del Cinquecento.
La teca è simile a quella del Reliquiario di una costola di San Giovanni della Cattedrale di Trento.
Arte veneta
Fine del XV - inizi del XVI secolo
Rame fuso, sbalzato, cesellato, inciso e parzialmente dorato
22.5 × 14.3 cm
Inv. 0807
La Pace è una piccola pala d'altare composta da un riquadro principale e una lunetta, ornata da decori vegetali e con l'iscrizione "PACEM MEAM DO VOBIS" sul fregio dell'architrave.
Nel riquadro principale, Cristo seduto nel sepolcro davanti ad una croce che reca gli strumenti della Sua passione, apre la piaga del costato e riempie un calice posto alla Sua destra con il suo sangue.
Nella lunetta, Dio Padre benedice con la destra e regge il globo cosmico con la sinistra. Sia il Dio Padre che il Cristo sembrano rimandare ad un'arte veneta tra Quattro e Cinquecento, mentre la rilevantissima qualità artistica del manufatto è data dal raffinato lavoro di sbalzo e cesello. Mancano la lastra posteriore di chiusura e la connessa maniglia, permettendo di osservare l'interno dell'oggetto.
Da notare il calice che poggia sulla cornice inferiore della pace e che reintroduce con forza un'idea non banale di spazio, per la quale è difficile trovare confronti precisi nell'ambito dell'oreficeria sacra.
Arte veneziana
Fine del XV secolo
Rame smaltato
6.6 × 8 × 3.4 cm
Inv. 0821
Il forzierino è un oggetto di forma rettangolare con pareti lisce, poggia su quattro sfere in metallo e ha un coperchio a forma di tronco di piramide concava coronato da una presa a forma di pigna.
È realizzato con lastre di rame rivestite di smalti coprenti di colore nero, blu e bianco. Decorato con fiori a cinque petali e linee di demarcazione in oro è ricoperto con uno strato sottile di smalto trasparente.
L'opera fa parte di un gruppo di oggetti tradizionalmente attribuiti all'arte veneziana tra il Quattro e il Cinquecento e presenta forme secche e rettilinee che richiamano i cassoni in legno del Quattrocento italiano.
Si ipotizza che l'oggetto sia stato realizzato entro il 1500.
Arte veneziana
Inizi del XVI secolo
Rame smaltato
19.8 × 14 cm
Inv. 0655
La coppa è composta da un largo piede a pianta circolare articolato in due piani, un corpo con baccellature e un coperchio dal profilo ad arco a controcurva che sembra riprendere la duplice articolazione del piede.
L'oggetto è completamente ricoperto da smalti coprenti di colore blu scuro, verde e bianco, con un fitto ornato in oro protetto da uno strato sottile di smalto trasparente.
La delicatezza di un simile lavoro ha avuto conseguenze evidenti sulla conservazione del manufatto.
L'opera fa parte di un insieme di oggetti che si rifanno all'arte veneziana tra il Quattro e il Cinquecento, caratterizzati dall'uso di una lastra sottile di rame e dalla smaltatura completa delle superfici esterne e interne.
La copertura di smalto presenta vistose lacune vicino alla linea di giunzione tra la coppa e il coperchio, mentre la presa originale del coperchio presenta una piccola ghianda di metallo non originale.
L'articolazione plastica e il repertorio di ornamenti suggeriscono una datazione ai primi anni del Cinquecento, quando lo stile "all'antica" si affermò nelle arti decorative dell'Italia settentrionale.
L'oggetto presenta una forma similare a quella di altri prodotti della maiolica e dell'arte del vetro dell'epoca.
Arte veneziana
Inizi del XVI secolo
Rame smaltato
18 × 10.8 cm
Inv. 0822
La coppetta è formata da quattro lobi principali, di cui due maggiori con due lobi secondari sui quali sono attaccati piccoli manici piatti a forma di punto interrogativo.
L'oggetto è in rame smaltato a copertura di colori blu, verde, bianco, turchino e rosso, decorato da foglie d'oro coperte da uno strato di smalto trasparente.
La conservazione dell'oggetto ha risentito dell'uso prolungato. Il design si ispira alle coppe prototipo metalliche d'ambito sassanide, dalle quali si conserva un significativo esempio nella tesoreria di San Marco a Venezia.
Il motivo a foglie di quercia è un marchio di fabbrica di questo tipo di produzione, designato ad una "lunga durata".
L'opera appartiene ad un gruppo di oggetti che evocano l'arte veneziana tra il Quattro e il Cinquecento.
Augsburg (?)
Inizi del XVII secolo
Legno e bronzo dorato
altezza totale 81, 3 cm; larghezza base 25, 2 cm; croce 60 x 31, 3 cm; Cristo 54, 5 x 22, 5 cm; altezza Vergine e San Giovanni 9, 8 cm; altezza Maddalena 7, 2 cm
Inv. 0657
La croce-reliquiario si trova su un piedistallo gradinato su cui poggiano le statuette a figura intera della Madonna e del San Giovanni dolenti. Ai piedi della croce si trova la Maddalena in ginocchio, mentre Cristo è applicato all'incrocio dei bracci.
La croce e il basamento includono piccole teche per le reliquie e sono decorati con rapporti in metallo dorato e smaltati.
La tecnica di fusione utilizzata per le figure dei dolenti e del Cristo e la pesante doratura che le copre potrebbe rivelare un rifacimento del XIX secolo. Tuttavia, il gusto dell'opera è pienamente omogeneo ad una cultura tra Cinque e Seicento.
È poi indubbiamente tedesca l'origine di questa particolare categoria di manufatti che esalta l'accostamento tra decorazione plastica in metallo brillante e supporto in legno scuro.
Un prototipo per il gruppo della crocifissione con i dolenti e la Maddalena ai piedi della croce lo possiamo trovare in un esemplare realizzato ad Augsburg tra il 1605 e il 1616.
Il Moderno
Circa l'anno 1500
Placchetta in bronzo fuso
12.7 × 9.1 cm
Inv. 0808
La placchetta in bronzo rappresenta una scena della vita di Cristo, con venti personaggi e due cavalli che si trovano su di un terreno ciottoloso.
Questa opera è attribuita a "Moderno", orafo rinascimentale, e risale probabilmente intorno all'anno 1500.
La composizione è caratterizzata da una nuova sensibilità artistica, che accosta elementi classici e sentimenti più profondi. La figura della Maddalena, ad esempio, richiama quello delle donne greche "menadi", mentre il San Giovanni Evangelista richiama la compostezza tipica della scuola peruginesca.
La placchetta sembra aver influenzato anche Gaudenzio Ferrari negli affreschi di Santa Maria delle Grazie a Varallo.
Manifattura Italia settentrionale
Fine del XVI secolo
Argento
lunghezza totale 15, 4 cm, larghezza massima 4, 4, cm, lunghezza forchetta 12, 5 cm, lunghezza cucchiaio 6, 5 cm
Inv. 0783
Questo è un esempio interessante di posata raccolta dai Bagatti Valsecchi.
Il manico si piega a cerniera a metà della lunghezza ed è mantenuto in posizione dritta da una ghiera scorrevole.
Il terminale a forma di figura armata, qui rappresentata da un'erma con elmo, è un decoro diffusamente utilizzato in questo tipo di oggetto.
Questa posata è uno degli esemplari più importanti della raccolta e figurava insieme al coltello niellato in una mostra al Museo Artistico Industriale di Roma nel 1886.
Altri esempi simili di posate individuali sono stati trovati in Germania e Francia, dove la produzione di questi oggetti era comune dal XVI secolo.
Tuttavia, curiosamente, un viaggiatore dell'epoca, Thomas Coryat, nel 1611 parlò dell'uso di forchette e coltelli come di un costume esclusivamente italiano.
Manifattura milanese
Fine del XIX secolo (?)
Rame dorato
37.4 × 28.6 cm
Inv. 0710
Croce con terminali lobati, decorata con profili modanati e volute fogliate lungo il bordo esterno e simmetriche volute vegetali sui bracci che formano un fiore stilizzato nei potenziamenti quadrilobati.
L'oggetto sembra essere una fusione tardo ottocentesca (1898), ispirata a modelli cinquecenteschi e dotata di un anello apicale per la sospensione sulla parete.
Non sarebbe stata destinata ad una chiesa ma ad una camera privata come decorazione devota.
Nell'Ottocento la cultura eclettica portò alla rinascita dell'attenzione per le antiche suppellettili del culto cattolico e alla produzione di opere ispirate alle forme del passato. Questo si rispecchia anche nella produzione dell'oggetto in questione, simile alle croci di origine ispanica e siciliana con lamina lavorata a traforo del Cinquecento.
Manifattura milanese
Fine del XV - inizi del XVI secolo
Argento inciso, in origine niellato
lunghezza totale 25, 9 cm, larghezza manico 2, 3 cm, larghezza lama 2, 5 cm
Inv. 0731
Il manico dell'oggetto è decorato con una tecnica di niello che rappresenta trionfi di armi e un monogramma IHS.
Questa tecnica di gioielleria era già conosciuta ed apprezzata sin dal Settecento, come dimostra la presenza di altri coltelli niellati nella collezione di Luigi Malaspina.
La raccolta Trivulzio, ora in gran parte al Castello Sforzesco di Milano, possedeva ben quaranta di questi coltelli a metà del XIX secolo.
Vi sono anche esempi di coltelli simili nelle collezioni del British Museum di Londra e nella collezione privata di K. Marquardt.
La tecnica di niello era particolarmente apprezzata nel Rinascimento lombardo, come dimostra la documentazione storica e la ricerca di Clelia Alberici.
Lorenzo il Magnifico possedeva già dei coltellini niellati e delle forchette lavorate alla milanese.
Manifattura milanese (?)
XVIII secolo
Acciaio
width: 26 cm
Inv. 0725-0730
L'assenza di marchi e dei manici, nei quali le lame erano fissate tramite codoli, rende difficile determinare con certezza il contesto di produzione di questi oggetti.
Tuttavia, il colletto modanato, destinato a connettere la lama all'impugnatura, insieme al notevole sviluppo in lunghezza delle lame—caratteristica tipica dei coltelli da tavola settecenteschi —suggerisce che si tratti di manufatti del XVIII secolo, probabilmente di origine lombarda.
Manifattura trapanese
XVII secolo
Rame dorato, corallo
5.7 × 7.1 cm
Inv. 0820
Piccolo contenitore in rame dorato costituito da una struttura a forma di ellissoide e un coperchio convesso. La superficie del manufatto è incastonata di coralli, giustapposti per ricreare la forma di fiori stilizzati e, più generiche, decorazioni vegetali.
Diversamente, sul coperchio gli inserti di corallo sono disposti a raggiera attorno alla piccola presa centrale.
La produzione è riferita all’ambito siciliano – trapanese nello specifico – del XVII secolo e rispecchia un gusto decorativo molto diffuso sull’isola nel Seicento, come testimonia una coeva coppia di bruciaprofumi, di fattura sicula, conservata presso la Galleria Doria Pamphilj di Roma.
La forma e il decoro del contenitore richiamano un manufatto di simile conformazione conservato presso il Kunsthistorisches di Vienna, in origine curiosamente utilizzato come base per una croce.